Si riparte, con nuove idee

/ 07.11.2022
di Claudio Visentin

Si riparte; in tutto il mondo cadono, una dopo l’altra, le restrizioni ai viaggi, nella speranza che vaccini e benevole mutazioni del morbo facciano la loro parte.

Il Giappone ha imitato sin qui il drastico modello cinese, ma il prezzo da pagare è stato elevato. Per esempio Kyoto ha scoperto di non poter fare a meno dei turisti e, dopo la chiusura delle frontiere nella primavera 2020, l’antica capitale del Giappone si è ritrovata sull’orlo della bancarotta (il 13% delle sue entrate dipendeva dalle tasse pagate dai turisti). E tuttavia ora che i turisti sono tornati al sollievo si mescola la preoccupazione. Prima della pandemia infatti Instagram la faceva da padrone. Appena scesi alla stazione di Kyoto, gli stranieri si dirigevano senza incertezze verso le tappe obbligate per un selfie: il bosco di bambù di Arashiyama, i cancelli arancioni che si arrampicano sulla montagna dietro il santuario di Fushimi Inari e tempio zen Kinkakuji (padiglione d’oro). Mentre si recavano al lavoro, le apprendiste geisha (maiko) venivano fermate per strada da occidentali decisi a estorcere una fotografia. Folla, caos, confusione, traffico… Conseguenze inevitabili di arrivi triplicati nell’ultimo decennio. Come ottenere un turismo diverso, più educato e rispettoso? Per ora, in una cultura poco incline ad alzare la voce, ci si limita agli appelli: «Non siamo un parco a tema! Tornate, ma con educazione».

Fino a qualche tempo fa anche Hong Kong seguiva le rigide regole della politica «zero Covid» d’ispirazione cinese, con tanto di quarantene obbligatorie in albergo all’arrivo. Ma i 56 milioni di turisti del 2019 si sono ridotti a neanche duecentomila e nel frattempo Singapore ne ha approfittato per soffiarle il posto di primo mercato finanziario asiatico. Per questo ora Hong Kong vuole dare un segnale di svolta. Già da qualche mese il Peak Tram, la più antica funicolare d’Asia (1888), rimessa a nuovo, ha ricominciato a portare i turisti sul Victoria Peak, il celebre punto di vista panoramico sulla città; in passato trasportava oltre sei milioni di visitatori l’anno. Inoltre l’ex colonia britannica, cancellate tutte le restrizioni, ha promesso di regalare ai turisti mezzo milione di biglietti aerei (del valore di 250 milioni di dollari). Ma in un mondo complicato le buone intenzioni potrebbero non bastare: per esempio l’invasione dell’Ucraina ha indotto diverse compagnie aeree a sospendere i voli per Hong Kong o a prendere rotte più lunghe per evitare di sorvolare l’area di guerra.

Anche la lotta al cambiamento climatico è stata ritardata dall’epidemia. Certo questa estate infinita è piaciuta a molti… La prova? Parecchie famiglie in tutta Europa sono partite con i figli nonostante la scuola fosse iniziata da un pezzo. Secondo un recente sondaggio, due terzi dei genitori ci hanno fatto un pensiero. I vantaggi sono evidenti: pochi turisti in giro, tariffe aeree anche cinque volte più convenienti e così via. Molti però hanno scoperto sulla loro pelle che le leggi possono essere severissime per chi ostacola l’obbligo scolastico dei figli: multe salate, intervento dei servizi sociali e in alcuni casi il carcere. In questo campo ovviamente – fedeli allo stereotipo – si distinguono i tedeschi: la polizia pattuglia gli aeroporti alla ricerca di famiglie in partenza, chiedendo alle scuole se l’assenza è stata autorizzata.

Proprio perché la transizione climatica dovrebbe essere il nostro primo pensiero, la Spagna ha fatto meglio di Hong Kong, offrendo biglietti ferroviari gratuiti per tutto il 2023 (con la sola eccezione dell’alta velocità). L’investimento previsto è di settecento milioni, ricavato da tasse su banche e aziende dell’energia. L’aspetto più interessante è che i biglietti saranno gratuiti per i turisti ma anche per i pendolari spagnoli, in difficoltà per la crisi economica. In questo modo si cerca di rilanciare il turismo e al tempo stesso incoraggiare il trasporto pubblico, in particolare il passaggio dall’aereo alla rotaia, riducendo la pressione sull’ambiente. Altri Paesi, a cominciare da Germania e Austria, hanno seguito l’esempio; e nel Regno Unito i viaggi con autobus a lunga percorrenza non potranno costare più di due sterline. Ottime idee, non vi pare?