Sophi, la newsroom del futuro

/ 09.11.2020
di Natascha Fioretti

La settimana scorsa in Svizzera nel mondo dei media sono successe diverse cose. È uscito il rapporto annuale sulla qualità dei media dell’Università di Zurigo sul quale non voglio soffermarmi ma segnalarvi un aspetto che mi pare importante. Stando allo studio la qualità dei siti di informazione online è migliorata in modo significativo e non ha nulla da invidiare ai giornali cartaceei. Anzi in alcuni casi – vedi i siti della «Berner Zeitung» e del «Blick» – superano le rispettive edizioni stampate. Altro dato interessante è la caduta di «Le Temps», di cui si registra una moderata diminuzione nella qualità dei contenuti e invece un importante calo del gradimento dei lettori. A questo proposito la notizia che il quotidiano di qualità di riferimento della Svizzera romanda sia passato da Ringier Axel Springer alla Fondazione Aventinus è una boccata d’ossigeno.

Da tempo negli ambienti giornalistici romandi l’interesse della fondazione era noto. D’altra parte le cifre in rosso di «Le Temps» e la politica di Ringier, che da tempo non punta più sul giornalismo perché troppo poco remunerativo e nel 2017 chiuse «l’Hebdo», non lasciavano presagire nulla di buono per il futuro del quotidiano losannese. Ora che la fondazione non solo assicura di mantenere la redazione e di garantire l’indipendenza della testata ma di investirvi per farla crescere e tornare agli antichi splendori, per il giornalismo di qualità della Svizzera romanda ci sono buone speranze. Anche perché Aventinus sembra voler acquisire pure la neonata Heidi.news, testata digitale nata un anno fa per colmare il vuoto lasciato da testate come «Le Matin». Guarda caso alla sua guida c’è Serge Michel, ex vicedirettore proprio di «Le Temps». L’intenzione della Fondazione, che ha già una partecipazione in Heidi.news, pare sia quella di costruire delle sinergie tra le due realtà. Non male in tempi in cui non si parla d’altro che di tagli, ristrutturazioni e chiusure.

E se questo è quello che succede da noi, oltre oceano c’è un progetto del «The Globe and Mail» che sta facendo molto parlare di sé. L’editore canadese starebbe infatti costruendo la newsroom del futuro. Si chiama Sophi ed è un sistema di intelligenza artificiale. Con questo progetto «The Globe and Mail» ha già vinto due premi, il 2020 North American Digital Media Award e la recente edizione dell’Online Journalism Award for Technical Innovation in the Service of Digital Journalism. Cosa fa Sophi e come funziona? È un sistema di intelligenza artificiale che lavora in modo autonomo nel trovare, selezionare e promuovere i contenuti migliori. Cioè quei contenuti che possono portare nuovi abbonati e sottoscrizioni oppure trattengono gli utenti sulla piattaforma. L’IA di Sophi è stata istruita dagli editori del «Globe» a comprendere quali contenuti sono rilevanti per ogni pagina e quali articoli sono più appropriati. Ogni dieci minuti individua quelle storie che meritano di essere promosse e aggiorna di conseguenza le pagine del sito. Detto in altre parole il 99% dei contenuti sul sito del «Globe» li posiziona Sophi e con grande successo. Stando infatti ai dati raccolti, i click sono aumentati del 17%, gli abbonamenti hanno avuto un incremento del 10% e nessuno si è mai chiesto se fosse un computer a curare il sito.

Non male per un giornale che vanta 175 anni di storia decidere di assumere un gruppo di data scientist e incaricarli di sviluppare una piattaforma per la comprensione ed elaborazione del linguaggio che possa essere usata facilmente dai giornalisti. Insieme, data scientist e giornalisti, hanno elaborato un metodo per assegnare dei punteggi ad ogni contenuto a seconda di quale valore porta al giornale. Secondo David Walmsley, direttore del «Globe», «la newsroom del futuro è quella in cui i giornalisti possono concentrarsi nel trovare e raccontare storie importanti» mentre l’intelligenza artificiale fa il lavoro sporco: trovare nuovi lettori e nuovi abbonati.