Gioventù+Sport (G+S) è una delle organizzazioni cardine della formazione sportiva in Svizzera. Quest’anno festeggia il suo 50esimo compleanno. Lo fa in piena salute, dandosi nuovi obiettivi contenuti nell’Agenda 2025. «Agenda» è – o dovrebbe essere – un termine da prendere alla lettera, nel suo significato etimologico di «da fare». Non c’è ragione per credere che non sarà così.
Lo scorso 30 marzo il Consiglio Federale ha sancito la revisione parziale dell’ordinanza sulla promozione dello sport e dell’attività fisica. Il primo dei tre pacchetti, che entrerà in vigore il prossimo 1. dicembre, prevede il rafforzamento del volontariato, il maggior coinvolgimento delle società sportive nel processo di promozione dello sport e della salute, e lo snellimento degli aspetti normativi e formali.
G+S è il frutto di una rinascita. Prima del 1972 si chiamava IP, Istruzione Preparatoria. Aveva scopi tutto sommato analoghi rispetto a quelli sviluppatisi negli anni a seguire, ma il profumo di uniforme e di servizio militare era nell’aria. Lo si percepiva soprattutto nei modi. I movimenti di protesta planetari degli anni Sessanta hanno portato dei cambiamenti sostanziali anche nella concezione dello sport e della formazione dei giovani sportivi. Per lo meno là dove non vi erano regimi totalitari in cui lo sport era considerato uno strumento di affermazione della propria potenza e del proprio potere.
Sono mutate, ad esempio, e non di poco, la figura dell’allenatore e dell’allora maestro di ginnastica. Fischietto e tamburello sono stati messi in naftalina, per lasciare il posto a metodologie educative e formative meno costringenti e più coinvolgenti. Si è allargato enormemente lo spettro delle attività proposte. Attualmente sono più di ottanta le discipline sportive contemplate. Soprattutto è cambiata la veste di IP che, come G+S, a livello cantonale, è passata dal cappello del Dipartimento che gestiva gli affari militari, a quello del DPE (Dipartimento della Pubblica Educazione), diventato in seguito DECS (Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport).
Alzi la mano chi, durante il suo iter scolastico non è stato coinvolto, almeno una volta, in un corso o in un campo organizzato sotto l’egida di G+S. Annualmente sono oltre 80mila i corsi e i campi; 1 milione le presenze, da parte di 637mila bambini; 100 i milioni elargiti dalla Confederazione a sostegno di tutto il movimento.
Lo sport in Svizzera è gestito dal Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), diretto dalla consigliera federale Viola Amherd. Il centro nevralgico è l’Ufficio federale dello sport (UFSPO), con sede a Macolin. La filosofia, semplicissima, è basata su due assi: sport d’élite e sport di base. Un sistema che suscita critiche ed entusiasmi. Le prime da parte di chi vorrebbe fossero elargite maggiori sovvenzioni alle varie Federazioni che si occupano dei nostri atleti di punta. I secondi da parte di chi si rallegra del fatto che il Governo abbia ben chiaro in testa il ruolo popolare e sociale dello sport. Ovvero quello di promuovere la salute e l’integrazione.
Gioventù+Sport si pone a cavallo tra i due percorsi. Da un lato, corsi e campi, consentono agli oltre 150mila monitori e ai 6mila esperti di scoprire talenti. Dall’altro fanno sì che sempre più bambini si tuffino in attività al tempo stesso socializzanti e formative.
Con ogni probabilità, senza il sostegno di G+S, molte società sportive non riuscirebbero a garantirsi la continuità. Oppure sarebbero costrette ad aumentare a dismisura i costi da riversare sulle famiglie. Parimenti, molte scuole, cantonali o comunali che siano, dovrebbero rinunciare all’organizzazione di settimane bianche e campi polisportivi. Insomma se questa benemerita organizzazione riuscisse a formare nuovi Federer, Cologna o Cancellara, sarebbe semplicemente un gradito e succulento optional. Il fatto che offra semplicemente delle opportunità, è più che sufficiente. Quindi… lunga vita a G+S.