Assente dal pur ricco vocabolario del Bardo e dunque a lungo bandito dall’Oxford English Dictionary anche se non dal peraltro meno nobile equivalente di Cambridge, da sempre più «di sinistra», il Termine è stato di recente sdoganato prima globalmente nella capitale della cultura pop dell’orbe, poi, come sempre in seconda battuta dopo aver visto l’effetto che fa, anche nella lingua di Dante. Prima i Maneskin sui terreni del peraltro poco popdemocratico Coachella Empire Polo Club e quindi il Komandante Vasco (Rossi) nella più prosaica Trento cisalpina, hanno fatto accorato appello ai fans affinché si adoperassero nel senso dal termine indicato e amplificato da chissà quanti decibel prima nei confronti di un Leader mondiale per poi passare ad una Guerra certo fra le meno dotate di un qualsiasi senso. Gli appelli hanno trovato eco ampia e solidale nei media di tutto il mondo, accolti e rimbalzati come un mantra ed oggi sventolati assieme all’eretto dito medio – altra new entry di ampio successo mediatico, accanto alle bandiere arcobaleno che invocano la Pace. Strani ed improbabili bedfellows, «compagni di letto» nell’idioma del Bardo, che consumano quella babelica confusione fra la Lettera e lo Spirito, il Significante ed il Significato, la Forma e la Sostanza, le intenzioni ed il loro risultato: insomma l’incongruenza che sta diventando cronica fra la semantica della comunicazione e i suoi effetti dei tempi che tocca vivere.
Quello che chiamano l’Antropocene sarebbe caratterizzato dalla Comunicazione come forma suprema dell’attività umana. Comunico e dunque in qualche modo sono. Lo fanno nel loro piccolo anche le formiche, i polpi e i delfini e i Fuffi e Fido di casa. Solo che loro non si fraintendono mai e possono ancora passare a calci e morsi mentre noi (ancora per quanto?) no, perché si va in tribunale e la Verità costa. In compenso gli antropocenici possono mentire, far finta di non sentire e anche perdere il filo di quanto viene loro comunicato. Non bastasse, a rendere la comunicazione tanto più problematica quanto più ne riversiamo bit e decibel nel mare magnum della mediana mediaticità senza preoccuparci dell’inquinamento, noi possiamo lodare come possiamo offendere – fare il doppio, triplo e X gioco fino a che ci sfugge di mano, non ci si capisce più niente e si passa dalle parole ai cazzotti: niente fa più audience di una rissa al talk show. Specie al di qua delle Alpi perché siamo più creativi e socievoli.
Da Wittgenstein a McLuhan in poi si è scoperto (capirai…) che i limiti della nostra realtà coincidono coi limiti del nostro linguaggio, inteso in senso lato. Aggiungeteci che (si pensa che) Einstein abbia dimostrato che la Realtà è un dipendente del Punto di Vista soggetta a negoziato sindacale e che Freud ha diagnosticato che il Sé è un fantasma di un Altro Invitato di Pietra – e forse due, Es e Id – che ci sfuggono (f**k the bastards) e ditemi voi come potremmo non essere confusi.
Morale della favola. Si è lottato, ci siamo battuti, si è sofferto, altri hanno patito e ancora tanti temono per liberare usi, costumi, inclinazioni, preferenze, desideri, curiosità e pruriti connessi alla sessualità da stigmi, proibizioni, pregiudizi e condanne. Si è tranciato il cordone ombelicale fra genitalità, sessualità e procreazione. Perché, dunque «quella roba lì», quell’atto specifico – unico e fondante fra tanti modi di comunicare – rimane sempre e comunque sinonimo di bullismo, aggressione, violenza. Basti guardare al design di auto, barche, occhiali specchi, vetri fumé, tessuti militari, moto naked… «te lo sbatto in faccia». Potenza come aggressione.
Non ci si venga a dire – a scanso di equivoci – che il significato simbolico/traslato delle espressioni linguistiche diviene altro dal suo originale. L’ Altropologo ringrazia per l’ovvietà. Ma la semantica filologico/culturale certifica che – mettiamo – dall’ Ode alla Rosa si può arrivare all’Inno alla Pera ma non a quello del Somaro. Se dal mettere i fiori nei cannoni del Vietnam siamo approdati a bombardare di decibel incontri invasivi del XXX-tipo con Capi di Stato e/o Mostri di Guerra senza corpo né anima come propone il Termine qualcosa di radicalmente non antropogenico sarà pur successo.
«To ---k or not to ---k? Not to-, thank you». Ovvero: «C’è qualcosa di marcio nel Regno di Danimarca» (Amleto, I: IV). Ma anche altrove – mentre nessuno più, nemmeno Damiano, raccomanda il condom.