Metti un bel gruppo di donne a cena, chi giornalista, chi editor di una casa editrice, chi traduttrice. Ognuna proveniente da una città diversa, Bellinzona, Lugano, Venezia, Firenze, Bolzano... La serata si avvolge e si svolge all’aperto in una calda serata torinese e gli argomenti spaziano dalle questioni professionali, alla politica, alla lettura dei giornali, fino a temi più personali come l’ultima arrampicata in montagna, le intolleranze alimentari e i benefici di una corsa al mattino, soprattutto se hai superato gli anta. Poi tra tante chiacchiere e risate il tentativo di stabilire un contatto per non perdersi «Ma tu sei su Facebook?».
Tutte lo siamo fatta eccezione per Isabella, lei è affezionata alla carta, gira con dei bellissimi biglietti da visita color carta da zucchero scritti a mano con una calligrafia invidiabile. «Mah», inizia Cecilia, «Facebook ormai è diventato quasi inutile, molto meglio Whatsapp per comunicare»; Romina concorda «ormai posto solo di rado, mi sembra che Fb sia diventata una vetrina per chi vuole apparire, non c’è davvero interesse ad interagire e ad ascoltare». Sara invece lo trova utile «sono sempre aggiornata sulle ultime notizie» mentre Vera ne farebbe anche a meno «detesto questa abitudine di mettere la propria vita in piazza e poi chissà perché su Fb sono tutti felici, in vacanza in posti bellissimi...». In altre parole si concorda che Fb ha perso il suo fascino originale e viene usato principalmente per fare mostra delle proprie qualità, attività, successi, ma è venuto meno quel concetto di scambio e conversazione personale.
Un’impressione, la nostra, che trova conferma in diversi studi di settore secondo i quali il social network per eccellenza è diventato meno social, perdendo appunto quell’idea di piattaforma di incontro per stringere nuove amicizie e passare del tempo a conversare. Il punto però non è una decrescita degli utenti visto che la perla di Zuckerberg vanta sempre 1,6 miliardi di utenti attivi. Il nodo centrale della questione è il cambio di ruolo e di utilizzo della piattaforma. Nell’ultimo anno Fb ha visto un declino nella condivisione di post originali, cioè contenuti relativi alle vite personali degli utenti e un aumento invece della condivisione di post provenienti da altre fonti del Web.
Un po’ come nella vita reale, l’ampio raggio d’azione di Fb inibisce gli utenti che sembrano ricercare un maggiore senso di comunità e un dialogo che avviene in cerchie ristrette, fidate, di persone che realmente si conoscono e con le quali si interagisce in modo costante. Fb e gli altri social media facilitano i contatti e gli scambi ma rendono i contesti comunicativi liquidi e impalpabili. E se da un lato permettono di dialogare contemporaneamente con persone appartenenti a contesti sensibilmente diversi spaziando dallo sport al lavoro alla politica, dall’altro rendono impossibile all’utente mantenere una identità unica e orizzontale a tutti i diversi contesti. Avviene quello che Danah Boyd già qualche anno fa ha definito il «collasso dei contesti» tra la sfera lavorativa e quella privata. E sempre più utenti ricorrono a servizi di messaggistica criptati come Telegram e Whatsapp.
Che senso ha allora un social network se i suoi utenti hanno paura di socializzare? Poco, almeno che non si reinventi. E se pensiamo bene all’utilizzo che ne facciamo, ai contenuti, ai video e alle foto che condividiamo o guardiamo, ci rendiamo conto che Fb ha da tempo intrapreso una nuova strada, trasformandosi di fatto un portale personalizzato tramite il quale accedere al mondo online e alle sue informazioni. Andiamo su Fb e sappiamo che cosa sta accadendo nel mondo, ma per le nostre conversazioni e condivisioni personali scegliamo sempre di più altri canali basati sulla riconoscibilità e conoscenza da vicino dell’altro, che non è solo un utente con una foto, ma qualcuno che abbiamo incontrato e frequentiamo nella vita reale.