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Relazioni virtuali e relazioni reali

/ 01.06.2020
di Silvia Vegetti Finzi

Cara Silvia,
leggo sempre molto volentieri la sua rubrica e ho un grande bisogno di sapere cosa pensa della mia situazione. Sono sposata da 18 anni con M. (50 anni), all’epoca in cui ci siamo conosciuti avevo apprezzato il suo essere molto serio, di sani principi e posato. Abbiamo avuto due figli, ora in età adolescenziale. Circa tre anni fa mi sono accorta dell’uso esagerato che mio marito stava facendo del suo telefonino, costantemente online con chi… non sapevo bene e, andando a curiosare nel telefono (come ormai succede sempre più spesso), ho scoperto un suo mondo parallelo fatto di conversazioni ogni ora e minuto del giorno con varie donne. Si era completamente estraniato dalla realtà, non era la persona che avevo conosciuto. Con alcune era molto intimo solo online (lo chiamavano «amore mio»), con una in particolare ha avuto una relazione.
Mi è caduto il mondo addosso e ho perso tutti i punti di riferimento. Lui si è disperato, ha giurato che io sono l’unica, che ama solo me e che non potrebbe vivere senza di me, ha negato per moltissimo tempo di avere questa relazione e mi ha promesso che avrebbe interrotto immediatamente questi contatti, ma c’è voluto molto tempo (tre anni) e nel frattempo ho dovuto scoprire innumerevoli volte che si scriveva ancora con quella della relazione e un’altra. Io non ho avuto la forza di distruggere la nostra famiglia, lo amo davvero e di base il nostro rapporto è sempre stato vivo, sessualmente parlando non abbiamo mai avuto periodi di pausa e abbiamo costruito (credevo) un rapporto solido… probabilmente mi sbagliavo. Non ne abbiamo parlato con nessuno, non ci siamo fatti aiutare ed ora la situazione è pesante. Non mi fido più.
Quello che mi fa disperare sono in sostanza due cose: il non riuscire più a fidarmi di lui (sistematicamente ogni volta che recupero fiducia trovo qualcosa che mi fa capire che lui non ha dimenticato), inoltre non posso dirgli che continuo a frugare nelle sue cose. Me ne vergogno e ho paura della sua reazione. Ma non riesco a farne a meno… Vorrei però ritrovare un po’ di serenità. Grazie.
/ Manuela

Cara Manuela,
mi scusi se ho dovuto, per motivi di spazio, ridurre la sua lettera ma credo che l’essenziale si sia conservato. La situazione in cui si dibatte è emblematica dei tempi in cui viviamo e, come tale, ci riguarda tutti.La possibilità di vivere contemporaneamente in due dimensioni: una reale, insufficiente, contraddittoria e irreversibile, l’altra virtuale, illusoriamente ideale, governabile, cancellabile con un click, ci espone a conflitti difficili da risolvere. Conflitti che il cibernauta tenta di evitare ricorrendo al silenzio, alla negazione, alla bugia. Ma è impossibile tener separati i due piani dell’esistenza quando si tratta di relazioni affettive perché le passioni urgono per la loro realizzazione, vogliono essere riconosciute, condivise, apprezzate... invidiate. A un certo punto accade inevitabilmente lo scandalo della scoperta, l’irruzione di una verità che colpisce tutti: il mentitore e le persone coinvolte, da una parte e dall’altra dello schermo, con conseguenze indelebili.Mentre il dolore potrebbe essere elaborato e superato, la perdita della fiducia destabilizza il rapporto coniugale e dopo… nulla sarà più come prima.

Tanto più che, come nel suo caso, anche la vittima si scopre complice nel senso di non essersi accorta di nulla prima, di aver provocata, con la sua curiosità, la catastrofe poi. Per aver agito per difendere la famiglia, la moglie tradita si sente giustificata eppure avverte, per la sua intrusione nell’intimità dell’altro, un senso di vergogna e di colpa. Vorrebbe smettere di comportarsi come un detective, ma come si fa a non indagare quando la mancanza di fiducia alimenta il sospetto? La curiosità diventa così un habitus, una dipendenza che paradossalmente tiene viva la relazione in un alternarsi di illusioni e delusioni.Il rapporto di coppia si immobilizza così nella contraddizione «né con te né senza di te» che attualmente l’imprigiona.Lei giustamente non chiede consigli ma riflessioni ed è tutto quello che posso offrirle perché questi mutamenti catastrofici sono avvenuti così in fretta da lasciarci tutti sorpresi e impreparati. Ci vogliono testimonianze come la sua per trasformare il dolore individuale in esperienza collettiva, per trovare soluzioni condivise, per trasformarci da spettatori ad attori del nostro tempo.