Segreti di iniziati: il pasticciaccio brutto dei Catari

/ 20.03.2023
di Cesare Poppi

Non me ne vogliano i valorosi lettori de l’Altropologo se li invito a resettare la loro memoria dal corrente Annus Domini fino ad arrivare al 16 marzo 1244. A partire da quei tragici eventi, desidero condividere con voi alcune riflessioni su questioni antiche e apparentemente irrilevanti nell’oggi che, invece e spero finirete per condividere, sono di grande e cogente attualità.

In illo die oggi/ieri diremmo leader/influencer della setta dei Catari, «I Perfetti», vennero bruciati al rogo al Prats des Cremats, il Prato dei Cremati, Comune di Montségur di soli 1100 abitanti (sopravvissuti? immigrati/eredi/convertiti?) residenti nella provincia meridionale di Occitania.

Da un punto di vista storico, questo fu l’atto che segnò la fine di un altrettanto lungo e atroce assedio del Siniscalco di Carcassonne e delle truppe dell’Arcivescovo di Narbonne all’ultima ridotta catara di Montségur. A sua volta ultimo, penultimo e sempiterno atto di una coazione a ripetere strutturale a tutte le Religioni del Libro, dall’Ebraismo al Cristianesimo fino all’Islam, inchiodate come sono a domandarsi – e sancire – su quale sia l’interpretazione veritiera e fedele del Verbo Rivelato.

Bene: i Catari – dal greco «I Puri», ultima setta allora a ritenersi tale, votata alla conoscenza profonda della Verità nascosta in quel messaggio evangelico rivelato a tutti gratis ma a pochi iniziati con supplemento. Tardo affioramento populista della tendenza cosiddetta «gnostica» – in sostanza: «Noi iniziati “sappiamo”, e voi non sapete niente».

Però attenzione: i Puri, come tutti i Puri di questa nostra storia, avevano le loro ragioni, confuse che fossero (e, aggiunge l’Altropologo, confuse che siano in un dibattito storiografico interminabile). Dicerie, gossip, relazioni e delazioni, inquisizioni, trattative diplomatiche, misure di polizia ecc… impegnarono in quei decenni cruciali la Roma Pontificale a negoziare termini e condizioni con il Resto del Mondo Imperiale. Occorreva obtorto collo consolidare la fase del Cristianesimo Trionfante, poi Amministrante ed infine Egemonico e Repressivo che va grossomodo dal VII Secolo dopo l’abortito/resa Revival neomodernista pagano di Giuliano l’Apostata fino alla svolta cruciale del XIII secolo. In sostanza si chiedeva al braccio secolare dei regnanti di farla finita con coloro, come i Catari, Bogumili e tanti altri in giro per l’Europa, che non si piegavano all’ortodossia. Così, nello specifico, la Roma diplomatica che aveva generato i suoi stessi mostri ora consegnava al Re di Francia Filippo la Parte di Cesare, per sottomettere in nomine Domini una periferia storicamente e religiosamente ostile e problematica, rognosa a partire da una lingua strana, complottista, ribelle, antagonista e in sostanza anarchica come era la Linguadoca d’allora. Come peraltro saranno, dopo i Catari – mutatis mutandis – i Valdesi dell’Occitania storica, di ascendenza culturale celto-latina e non franca.

Puri, dunque, si diceva degli influencer Catari massacrati. Così nelle chat e nei social di allora, confusi e controversi. Si mormorava che le Donne iniziate e dunque «Pure» potessero amministrare un nuovo, misterioso sacramentum. Si diceva che molti accorressero a convertirsi proprio per quello. Da qui un «su con le orecchie» per gli Inquisitori sulle tracce di «orge purificanti» iscritte da sempre nel principio teologico eretico manicheo della Lotta Infinita fra Bene e Male, laddove il Peccato diveniva esso stesso premessa e veicolo di redenzione.

In cosa consistesse il sacramentum di preciso le fonti non lo rivelano ma se lo sono immaginato in molti. Referendum?