Super ricchi e pandemia: una prova morale

/ 14.12.2020
di Luciana Caglio

Non deve sorprendere la parola morale, abbinata all’elenco dei 300 multimilionari e miliardari residenti in Svizzera, che compare a fine novembre, nell’edizione di «Bilanz» dall’allusiva copertina dorata. Ogni volta, infatti, la pubblicazione riapre il discorso della questione, appunto morale, che si presta alle più svariate reazioni: ironie popolari e serie analisi d’ordine politico e sociale. Insomma, questa categoria di concittadini privilegiati, che viene allo scoperto, fa parlare di sé. Tanto più quest’anno, in concomitanza con la crisi Covid-19.

Se ne rende conto il direttore di «Bilanz», Dirk Schütz, nell’editoriale intitolato «Stresstest Corona: i ricchi sotto pressione», chiamati cioè a impegnarsi. E impegnarsi significa dimostrare non soltanto la loro importanza come motori dell’economia, della produttività e come forti contribuenti fiscali. Ora, gli si chiede la consapevolezza di un privilegio che implica lo sforzo in un’altra direzione. L’autore cita l’esempio del «Giving Pledge», il dovere di dare, lanciato da Bill Gates e Warren Buffett, creando un club di miliardari che destinano almeno la metà dei propri averi a opere d’utilità sociale. Una restituzione, l’hanno chiamata, riallacciandosi alla tradizione filantropica americana e ricordando il suo padrino, Andrew Carnegie, magnate della metallurgia che, nella seconda metà dell’800, in pieno boom industriale, aveva avvertito la necessità di mettere la sua fortuna a disposizione della comunità. Famoso il suo motto: «Chi muore ricco, muore senz’onore». Ma quest’esempio di capitalismo moralmente consapevole, fiore all’occhiello degli USA, contrassegnò una stagione conclusa. Già nel 1989, il sociologo e divulgatore Vance Packard nel saggio I super ricchi, denunciava la pericolosa svolta verso l’accumulazione, fine a se stessa, di fortune individuali assurde, proposte invece come modelli da imitare, in una società che aveva promosso la ricchezza a sinonimo di felicità. Certo, ricordava Packard, il diritto alla ricerca della felicità figura persino nella costituzione americana, ma ovviamente fa capo a ben altri valori: che, adesso si cerca di ripristinare.

Quest’impegno è sempre più percettibile anche in Svizzera, diventata per ragioni di sicurezza, di buona organizzazione, di politica fiscale e, non da ultimo, di rispetto della privacy, il paese che ospita la più alta concentrazione di super ricchi a livello mondiale: dei 300, intervistati da «Bilanz», 135 sono miliardari. Si tratta di una compagine estremamente diversificata, per origine nazionale, per ambito d’attività e per motivazioni psicologiche e culturali. L’etichetta super ricco è il comune denominatore di personaggi che, spesso, hanno ben poco in comune. Anche, quest’anno, si ritrovano nomi risaputi, gli habitués, come i fratelli Kamprad di Ikea, sempre in testa alla classifica con 55-56 miliardi, gli Hoffmann Oeri della farmaceutica Roche, i Safra, banchieri e immobiliaristi, i Blocher della chimica, i Bertarelli della biotecnologia, e via enumerando settori altamente redditizi anche in tempi di Covid. La crisi li ha toccati marginalmente: con un aumento soltanto dello 0,7%. Si sta, quindi, parlando dei paperoni doc, definizione che ben rivela gli umori popolari. Una lontanza, insomma.

Ma sfogliando le pagine di «Bilanz» ci si rende conto che i protagonisti della ricchezza appartengono ad ambiti a noi vicini e con effetti concreti per l’intera collettività. Ecco, allora i nomi dell’architetto Santiago Calatrava, dello scrittore Paulo Coelho, autore di bestseller popolari, di sportivi, fra i quali spicca Roger Federer, lo svizzero attualmente più rappresentativo e amato.

E si devono citare i collezionisti d’arte, gli imprenditori che investono nella ricerca e nella tecnologia, e osano: in Ticino Alberto Siccardi, che produce protesi d’uso corrente, in Engadina Carlo De Benedetti, manager con la passione dell’editoria che coraggiosamente lancia un nuovo quotidiano in Italia. E poi i giovani che si cimentano con start up nell’ecologia e nell’informatica.

Come dire i super ricchi sono presenti nella nostra quotidianità, attraverso prodotti di consumo, prestazioni di servizi, svaghi e invenzioni innovative. Con ciò, e qui si torna alla questione morale, rimane invariato il distacco fra chi possiede troppo e chi non abbastanza. La forbice fra ricchi e poveri si è allargata, complice la pandemia.