Ripartire dalla collaborazione

/ 30.11.2020
di Paola Peduzzi

Antony Blinken, nominato dal presidente eletto americano Joe Biden come segretario di Stato, ha parlato nel suo primo discorso di presentazione di quel che pensa che sia l’America e di quale sia il suo ruolo nel mondo. «Il mio padrino è stato l’unico, in una scuola di 900 bambini, che si è salvato dall’Olocausto», ha detto Blinken, riarrotolando la storia del Dopoguerra e ricominciando dall’inizio, dalla fondazione dei valori che tengono insieme l’ordine mondiale liberale di cui gli Stati Uniti sono guida.

Il padrino di Blinken è Samuel Pisar, avvocato, scrittore, diplomatico (aveva raccontato la sua esperienza nell’Amministrazione Kennedy come consigliere di economia internazionale in un memoir molto bello, intitolato: Of blood and hope) scomparso nel 2015: Blinken abitava con lui a Parigi e si fece raccontare molte delle sue storie. Una è quella che ha detto a tutti, qualche giorno fa: «Alla fine della guerra, Samuel riuscì a scappare da una marcia mortale nei boschi della Baviera. Si nascose e da lì sentì un rumore molto forte. Era un carro armato. Ma invece della croce uncinata, Samuel vide una stella bianca. Corse verso il carro armato, si aprì lo sportello, un soldato afroamericano lo guardò. Samuel si buttò in ginocchio e disse le uniche tre parole in inglese che sua madre gli aveva insegnato prima della guerra: Dio benedica l’America». «Questo è quello che siamo», ha concluso Blinken, «questo è quel che l’America rappresenta nel mondo, per quanto in modo imperfetto».

La visione di Blinken e di Biden è tutta qui: gli Stati Uniti hanno un ruolo guida nella gestione delle relazioni multilaterali fondate su valori condivisi e sulla collaborazione. La restaurazione dell’immagine dell’America – e del suo peso – che vuole la prossima Amministrazione inizia con le parole di Blinken e diventa solida se si guarda a tutte le altre nomine di Biden in ambito di politica estera e di sicurezza nazionale e internazionale. Il fatto che il presidente eletto sia partito proprio da questo ambito è già di per sé rivelatore: il ruolo dell’America, dopo la campagna di sfiducia globale operata da Donald Trump, è una priorità. Blinken è un esponente dell’establishment democratico di primo livello: clintoniano e obamiano, come tutta questa generazione (Blinken ha 58 anni) di esperti e funzionari che gravitano attorno ai liberal. Jake Sullivan, superconsigliere di Hillary Clinton quando era segretario di Stato, è stato nominato consigliere per la Sicurezza nazionale: Sullivan è stato l’artefice dei trattati di libero scambio e molto anche dell’accordo sul nucleare con la Repubblica islamica d’Iran, e questo dà molte speranze agli europei che contano sul fatto che l’America riveda la sua posizione all’interno di quel patto (Trump ne è uscito in modo unilaterale).

Per completare il quadro delle nomine, c’è Avril Haines alla direzione della National Intelligence, la prima donna a ricoprire questo ruolo, ma questa non è la notizia: la Haines ha una storia meravigliosa di dolore e ripartenza, la madre molto malata, i soldi di famiglia dilapidati per curarla, un incidente in bicicletta che dà dolori ancora oggi, la traversata dell’Atlantico su un Cessna assieme all’istruttore di volo nonché amore della vita David (non ci arrivarono, all’Atlantico, dovettero atterrare nel nord del Canada), e poi gli studi sulla fisica, la passione per la politica e per l’intelligence, una libreria rilevata in un quartiere poco sicuro di New York con il nome della madre e l’ambizione di riqualificare tutto quello che c’era intorno, infine le mansioni al Congresso e alla Cia di cui è arrivata a essere vicedirettore.

Avventura e competenza sono i tratti della Haines, che assomigliano a quelli degli altri suoi colleghi nominati da Biden, come Alejandro Mayorkas, primo ispanico a guidare il Ministero dell’interno e Linda Thomas-Greenfield, una delle diplomatiche più famose d’America mandata a rappresentare il Paese al-l’Onu, una che quando deve ringraziare qualcuno parte sempre dalle origini, come Blinken con la storia del suo padrino: ringrazia sua madre.

Una menzione speciale spetta a John Kerry, ex segretario di Stato molto conosciuto nel mondo, che Biden ha nominato come inviato speciale per il cambiamento climatico: questa è una piccola rivoluzione, perché per la prima volta il clima diventa non soltanto prioritario, ma entra nelle questioni di politica estera e ancor più di sicurezza internazionale: anche qui, si riparte dalla collaborazione.