Stanotte ho fatto un sogno. Ho sognato di riabbracciare mia mamma e mio papà. Di fare lunghe chiacchierate e bere un caffè con loro sul divano bianco che guarda in giardino e alla pergola con il kiwi. Ho sognato di andare a fare una passeggiata sul Piano di Magadino con la mia amica Tamara e la Coffee. Ho sognato di andare al mercato di Bellinzona il sabato mattina, di odorare il profumo delle spezie e andare a trovare la signora thailandese dal grande sorriso che ha quella bancarella che mi piace tanto, piena di gonne larghe e comode e camicette colorate. Quando prendo in mano un abito mi dice subito se fa per me, mi piace la sua onestà, pur se talvolta uccide la mia già precaria autostima. Ho sognato di andare negli uffici di un’azienda mediatica all’avanguardia e profittevole guidata da una direttrice grintosa che valorizza e coinvolge i collaboratori freelance, promuove il confronto in redazione e crede in un giornalismo che onora l’intelligenza dei lettori.
Ho sognato di vedere le persone leggere il giornale tutte le mattine, credere nel valore dell’informazione e nel lavoro dei giornalisti per una società e una democrazia migliori. Ho sognato di poter tornare a fare le interviste dal vivo, guardare negli occhi chi mi racconta la sua storia. Ho sognato testate che non hanno più bisogno di svendere la loro informazione a un euro al mese se non addirittura offrirla gratuitamente e che il Consiglio federale ha finalmente messo in campo gli aiuti alla stampa e ai media. Ho sognato gli editori e le associazioni di categoria firmare un nuovo contratto collettivo di lavoro. Ho sognato che i livelli di smog nel nostro Cantone non sono più tornati ai livelli abituali perché lo smart working e il telelavoro sono entrati a far parte della nuova cultura professionale di aziende e istituzioni. Ho sognato i miei nipoti tornare a scuola con rinnovata energia, consapevoli del privilegio di studiare e andare a scuola. Ho sognato parchi con zone limitate solo per gli animali selvatici e lotti di terra per coltivare fiori e ortaggi. Ho sognato orti urbani in ogni angolo di città e cittadini che se ne prendono cura. Ho sognato scuole nelle quali si insegna il rispetto per gli animali e la ricchezza che deriva dalla convivenza con loro. E le poesie a memoria. Ho sognato le mie amiche mamme promosse in posti di responsabilità senza disparità di salario.
Poi mi è arrivato un sms sul telefono e il sogno è finito. In mente avevo quella bella e rassicurante frase «andrà tutto bene». Per chi? Di sicuro non andrà bene per i sessantacinquemila morti nel mondo (dati della Johns Hopkins University aggiornati al 6 aprile) senza dignità. Non andrà bene per chi resta e non ha potuto dare l’ultimo saluto. Non andrà bene per quei medici che hanno perso la vita. Non andrà bene per quelle testate che hanno già chiuso o per quelle che arriveranno senza più pagine alla fine di questa pandemia. Per gli editori indipendenti e le librerie in grave difficoltà (sostenete l’editoria e acquistate i libri online). Non vale per chi ha perso il lavoro o per chi ha trascorso i mesi di reclusione in un basso di 20 metri quadri nel napoletano, per i senzatetto che sistemati come auto in un grande parcheggio all’aperto a Las Vegas o per i corpi bruciati sulle strade in Ecuador. «We’ll meet again» ha detto la Regina Elisabetta durante il suo discorso eccezionale alla Nazione. Vestita di verde per rendere omaggio ai medici (così dicono i royal watcher) citando una canzone diventata un simbolo di speranza durante la Seconda guerra mondiale. Ci incontreremo di nuovo non c’è dubbio e sarò felice di riabbracciarvi. Ma come sarà il mondo allora e nei mesi a venire non lo sappiamo, inutile fingere il contrario. Dobbiamo essere pronti.
Per questo vi lascio con un consiglio di lettura che fa bene al cuore e ai sogni. È la storia di amicizia tra un ragazzo, una talpa, una volpe e un cavallo magicamente illustrata e scritta da Charlie Mackesy (The Boy, the Mole, the Fox and the Horse edito da Penguin). Un libro sulla gentilezza e la preziosità della diversità, sulle nostre paure, sulla lealtà, sulla bellezza che ci circonda e di cui dobbiamo prenderci cura, un libro sui sentimenti, sull’importanza dei piccoli gesti e del rispetto reciproco. Ogni meravigliosa immagine è accompagnata da un breve dialogo o da una perla di saggezza come questa pronunciata dalla talpa cicciottella: «la più grande illusione è che la vita debba essere perfetta».