Squalificati

/ 31.07.2017
di Cesare Poppi

Verrebbe da scrivere «ci risiamo» non fosse che ormai le «notizie» – chiamiamole ancora così – sugli squali e le loro res gestae abbondano sui media di ogni razza e condizione al punto da essere diventati appuntamento quotidiano al pari dei valori di Borsa o delle previsioni del tempo. Fare un giro in web per credere. E se gli squali fossero confinati nelle acque più inquinate dell’universo, se mi si passa la metafora, potrebbe anche andare. Il problema è che, da quegli infidi predoni che sono i selachimorfi (così il nome scientifico dei Nostri), si insinuano nelle acque considerate più sicure e colpiscono ohibò laddove uno meno se lo aspetta. Per esempio nelle pagine virtuali del quotidiano cadetto in termini di diffusione della Repubblica d’Oltralpe – dal punto di vista Confederato, s’intende, che resterà comprenderete innominato. Pagine che navigando nel mare magnum del web e forse nelle acque basse di un’utenza in bisogno di emozioni forti sono anche le più frequentate da chi non sa ben nuotare. Così, in sostanza, tiene cassetta di cliccate da alcuni giorni la notizia secondo la quale in Sud Africa – nella Jeffreys Bay, per chi voglia andarci in ferie – un candidato al podio della famosa, unica ed imperdibile «World Surf League» è stato attaccato da uno Squalo (bianco? Rosso? Boh…) come già era stato nel 2015 durante la stessa gara. Mick Fanning – questo il nome del campione da surf appetito dal Nostro, destinato lui invece ahimè a restare anonimo – si presenta come il classico bisteccone anglosassone supermuscolevole, e come fa un povero selachimorfo a resistere alla tentazione?

Il fenomeno è molto interessante dal punto di vista antropologico – e del tutto appetibile, potete immaginare, da quello altropologico. Forse cominciò, nei termini di un fenomeno della modernità con quella novella che tutti conoscono anche senza averla letta che è Il Vecchio e il Mare di quell’altro bisteccone letterario che fu Ernest Hemingway. Metafora del sogno di una vita finalmente realizzato a caro prezzo e poi azzerato dal cattivone di turno, il pesce di Hemingway è il pesce vela (Marlin) – ovvero l’innocuo, elegantissimo, regale re dei mari ormai sulla lista delle specie minacciate di estinzione per la caccia spietata della quale è oggetto.

Per ironia della sorte, lo squalo bianco, vorace dunque perché no antropofago predone del mare, è oggi ormai sulla lista delle specie a rischio. «Così impara», commentava l’altro giorno un amico pescatore professionista (ma di sardine), peraltro di ottima indole – «impara a finire sui giornali ogni tre per quattro. Morirà di sovraesposizione mediatica – si dice così?!». E difatti non se ne può più. Titolo «Squalo morde bagnante» (fosse stato un cane – McLuhan insegnava – non sarebbe stata notizia: lo squalo sì); «Squalo quasi morde bagnante» (e dai!); «Squalo prova a mordere bagnante ma scivola e si fa male» – e poi, quando notizie sugli squali proprio non ce ne sono, la Grande Notizia perché più incredibile: «Squalo non attacca nessuno». Insomma: dagli squali, cari miei, non si scappa. 

Una novelletta in sostanza copiona di Hemingway ispirò per infezione mediatica Steven Spielberg col suo famoso Jaws (italice: Lo Squalo) del 1975. Paura e voglia di paura universale, urbi et orbi, tanto che il film fu superato negli incassi solo da Guerre Stellari di George Lucas nel 1977. Cosa hanno in comune i due successi mediatici, antropologicamente parlando? «Voglia di paura» – già se ne è parlato su questa rubrica qualche tempo fa, e da un punto di vista Altropologico. Si vive – ci tocca vivere – nella società liquida delle assicurazioni, tratto distintivo di quelle che il Conte Leopardi descriveva come le «magnifiche sorti, e progressive» dell’Occidentale Civiltà. Da che e da cosa siamo assicurati lo sappiamo tutti al momento di firmare il contratto – cioè ovvero: e i predoni in agguato nel profondo?! E lo Squalo!? Dal suo galattico Sponsor che è – per risultati in incassi – la minaccia dell’Impero del Male e per altre nuove (e già esauste) vie Il Trono di Spade, chi ci salverà dalla Paura che tanto ci piace?