Ritorno al futuro prossimo venturo

/ 22.08.2022
di Cesare Poppi

Il Kambù procede lentamente. Un dromedario a motore che caracolla a zigzag, zifzaf e zugzug fra una pozza e una buca, una capra che si ostina a non scansarsi e una moto in senso contrario che per scansare noi finisce nel fosso. Piove a secchiate e l’acqua degli scoli è rossa di terra ferrosa. Il tuffo è spettacolare. Il Kambuista si volta verso di noi e ride divertito: sbanda su una buca e quasi si fa noi la stessa fine. E tutti risero.

«Mahama Kambù», versione nell’inglese vernacolare del Ghana di «Mahama can do» – Mahama Può Farlo. Slogan col quale il penultimo presidente del primo Paese indipendente dell’Africa vinse le elezioni. Poi però fece poco e niente e dovette andarsene. Il Kambù invece ha trionfato. Una specie di Ape tricicla col tetto e un motorino bestiale che in Ghana ha sostituito le scassatissime automobili che ancora dieci anni orsono rendevano le strade del paese corridoi della morte… All’impatto normale il Kambù si sfascia come una mazzo di shangai e uno al massimo si rompe una gamba. Il Kambù da trasporto teme solo il Kambù da carico: bestioni tricicli con guida tipo Harley-Davidson e motore duecinquanta con una capacità di carico nel cassone fino a cinquanta persone/dieci vacche/venticinque capre. Quando un Kambù da Viaggio incontra un Kambù da Trasporto lanciato a manetta e ci sbatte le statistiche dei morti sulle strade si aggiornano e i conti tornano.

Il Kambù è di produzione cinese. I cellulari sono di produzione cinese. Entrambi sono dappertutto e si vedono. I cellulari costano niente e telefonare costa anche meno. I vecchi analfabeti si fanno scrivere i numeri sulle pareti delle capanne e li copiano sulla tastiera. I mercanti hanno due, tre, quattro cellulari diversi Dio solo sa perché. E ripetitori anche nei villaggi dove magari non c’è una pompa dell’acqua o l’elettricità di rete ma magari c’è una televisione da cinquecento canali con pannello fotovoltaico. Anche i cinesi ci sono, però non si vedono. La Cina ha cambiato l’Africa. Altroché il colonialismo, altroché i missionari – roba da dilettanti… Ieri finalmente il Governo ha fatto arrestare 120 cinesi che vendevano illegalmente macchinari a basso costo per sbriciolare le rocce scavate coi picconi nei depositi superficiali che dilagano illegalmente nella savana del Nord del Paese. I giovani senza altro lavoro si buttano nell’industria galamsey per poche once d’oro che poi vendono ai mercanti cinesi dai quali comprano gli schiacciasassi, il mercurio ed i cianati per estrarre le pagliuzze d’oro. I fiumi si inquinano, le falde acquifere idem, il pesce si intossica, il mercurio finisce nel latte materno. Apocalisse in fieri.

Come se non bastasse i cinesi hanno anche scoperto che la savana è ricca di palissandro. Costosissimo, ricercato, protetto, desiderato. Bandito l’abbattimento nelle foreste ci si è spostati al Nord. Qui una mazzetta al capo del villaggio o una televisione al Custode della Terra valgono oro vegetale. Il mio amico Jeremiah – uno dei tanti eroi che nessuno celebra che qua si battono per la loro terra – è finalmente riuscito con la sua ONG a mettere un bando governativo sul taglio del palissandro. La polizia ha sequestrato sei container di tagli che aspettavano di essere portati dalla selva al porto d’imbarco. «Staranno là finché le cose si calmano. Poi un giorno non ci saranno più». Così un anziano al villaggio. E Jeremiah rischia.

C’è peraltro una ditta anglo-ghanese che sta (legalmente) cercando zone adatte per scavare miniere d’oro sotterranee solo che ne valga la pena. Garantendo condizioni d’estrazione ecologiche mirate allo sviluppo sostenibile etc… In attesa che si compia la beata speranza, per dimostrare che dicono sul serio erogano servizi alle comunità. Per esempio hanno irrorato le aree urbane con non si sa quali pesticidi col risultato che rispetto a dieci anni fa – quando il vostro Altropologo di riferimento era da queste parti l’ultima volta – in città non si vede più una lucertola (ce n’erano migliaia), né un pipistrello formato vampiro (erano centinaia)… rane (erano milioni); farfalle zero, qualche lumacone – e anche gli avvoltoi, efficientissimi spazzini un tempo fitti come piccioni, sono spariti dalla circolazione.

Questo il quadro al Ritorno da quando misi piede in questo Paese quarant’anni fa. Oggi compio sessantanove anni. Dunque allora ne avevo… Benvenuta Africa al futuro prossimo venturo: oggi le Colonne d’Ercole sono alle porte.