Stare a casa

/ 06.04.2020
di Ermanno Cavazzoni

Sembra, dagli studi più recenti, che la società migliore sarebbe la società in cui nessuno esce di casa: non si diffonderebbero virus, non ci sarebbe inquinamento atmosferico o acustico, non ci sarebbero ingorghi stradali, né si dovrebbero costruire autostrade coi relativi ponti autostradali che crollano; le vie delle città potrebbero a poco a poco lasciare crescere naturalmente cespugli selvatici e alberi, con beneficio per la respirazione e la produzione di ossigeno. Anche le auto sarebbero inutili; ci sarebbe un servizio mensile a domicilio degli alimenti fondamentali; l’acqua dal servizio idrico, il gas e l’elettricità come già adesso. E il cittadino ideale se ne starebbe seduto su una poltrona anatomica con un video telefonino a grande schermo davanti.

Ogni tanto si alzerebbe per andare di corpo, e tutti gli scarichi sarebbero convogliati in un grande sistema automatico per la concimazione dei campi. I maggiori problemi di oggi, se più nessuno uscisse di casa, sarebbero risolti, anche le guerre, perché atrofizzandosi i muscoli, ci si lamenterebbe al massimo dell’inquilino del piano di sopra se fa cadere qualcosa sul pavimento recando disturbo; ma sono conflitti risolti subito per via telematica. E pure la sovrappopolazione sarebbe evitata, perché gli incontri con l’altro sesso sarebbero rari, per lo più da finestra a finestra, con problemi insuperabili di fecondazione. Solo ogni tanto il lancio di una provetta col seme (in un pacchettino con cuoricini e fiocco dorato) nella finestra della dirimpettaia, nella speranza volesse gradire.

Anche nel caso di un passaggio dalla propria casa a quella di fronte, con la prospettiva della coabitazione, il tono muscolare ridotto limiterebbe al minimo i congiungimenti. Il piacere potrebbe arrivare piuttosto per via telematica, con ologrammi meravigliosi: le più belle attrici e i più begli attori lì presenti come fossero veri; o in alternativa bambole semoventi recapitate a domicilio dal servizio ministeriale di soddisfazione sessuale.

Quando nessuno uscirà di casa il pianeta sarà più tranquillo, ce ne staremo come larve, però sempre connesse. Con un cavetto su per il culo proveremmo anche le emozioni più eteree e romantiche, il profumo di primavera, che arriverà da un sito specializzato nelle quattro stagioni; o il fervore religioso che il cavetto dispenserà con leggere scariche che dal retto saliranno lungo il midollo spinale alle zone arcaiche dell’encefalo, gettandoci in ginocchio, folgorati da un canto di angeli.

E le specie animali a rischio non si estingueranno, perché quando non ci sarà più l’uomo in giro, potranno proliferare anche negli agglomerati urbani tornati boschivi: l’orso marsicano, l’asino selvatico, il pipistrello frugifago, il rinoceronte nero, la volpe volante, il tapiro della Guadalupa, nonché il coccodrillo siamese, il rospo dorato, il rospo del Wyoming e il gambero di fiume; che scorrazzeranno liberi e prolifici dove prima c’era l’asfalto.

E la piccola manutenzione edilizia? Niente! Ciascuno via internet verrà istruito minutamente per i lavori di muratura, le riparazioni idrauliche ecc.; cemento, tubi, guarnizioni verranno inviate assieme al cibo, e si praticherà un fai-da-te teleguidato, in modo che nessuno entri o esca da casa.

Resta il problema grave dei terremoti, delle inondazioni, dei cataclismi orogenetici con subduzione delle placche continentali. A questi problemi non c’è rimedio, come pure alle eruzioni vulcaniche che spingeranno inevitabilmente gli umani a fuggire di casa e ad appestare di conseguenza il pianeta. Ma il ministero avrà già pronto un proclama che vieterà la fuga anche in caso di fuoriuscita di magma e gas tossici: tenere chiuse le finestre fin che si può, respirare il meno possibile, lasciare che l’abitazione sia trasportata dal fiume di lava in luogo più idoneo; nel caso l’abitazione si liquefaccia con tutto ciò che c’è dentro è da considerarsi una variante del piano regolatore comunale già approvata dagli uffici competenti.

Un’ultima notazione. Si auspica e si prevede che in prospettiva la specie umana, per rimediare ai danni apportati al pianeta e salvaguardarsi, perda la capacità deambulatoria, assuma come habitat un divano o una poltrona, e arrivi a poco a poco a chiudersi in un guscio a imitazione della cozza o della vongola; per poi regredire ulteriormente allo stato anaerobico, trasformandosi in eucariote a riproduzione asessuata, come i lieviti; e poi in procariote unicellulare sul modello degli archeobatteri e dei cianobatteri, venendo alla fine riassorbito dal pianeta come suo errore. E così l’uomo sarà riportato alla originaria natura di minerale, prima in forma cristallina a ottaedro, esaedro o di cubo semplice; e infine ridotto a minerale amorfo come il vetro o l’eruttato vulcanico; a ciò provvederà il pianeta, per i comprovati e già ampiamente deprecati demeriti dell’umanità.