Tedeschi senza circo

/ 11.09.2017
di Paola Peduzzi

Tutti in Germania si lamentano della noia della campagna elettorale, sbadigliano, dicono che non c’è nulla di eccitante, nulla di interessante, mai un guizzo, una novità. Si vota il 24 settembre, la cancelliera, Angela Merkel, che vuole il suo quarto mandato, è davanti nei sondaggi di parecchio ormai da qualche mese, c’è stato un unico dibattito televisivo con il principale sfidante, il leader socialdemocratico Martin Schulz, e anche lì ci sono state poche emozioni. Manca «il circo», sospirano i tedeschi, mentre molti altri europei, abituati e logorati dal circo permanente, guardano con invidia alla calma rassicurante della Germania, dove i candidati fanno a gara a chi è più europeista.

L’assenza di emozioni è in realtà una tattica merkeliana rodata negli anni – è cancelliera dal 2005, ha una certa esperienza elettorale e di governo, soprattutto conosce benissimo i propri limiti – e che lo «Zeit» definì qualche tempo fa «Prinzip Linsensuppe», il principio della minestra di lenticchie: non è nulla di che, però fa bene e non ha grandi controindicazioni. Merkel cerca di non dire nulla di troppo polarizzante, anzi utilizza frasi che rassicurino un po’ tutti, i suoi elettori e quelli dei socialdemocratici, in modo da non perdere consensi e al limite correre il rischio di non ottenerne di nuovi. Al quarto mandato, la cancelliera si può permettere di far parlare il suo operato e di non avventurarsi in territori che non le appartengono e in cui sa di non essere forte: non ha bisogno del circo, lei.

Schulz, che era partito con un favore eccezionale in primavera ma che ha via via perso ogni genere di slancio (oltre che tre voti regionali importanti), è diventato matto per questa storia della minestra di lenticchie. Ha più volte denunciato la volontà di «de-mobilitare» della Merkel, l’ha persino definita «antidemocratica», perché secondo lui la cancelliera punta quasi a non fare andare la gente a votare, in quanto l’assenza di grande passione avvantaggia soltanto lei. Nonostante il nervosismo e le accuse, il tentativo di Schulz di animare la campagna elettorale a proprio favore non è al momento riuscito, anzi, l’Spd, che viaggia tra il 22 e il 24 per cento nei sondaggi, punta a non fare peggio degli scorsi anni. C’è anche da dire che, dopo anni di grande coalizione con la Merkel a fare da partner di maggioranza, gli spazi politici per i socialdemocratici sono diventati molto pochi: la cancelliera occupa tutto lo spazio politico del centro, e a sinistra dell’Spd c’è già la Linke, si sta molto stretti insomma. L’operazione che fece Tony Blair negli anni Novanta in Inghilterra, la celebre «big-tent», è ora riuscita, partendo da destra, alla Merkel, che ha inglobato temi di sinistra, annientando l’opposizione. Semmai il tifo per Schulz arriva da altri paesi europei soprattutto quelli del sud più indebitati, che sperano in un buon risultato dell’Spd che costringa ancora una volta la Merkel a una coalizione di governo con i socialdemocratici o che comunque ridimensioni lo strapotere merkeliano: se per caso invece Merkel facesse molto bene e anche i liberali dell’Fdp, la coalizione tutta a destra costituirebbe un gran problema per i paesi spendaccioni.

Poiché la dinamica dei due partiti principali sembra già scritta, il terzo posto è diventato rilevantissimo. I liberali, guidati da Christian Lindner, un gran mattatore accusato di eccessivo narcisismo, si sono molto ripresi rispetto al passato, e per molte settimane sono sembrati saldamente al terzo posto nonché partner naturali della Merkel. Ma ora, in quell’8-10 per cento dei sondaggi che è così decisivo, ci sono anche altri tre partiti: la Linke, i Verdi e l’Adf, il partito che pareva definitivamente sopraffatto dalla fine della grande sbornia populista e che invece ora ha ripreso quota (i Verdi al momento sono i meno in forma). Dopo aver superato una crisi di identità e una lotta ai vertici questa sì «da circo», l’Adf si è affidata a due leader, Alexander Gauland, e soprattutto ad Alice Weidel, che ha partecipato all’unico dibattito tra partiti «piccoli» e che ha dimostrato di essere molto in gamba. Con la ripresa dell’Adf sono ricominciati i timori – e le discussioni – sull’immigrazione, sull’euro, sulla solidarietà, che non fanno bene né a Merkel né a Schulz.

Ecco che allora qualcuno inizia a dire che in effetti senza circo si può stare, che la calma rassicurante di Merkel non è poi così male, che un leader politico cauto, che tutti chiamano «mamma», che parla di una Germania in cui «vivere bene», è un esempio di cui andare fieri, uno sbadiglio si potrà pure sopportare.