Sarà dura senza Leroy Jethro Gibbs

/ 30.05.2022
di Ovidio Biffi

Forse non sapete, o non ricordate, chi sia Leroy Jethro Gibbs. È un personaggio televisivo e per me è diventato un mito. Al punto che quando il parrucchiere che mi chiede quale taglio dei capelli facciamo, rispondo «Alla Gibbs», indicazione ormai automatica (almeno fintanto che i capelli resistono). C’è chi in televisione non perde una partita di calcio, chi segue imbesuito i giri della F1 o delle moto e chi magari riesce a non perdere nemmeno un collegamento con le fiere notturne del trash o le isole dei famosi. Un caro collega mi ha confessato che, andato anche lui in pensione, si è lasciato irretire da una passione «vergognosa» per le trasmissioni, spesso anche in ore proibite, dei tornei di snooker (specialità del biliardo). Io invece fagocito telefilm polizieschi. Potrei stilare un lungo elenco di serie tv, partendo dai «medioevali» Maigret, Nero Wolf e Colombo della gioventù per arrivare ai più recenti CSI, Elementary, Blacklist ecc. La serie prediletta, quella che è riuscita a farmi sviluppare sintomi decisamente morbosi, è la NCIS originale, denominata «Unità anticrimine» e giunta ora alla 19.ma serie. È infatti iniziata nel 2003 come «spin-off» (nel gergo televisivo: sceneggiatura derivata da personaggi di un’altra serie) della serie «JAG Avvocati in divisa» e deve il suo successo essenzialmente a due personaggi: l’ideatore Donald Bellisario e l’attore Marc Harmon che, dall’inizio e sino alle prime puntate dell’ultima edizione, ha interpretato la parte del protagonista Leroy Jethro Gibbs, detective ex-cecchino dei Marines. Ed è di lui che voglio parlare, anche per elaborare un po’ il dispiacere di averlo visto uscire di scena (pare per sempre, ma non c’è certezza) nel corso della quarta puntata della 19.ma serie, cioè dopo oltre 400 episodi.

Lo sceneggiatore ha lasciato Gibbs in Alaska dove, al termine dell’ennesima inchiesta, si congeda dicendo di aver trovato, finalmente, un’inattesa pace. In realtà (notizie reperite sul web) pare che sia Marc Harmon ad aver raggiunto la serenità: l’attore era infatti deciso a non più far parte del cast della diciannovesima stagione, ma poi ha cambiato idea dopo aver saputo che senza il suo iconico protagonista la CBS avrebbe cancellato la serie. Di certo si sa che è stato lui a chiedere comunque una via d’uscita ed è stato accontentato: prima Leroy Jethro Gibbs viene esautorato per aver aggredito un assassino; poi seguendo le indicazioni di un serial killer da lui spedito in prigione (e con la sua squadra che lo aiuta in segreto assieme a un agente dell’Fbi che diventerà poi suo successore), arriva in Alaska dove, una volta risolto il caso, decide di lasciare l’NCIS e di dedicarsi alla pesca a mosca (stranamente mi ha subito ricordato il collega che ogni notte «pesca» in tv incontri di snooker!).

Chi la serenità l’ha persa, e ora fatica a ritrovarla, sono io dopo tanti anni in cui ho seguito Gibbs e un’infinita serie di suoi magnifici aiutanti quasi tutte le puntate della serie televisiva. Qualche rimpianto l’avverto ancora, non tanto vedendo lo scarso carisma del suo successore (bravo solo nel farlo rimpiangere), ma quando torno a seguire le vecchie edizioni ripresentate su canali «minori» e con successo: su Italia 1 che ripropone una serie di NCIS, di quasi 10 anni fa, un episodio a inizio mese ha fatto registrare 1.669.000 telespettatori con uno share del 7.8%. Ma devo aggiungere che queste rivisitazioni, forse perché trama e colpevoli non sono più tra le priorità da seguire, mi consentono anche di apprezzare meglio alcune delle «finezze» che Mark Harmon ha saputo dispensare durante la sua lunga presenza tra i personaggi delle serie televisive. Ne ho scelte tre: «Ziva: “Mi chiedo come mai nel berretto c’è questo foro prodotto da una 9 millimetri”. Gibbs: “Ventilazione”». Proverbiale richiamo di Gibbs: «Regola numero sette: dare molti particolari, quando si mente». O ancora: «La sola cosa necessaria perché il male trionfi è che gli uomini buoni non facciano niente», detto da Gibbs che citava Edmund Burke dopo aver salvato il suo amico dottore patologo.