Scholz può fare la cancelliera

/ 06.09.2021
di Paola Peduzzi

Angela Merkel è dovuta intervenire nella campagna elettorale tedesca che inaugurerà, il 26 settembre, la stagione dopo di lei, per dire che vede molte differenze tra se stessa e Olaf Scholz, il candidato dei socialdemocratici dell’Spd. Direte: beh, sì, è piuttosto evidente, i due sono diversi, a partire dalla provenienza politica, cosa che non è un dettaglio. Invece no. Una campagna di comunicazione sfrontata da parte dei socialdemocratici (il guru è Raphael Brinkert) e un accavallarsi di errori da parte degli altri, soprattutto da parte dell’erede sulla carta della Merkel, Armin Laschet, candidato dei conservatori, hanno fatto sì che oggi le chance di Scholz di essere il prossimo cancelliere della Germania siano invero alte. Scholz si è fatto fotografare con le mani a diamante, simbolo della Merkel (su cui peraltro è stato detto di tutto, esistono teorie del complotto molto pittoresche al riguardo), e soprattutto sulla rivista femminista «Emma» è uscita una pubblicità che è stata condivisa poi ovunque. C’è Scholz in bianco e nero su sfondo rosso, che è il format scelto per la campagna, e la scritta: «Può fare la cancelliera».

A dire il vero, sempre su «Emma», c’era anche una pagina della Cdu che diceva: «In un Paese dove anche un uomo può diventare cancelliera», ma non c’era il volto di Laschet e pareva quasi una pubblicità per Merkel. Così ora, in quest’ultima fase pre elettorale di rincorse e sorpassi, tutti vogliono essere «cancelliera» (l’unica donna in corsa è la leader dei Verdi Annalena Baerbock)e Scholz sembra il più adatto a riuscirci. I sondaggi descrivono una rimonta dell’Spd che soltanto un paio di mesi fa pareva impossibile: i socialdemocratici hanno superato la Cdu/Csu (cristianodemocratici e cristianosociali si presentano insieme alle elezioni), Scholz è il più popolare tra i candidati e l’Spd è il partito cui quasi nessuno dice «non ti voterei mai» (questo primato ce l’hanno gli xenofobi dell’AfD). I sondaggi sono una fotografia del presente e non devono abbagliare, anche perché l’unica cosa cui si dovrebbe badare non è tanto la popolarità o la bravura nei dibattiti dei candidati, quanto la loro capacità di negoziazione.

A guidare la Germania sarà una coalizione, quali saranno i suoi colori dipenderà molto dal negoziatore. Ma a parte questo, l’Spd ha recuperato nelle ultime settimane un distacco enorme rispetto alla Cdu e più ridotto rispetto ai Verdi. Molti socialdemocratici rievocano sognanti la grande rimonta che Gerhard Schröder fece nel 2005 proprio ai danni di Angela Merkel e pensano che Scholz potrà riproporre ai suoi elettori quella stessa emozione. A contribuire a questo sapore di vittoria c’è anche la sorpresa: nessuno si aspettava che Scholz potesse salvare il partito dalla depressione in cui è entrato da tempo. A ogni intervista, Scholz iniziava dicendo: «Quando sarò cancelliere», e tutti ridevano, con anche un po’ di sadismo perché il ministro dell’Economia di questo Governo, un centrista un po’ polveroso da sempre, non è considerato uno simpatico (il premio simpatia è sempre andato a Laschet prima che fosse fotografato che rideva e scherzava alle spalle del presidente tedesco in lutto per le vittime delle alluvioni estive).

Poi però l’Spd ha saputo unirsi, cosa piuttosto rara per la sinistra occidentale, attorno a Scholz, mettendo da parte le divisioni, le aspettative divergenti e provando a trasformare una debolezza strutturale del partito in una forza. L’Spd in questi sedici anni di molte coabitazioni con la Cdu e con Merkel ha perso molti consensi: il junior partner, nelle coalizioni, spesso finisce annichilito. I socialdemocratici si sono trovati sotto attacco perché erano considerati troppo simili ai conservatori in versione merkeliana. Avete perso la vostra identità, diceva la base, che si è messa a votare altri partiti. Ora proprio questo moderatismo che per molto tempo è sembrato informe e inefficace potrebbe consentire a Scholz di attirare parte degli elettori merkeliani o centristi che temono che i conservatori senza la cancelliera tornino alla loro tradizione più di destra. Laschet in teoria è il candidato della continuità, quindi l’argine a una virata troppo a destra, ma ha sbagliato molto e non è riuscito a costruire una campagna allo stesso tempo autonoma e rassicurante. Scholz, inaspettatamente, ci è riuscito.

Mancano ancora tre settimane cruciali, periodo in cui gli elettori decidono chi voteranno veramente e l’appartenenza politica storica avrà il suo peso. Ma le grandi coalizioni e il moderatismo di Angela Merkel hanno cambiato molto le attese e le speranze dei tedeschi. Se è vero che l’unica cosa che chiedono gli elettori è la stabilità garantita dalla cancelliera, oggi il depositario di questa promessa è Scholz. Sulla coalizione cui ambisce però restano molti dubbi: lo spettro attuale è un Governo tutto a sinistra, con i Verdi e con la Linke, questo sì un cambiamento rispetto al centrismo cui la Germania si è abituata.