Se la Svizzera non russa...

/ 02.05.2017
di Alcide Bernasconi

Abituati da anni al dominio quasi assoluto nella ginnastica artistica in campo europeo delle nazioni dell’Est, tanto in campo maschile quanto in quello femminile, ecco un vero e proprio colpo di scena ai Campionati d’Europa disputati a Cluj-Napoca, Romania, con la sensazionale doppietta svizzera nella sbarra.

È la prima volta che sul podio i ginnasti rossocrociati riescono ad assicurarsi i primi due posti. Il pubblico elvetico, salvo i fedelissimi di sempre, spesso non particolarmente appassionato alle vicende ginniche a causa dello strapotere dei paesi dell’est, è rimasto a bocca aperta.

Grazie quindi alla nostra RSI che ha trasmesso in diretta gli esercizi mozzafiato del 24enne sangallese Pablo Brägger, medaglia d’oro, e di Oliver Hegi (argento) – nella foto durante la premiazione. Il competente pubblico romeno ha applaudito alzandosi in piedi soprattutto dopo l’esibizione dell’argoviese Hegi, meritatissima medaglia d’argento, la sua prima europea individuale. Quanto a Brägger, è il quinto svizzero che conquista un titolo europeo nella ginnastica maschile. Solitamente, nei momenti topici, vittima di errori a volte banali o a una certa sfortuna, stavolta il sangallese ha avuto il coraggio di aumentare le difficoltà del suo esercizio nella finale, totalizzando punti 14,933. Il russo David Beljawski ha dovuto accontentarsi della medaglia di bronzo. Brägger, dunque, al primo posto sul podio per ricevere la medaglia d’oro. In varie specialità sono solo cinque prima di Brägger che hanno conquistato un oro europeo. Il primo fu il fortissimo Jack Günthard, sessant’anni fa! Seguirono poi Ernst Fivian, Daniel Giubellini e, nel 1996, Donghua Li, un maestro cinese che acquisì la cittadinanza svizzera cinque anni dopo essersi sposato con la lucernese Esperanza Friedli, di cui si innamorò dopo averla incontrata in Cina, dove la ragazza trascorreva una vacanza. Donghua Li , che si era infortunato seriamente in patria durante un allenamento, perdendo la milza e un rene, una volta rimessosi in sesto riprese con ostinazione l’attività sportiva e nel 1996 conquistò il titolo olimpico ad Atlanta e la medaglia d’oro a Kopenhagen nella sua specialità preferita, il cavallo con maniglie.

Il suo esempio è stato di sprone per molti giovani svizzeri che hanno rilanciato la ginnastica elvetica, ispirando molto probabilmente anche i due medagliati Brägger e Hegi.

Ma la ginnastica, sport individuale, non è stata l’unica disciplina nella quale la Svizzera si è fatta valere ad alti livelli. Lo stesso weekend, nell’hockey su ghiaccio, i rossocrociati hanno infatti superato due volte la Russia, nel giro di 24 ore, dunque nel gioco che ha visto in passato la Russia (ex grande URSS), ergersi ai livelli del Canada e di altre formazioni fra le più blasonate. Poi le diverse partenze di campioni verso la NHL nordamericana hanno fatto perdere parecchi colpi ai russi. Tuttavia vale la pena ricordare che gli svizzeri, migliorandosi progressivamente sul piano tecnico e atletico e dimostrandosi sempre più veloci nel pattinaggio, hanno a loro volta affiancato le migliori nazioni del mondo, battendo ora ai mondiali, ora ai Giochi olimpici, nazionali forti di tutti i loro campioni, dal Canada alla Cechia, senza però riuscire a ribadire poi con costanza questi risultati contro avversari decisamente meno forti.

Tuttavia, nel 2013, la Svizzera conquistò quello che si deve ritenere il risultato più probante di tutta la sua storia con l’argento conquistato in Svezia, sconfitti solo in finale dai padroni di casa. Gli svedesi, del resto, erano stati battuti nella fase preliminare, come le altre nove squadre. Un’affermazione strepitosa per l’hockey elvetico che ha visto brillare ben due suoi difensori, eletti nell’All Star Team mondiale: il bernese Roman Josi, ora difensore tra i più quotati nell’ambito della prestigiosa NHL americana, e il luganese Julien Vauclair, pure lui con spiccate doti offensive.

A Friburgo e a Bienne erano, certo, soltanto due gare «amichevoli», giocate però con la massima determinazione da entrambe le formazioni, nell’ambito della preparazione ai mondiali di Parigi e Colonia. Quella che è stata definita la selezione olimpica russa, già rinforzata da un paio di elementi che militano nella NHL, in club esclusi dai playoff, era una formazione russa più prestante e in possesso di una notevole tecnica, e avrebbe potuto imporsi in entrambe le partite. Ha dovuto però fare i conti, soprattutto a Bienne, con avversari altrettanto decisi e in particolare contro il campione di casa, il portiere Jonas Hiller, forte di una solida esperienza americana dove ha figurato spesso tra i più forti portieri della NHL.

Un po’ di sfortuna nelle conclusioni a rete da parte della Russia che si rinforzerà ulteriormente – come del resto la Svizzera – hanno però evidenziato ancora la necessità di una nuova messa a punta per gli uomini di Fischer. I Mondiali, negli ultimi anni, non sono mai stati di facile «lettura». Tuttavia le due affermazioni degli svizzeri sui russi ci permettono di guardare ai mondiali con un po’ di giustificato ottimismo. Se non per una medaglia, almeno per un buon risultato.