Dovremmo esserlo tutti, naturalmente, catalizzatori del cambiamento. Ma questo invito è stato rivolto in particolare ai giovani dal rettore dell’università di Zurigo Michael Hengartner in occasione di una conferenza dal titolo European leaders.
Avrete notato anche voi che all’indomani delle elezioni americane ovunque dilaga il pessimismo. Nel continuare a chiederci come sia possibile che abbia vinto Trump, chi lo ha votato e cosa accadrà ora, siamo stati costretti a riconoscere che, in fondo, anche alle nostre latitudini europee la situazione non è delle più rosee. Politicamente, in passato, abbiamo sicuramente avuto leader ben più carismatici e visionari. E anche i giovani, un tempo, erano molto più dediti, interessati alla politica mentre oggi si registra tra loro, ma non solo, un crescente disamore e disinteresse. Lo confermerebbe anche l’assenteismo dei giovani elettori alle ultime elezioni americane, un tema di cui sui media si è molto parlato dato che queste erano le prime elezioni della storia in cui i Millennial, nati tra il 1982 e il 1999, hanno eguagliato i loro genitori nel diritto di voto. Ma a votare è andata solo la metà dei giovani americani.
Naturalmente si tratta di un discorso complesso e articolato in cui non voglio addentrarmi qui. Tuttavia, proprio sulla base di queste riflessioni e umori, e considerato il pessimismo dilagante di questi giorni sfociato anche sul web, in particolare su Fb, con il discorso delle fake news e la teoria che i social avrebbero fortemente pesato sull’elezione di Donald Trump, addirittura averla decisa, la conferenza tenutasi a Zurigo mi sembra una preziosa oasi nel deserto da alimentare.
Come dicevo in apertura, qualche settimana fa, all’università di Zurigo, 60 studenti e giovani provenienti da 35 paesi diversi, tra i quali anche la Turchia, l’Ucraina e la Russia, si sono riuniti per disegnare l’Europa di domani e, più precisamente, l’Europa del 2030. Il loro ha voluto proprio essere un segnale contro il pessimismo politico imperante e il luogo scelto non è stato casuale. Tra quelle stesse mura universitarie, il 29 settembre del 1946 Winston Churchill presentò ai giovani zurighesi la sua visione dell’Europa post bellica con un discorso che si concluse con un accorato invito «Let Europe arise!». Mossi dallo stesso spirito, i giovani partecipanti hanno presentato la loro idea di Europa politica, economica e sociale che vogliono realizzare per il 2030. Nell’intento di tracciarla, disegnarla, pensarla, si sono confrontati discutendo di valori e diritti europei quali identità, federalismo, diritti umani, giustizia sociale ma anche tematiche cruciali come crisi dei profughi, terrorismo, politica di difesa, cambiamento climatico e trasparenza delle istituzioni.
Questi giovani con le loro presentazioni hanno trasmesso una forte volontà di cambiamento in un clima di grande serenità e positività. «We need your help» ha gridato uno degli speaker del gruppo per il terrorismo, invocando Churchill, dopo aver presentato il suo progetto ambizioso contro la radicalizzazione grazie ad una politica per i diritti umani. Una chiara visione della democrazia futura è stata invece lanciata dal portavoce del gruppo Democrazia mettendo al centro la necessità di unire sforzi e strategie a livello europeo per avvicinare i cittadini al concetto di unità e unione europea. Le parole «Let democracy arise!», hanno chiuso il suo discorso.
Diversi degli studenti presenti hanno espresso soddisfazione per una conferenza orientata alla risoluzione dei problemi e nata in un momento in cui per affrontare questioni come la Brexit, Trump e l’immigrazione di massa emerge preponderante la necessità di trovare una nuova narrazione, un nuovo modo di raccontare che rompa questo pessimismo dilagante e distruttivo nel quale molti giovani non si riconoscono.
E noi adulti dovremmo fare la nostra parte.