A prima vista, il dato potrebbe far pensare che l’istituto matrimoniale non è poi così malmesso. Come emerge dalle statistiche, ci si sposa sempre più tardi, quando insomma si è messa la testa a posto: in Ticino, per esempio, in media a 34,3 anni lui, e 32,3 lei. Oltre al fattore età matura, a rendere più solide le unioni, interviene la crescente similitudine dei futuri coniugi. La fatale scintilla dell’innamoramento si accende, spesso, tra persone affini, e in termini concreti. Hanno conseguito, entrambe, un diploma o una laurea equivalenti, svolgono attività in settori paralleli, occupano posizioni paragonabili, incassano lo stesso salario (almeno in teoria dovrebbe succedere). Per lo più, provengono da famiglie dello stesso ceto e ambiente sociale-culturale. Si delinea una nuova forma di unione coniugale all’insegna dell’analogia e della parità di genere. Proprio così, aumentano le coppie tra colleghi e, invece, è in calo un classico del repertorio di tipo gerarchico: il primario che sposa l’infermiera, il direttore la segretaria o il caporeparto la commessa. Casi che succedono ancora, ma non sono più rappresentativi. Nelle mentalità correnti e persino nell’immaginario collettivo va scomparendo la sindrome di Cenerentola. Alimenta, semmai, favole cinematografiche spassose e irreali, come Pretty Woman, che comunque risale al lontano 1990. Del resto, il nostro linguaggio, specchio dei tempi, lo conferma. Parole come buon partito, accasarsi, zitella, scapolone, fidanzati ufficiali e matrimoni combinati sono in disuso. Si preferisce parlare di partner, un termine neutrale che definisce un diverso approccio alla vita di coppia, adesso paritaria.
Finora, questo matrimonio, basato sull’affinità, non ha avuto effetti rilevanti sulla stabilità dell’unione. Il rischio di divorzi e separazioni rimane alto, intorno al 40%, anche nei 20 paesi europei, Svizzera compresa, dove, secondo una ricerca dell’OCSE, il fenomeno è largamente diffuso. Con ciò, si tratta di un modello coniugale che ben riflette un’evoluzione irreversibile: verso una convivenza al riparo dall’autoritarismo maschile e dalla sottomissione femminile.
Che non è cosa da poco. Tuttavia l’avvento di questa coppia alla pari non ha fatto l’unanimità. Anzi, sta suscitando inattese reazioni di dissenso e preoccupazione in alto loco, nei cosiddetti think tank, dove sociologi, economisti e politologi d’avanguardia considerano le unioni tra simili una situazione di stallo, che consolida le disuguaglianze in una società «ingessata». Si parla, in proposito, di «omogamia», neologismo inventato, nel 2008, dall’economista serbo-americano Branko Milanovic, figura di pensatore, spesso scomodo, impegnato nello studio delle disuguaglianze. Dalle sue ricerche emergono i dati paradossali che scuotono le coscienze: da un lato, l’1% che diventa sempre più ricco, dall’altro, la stragrande maggioranza che s’impoverisce, compreso un ceto medio occidentale, impaurito dalla concorrenza dei paesi emergenti.
Ospite, recentemente, di un convegno a Zurigo, dedicato al tema delle disuguaglianze nell’era della globalizzazione, Milanovic ha ribadito la sua tesi, senza nasconderne però le contraddizioni. Certo, ha riconosciuto, convolare a nozze con chi meglio ti pare rappresenta una scelta di libertà e maturità, circoscritta all’ambito individuale. Ne derivano, però, conseguenze allargate, sul piano sociale: ostacolando scambi fra ceti, ambienti, tradizioni che possono rivelarsi salutari, incentivi alla diversificazione, al cambiamento, alla curiosità anche culturale. Insomma, come avviene in fisica, a volte gli opposti si attraggono con effetti positivi.
D’altronde anche le unioni tra simili non mantengono tutte le loro promesse. In Svizzera, secondo il Centro competenze e scienze sociali, nelle coppie fra laureati, spesso è la donna a ridurre l’attività rinunciando a una carriera di prestigio che rimane un obiettivo maschile.
Intanto, ed è un altro aspetto del tema, il matrimonio, solido o fragile che sia, ha creato un business fiorente, che coinvolge una folta schiera di addetti ai lavori: specialisti in abiti da cerimonia, parrucchieri, truccatori, ristoratori, arredatori, consulenti turistici, e persino astrologi. Affidarsi allo zodiaco magari aiuta.