«Mammina carissima, ce l’abbiamo fatta! Quasi fatta. Sono stata selezionata nel gruppo di ragazze che parteciperanno al Gran Gala dell’Eleganza e della Signorilità. Titolo: Valletta cosa fai? Me la dai o non me la dai? La nostra esibizione sarà preceduta da quella di un gruppo di ragazzi che giocheranno a strizzarsi i testicoli l’uno con l’altro. È il saluto che si scambiano i maschi alfa. Arbitro della competizione sarà il famoso Bertramino Ognibene in arte Bertra, il decano dei conduttori televisivi. Io aspetterò dietro una porta il segnale di entrare, attraversare tutto lo studio seguendo una pista tracciata sul pavimento ma senza abbassare gli occhi e uscire dalla porta sul lato opposto, sorridendo con ingenua malizia o con maliziosa ingenuità, a scelta.
Per aiutarmi a superare questa difficile prova, l’agenzia mi ha messo al fianco, tramite il mio personal trainer e oltre al responsabile della mia immagine e all’addetto stampa che mi fornirà le risposte alle domande che mi verranno fatte nelle interviste concordate, anche una coreografa per insegnarmi a camminare e una psicologa specializzata nei disturbi del comportamento delle vallette. Gira voce che una mia rivale disponga anche di un dietologo vegano (cosa significa vegano?) e di padre Barnabò, un servita che le insegnerà a pregare. Tutto a posto, dunque. Quasi tutto.
Manca ancora un piccolo dettaglio. Il mio press agent dice che la mia biografia da mandare alle redazioni è troppo piatta, senza originalità. Lui sostiene che ai giornalisti devi dargli qualcosa da mordere, una storia. Suggerisce una soluzione: per come è fatto il taglio dei miei occhi potrei benissimo essere la figlia di un cosacco anziché di un vigile urbano. Un brav’uomo, un padre affettuoso, ma una figura poco eroica. Nell’estate del 2002 avevi sostituito la custode di un palazzo nobiliare che andava in ferie. Un giorno avevi scoperto un agente segreto russo nascosto in portineria per spiare un diplomatico che abitava nel palazzo. Fra voi due era scoccata una fatale scintilla. Solo dopo, quando lui era già tornato in patria hai saputo che era un principe decaduto. Non è una bella e credibile storia? Tua Samantah».
«Carissima Samantha, quante volte dovrò ancora ricordarti che l’acca del tuo nome va messa dopo la t e non in fondo com’è per Deborah? È vero che nel mese di agosto del 2002 ho sostituito la custode di una casa signorile che andava in ferie. Ho acceso il computer, sono andata su Google e ho battuto la voce «agente segreto dell’est europeo». È venuto fuori che sul loro contratto c’era il divieto assoluto di nascondersi in una portineria, pena il licenziamento in tronco. E poi ti immagini le reazioni delle mie amiche quando venisse fuori la notizia? Hai nascosto in portineria un principe cosacco e non ce l’hai fatto conoscere? Mi dispiace ma non se ne parla. La tua mamma che ti vuole tanto bene».
«Carissima mamma, non puoi spingermi così in alto e poi abbandonarmi alla soglia del successo. Il mio press agent suggerisce di provare con lo scambio delle culle. L’idea ce l’ha data uno degli autori del programma che è anche sceneggiatore della fiction Una vita vale l’altra ma io mi tengo la mia. Nel mio stesso giorno e nello stesso reparto è nata la figlia di uno sceicco arabo che aspettava con ansia un maschio per continuare la sua discendenza minacciata dal fratello che aveva già messo al mondo dodici maschi. Così il segretario dello sceicco, dando una mancia all’infermiera, è andato nella nursery e ha adocchiato il neonato che tu avevi messo al mondo. Tu desideravi tanto una bambina e così hai accettato la proposta di scambiare i neonati. Perciò io sono figlia di uno sceicco e per dimostrarlo è sufficiente controllare il registro dei bambini nati nel mio stesso giorno e lì scovare il nome della moglie dello sceicco. P.S. Cosa ne avete fatto dei dollari con i quali lo sceicco ha comprato il vostro silenzio? Spero tanto per voi che siano finiti in un conto a me intestato. Tua Samantah».
«Cara Samantha, giuro che è l’ultima volta che tento di spiegarti che l’acca del tuo nome va messo dopo la t. Ho controllato nei registri dell’ospedale. C’erano solo nomi di famiglie torinesi da secoli. E poi ti pare che la moglie di uno sceicco miliardario viene a partorire a Torino in una struttura pubblica? Tua mamma». «Cara mamma, mettiamo il caso che uno sceicco tra le tante mogli abbia sposato anche una ragazza di famiglia torinese, mettiamo che lei passava di lì per salutare i suoi anziani genitori e che, presa all’improvviso dalle doglie, sia stata ricoverata d’urgenza nel letto accanto al tuo. Ma tutto questo ormai non ha più importanza. Il mio art director ha avuto l’idea vincente. La mia scheda sarà una pagina bianca con la scritta “Samantah non ha ancora vissuto. La sua vita sarete voi a scriverla, se voterete per lei”. Adesso ti devo salutare perché mi stanno chiamando per la prova generale. La puoi vedere in streaming pagando dieci euro. Ci sentiamo dopo la diretta. Tua Samantah».