A prima vista, una buona notizia. Si moltiplicano le vie che conducono all’appuntamento con la fortuna che, nell’immaginario collettivo, coincide prosaicamente con un mucchio di quattrini, e quindi cresce la probabilità d’imboccare quella giusta. Nella nostra patria di paperoni, ci sono riusciti in 300, che figurano nell’elenco, pubblicato, ogni dicembre, da «Bilanz», copertina dorata. Questa privilegiata compagine che, in cifre, corrisponde a oltre 700 miliardi di franchi, conferma come all’arricchimento si arrivi nei più svariati modi, al di fuori delle strade maestre tradizionali: industria pesante, trasporti, edilizia, alta finanza e, ovviamente, eredità. La svolta si delineò, nella seconda metà del secolo scorso. Fu segnalata da «Forbes» nel 1987, la rivista finanziaria americana, che in quell’anno creò una primizia editoriale di successo: la graduatoria dei più ricchi del mondo, che, così, uscivano allo scoperto. L’iniziativa rifletteva fenomeni emergenti: tempo libero, società dello spettacolo, sport popolari, turismo, comunicazioni di massa, consumismo. Tutti ambiti in grado di produrre altre forme di lavoro e di benessere. Ed ecco comparire, nell’elenco di «Forbes», attori, cantanti, campioni sportivi, presentatori tv, editori di riviste popolari: primo della serie, una gloria tipicamente americana, Gene Autry cantante cowboy. Gli fecero seguito star internazionali, quali Paul McCartney, Michael Jackson, Bruce Springsteen. Mentre, nello sport, con McEnroe si apriva la categoria milionari del tennis, cui appartiene anche il nostro Roger nazionale.
Ora, nei confronti dei campioni super ricchi, basti pensare ai calciatori, si è sviluppata una forma di benevolenza che si sta allargando: circonda protagonisti delle arti, scrittori, architetti, direttori d’orchestra, scienziati, inventori tecnologici, designer di moda, arredatori e via enumerando gli artefici della nostra quotidianità. Appunto sotto questa luce sono presentati, su «Bilanz», dal direttore Dirk Schütz, impegnato a dimostrare come il benessere elvetico continui a funzionare grazie al contributo, in termini di investimenti, attività, idee, dei nababbi, svizzeri e stranieri residenti. Tanto, sono sue parole, da assicurare una distribuzione di ricchezza «relativamente equilibrata».
Una situazione in cui, non da ultimo, il fattore simpatia ha la sua parte. E, da questo punto di vista, i diretti interessati si danno da fare. A cominciare dall’aspetto, ispirato, in molti casi, alla semplicità. Ne sono, ormai, un esempio collaudato i tre fratelli Kamprad, alias Ikea, sempre in testa alla classifica patrimoniale (54-55 miliardi), e sempre in jeans, camicia a collo aperto. Mentre, Jorge Lemann, imprenditore nel fast food (23 miliardi) si fa fotografare in training, su un campo di tennis. Compare in maglia da tifoso, ovviamente HC Lugano, anche Geo Mantegazza. Insomma, la cravatta non è più d’obbligo, sostituita spesso dalla sciarpa, annodata casual. E c’è chi osa tenute pop, come Loretta Rothschild, tuta leopardata e calze nere a rete. Ciò che, ben inteso, non esclude completi classici e da gran serata: lo smoking con farfallino, ben indossato da Sergio Ermotti, per la prima volta fra i 300 e, al femminile, borse firmate e gioielli, ma non troppo vistosi. Volare basso, dunque, evitando esibizioni che compromettono un percettibile bisogno di normalità, almeno esteriore, e non soltanto. In certi casi, si assiste a conversioni professionali con intenti di recupero morale. Daniel Vasella, già capo della Novartis, famoso per i bonus da 30 milioni all’anno, dopo l’esilio in Uruguay, appare in versione bucolica: ha scoperto l’hobby dell’allevamento, sulle rive del lago di Zugo, senza però perdere d’occhio consigli d’amministrazione Pepsi e American Express. Ma, in generale, i detentori delle maggiori fortune trovano nelle fondazioni a scopo benefico, un modo concreto per aiutare e mettersi la coscienza in pace. Lo fanno Roger Federer e, cito un conoscente, Tito Tettamanti.
Infine, la domanda è d’obbligo, questo tentativo di normalizzarsi, di meritarsi simpatia quali effetti ha avuto sull’opinione pubblica, sui sentimenti popolari? L’arrivo di «Bilanz», copertina dorata, diventa un’occasione rivelatrice. Nell’edicola, al piano terra della Migros di Lugano, quell’elenco non sorprende e non scandalizza. Testimonia una realtà cui arrendersi, ricorrendo alle risorse di un umorismo scaramantico. In fondo, la mancata ricchezza mette al riparo da altri guai. Basta crederci.