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Relazioni, consigli e contraddizioni

/ 29.06.2020
di Silvia Vegetti Finzi

Buongiorno Silvia,
vorrei scrivere a Manuela (lettera del 2 giugno 2020) per una riflessione o per un aiutino, vorrei raccontare la mia piccola storia.
Vivo da sola ma ho una relazione da 25 anni con una persona che sta da me 2/3 giorni la settimana, con cui condivido un modo di vivere soddisfacente. Mai mi sognerei di lasciarlo, tanto andiamo d’accordo in tantissime cose, compreso il sesso. E ci amiamo!
Eppure, a causa della solitudine forzata per il Covid 19, mi sono messa a chattare con una persona incontrata due volte prima. Questo modo di comunicare mi ha aiutato molto, ma mi ha anche rivelato una parte di me che si era assopita. Il gioco di parole, i pensieri nascosti che uscivano all’aperto, il dire cose che si dicono solo ad un estraneo; risulta più facile, l’intesa di pensieri mai rivelati al mio compagno malgrado i tanti anni di relazione. Lo scoprire che con questo uomo c’era un’intesa intellettuale maggiore, mi ha messo in crisi. Non avendo mai avuto intenzione di lasciare il mio compagno, volevo sganciarmi da questa relazione online sempre più coinvolgente e appassionata. Ci sono riuscita quando ho intuito che questa persona aveva allacciato una relazione; quando ho intuito che c’era una persona da lui, ho troncato di botto lo scambio di messaggi. Ha vinto la fisicità con una donna che ha potuto andare a trovarlo prima di me. Io potevo tradire ma gli altri tradire me? Mai! Da ridere! Ma è possibile una relazione unica, per tutta la vita, senza che l’altro sia attratto da una personalità diversa dalla nostra? Se suo marito dice di amarla, e non poter vivere senza di lei, si ritenga fortunata che, in questo mondo pieno di stimoli e possibilità, lui si prenda solo un angolino di libertà per alleggerire la realtà, a volte pesante e carica di responsabilità. (...). Esigo troppo se le chiedessi di spedire a Manuela la mia lettera? Cordialmente e anonimamente, mi raccomando.

Cara Anonima,
non invio mai lettere personali in quanto non conosco l’indirizzo di chi scrive e poi sarebbe scorretto far irruzione nella sfera privata di qualcuno. La Stanza del dialogo offre appunto uno spazio neutro in cui ritrovarsi evitando un eccessivo coinvolgimento.

È interessante constatare che, nell’epoca della Rete, i tradimenti sono reciproci. Contrariamente al passato, quando gli uomini si permettevano di essere allegramente infedeli, mentre le adultere erano condannate senza remissione, l’accesso alla realtà virtuale ha concesso a entrambi le stesse possibilità. Eppure, come tu testimoni efficacemente, nonostante il piacere di uno scambio di parola intimo, mutevole e reversibile, vince ancora una volta il contatto fisico, l’incontro di due corpi reciprocamente attratti.

Il rapporto sessuale condiviso non è mai soltanto somatico ma sempre totalmente coinvolgente in quanto ci affidiamo all’altro disarmati, in una nudità che rivela la nostra umana fragilità.

Perdona la sincerità, ma mi sembra di capire che non è stato tanto il senso di colpa, quanto la delusione di saperti sostituita a rompere l’incanto di una passione a distanza riportandoti alla rassicurante relazione col tuo compagno storico.

Eppure, forte di essere tornata, volente o nolente, al quieto vivere di una relazione che definisci «soddisfacente», seppure non esaltante, invii a Manuela, la tua controparte speculare, una serie di consigli. Ed è qui che non mi sento di condividere la tua contraddittoria lezione di vita. Dapprima esorti Manuela a non chiedere al marito una fedeltà impossibile, a prendere con leggerezza le sue scappatelle, ad apprezzare il fatto che non intende abbandonarla. Poi la consigli saggiamente di non controllargli il cellulare perché non ne ha diritto e perché, così facendo, fa del male a se stessa. Ma infine, constatato che è la monotonia a intorpidire le relazioni, le suggerisci di «cercare stimoli anche lei, non necessariamente di chattare con qualcuno, ma almeno di rinnovarsi per essere misteriosa e affascinante».

Ma cara Anonima perché non chiedi al tuo partner, che non ha evitato che t’innamorassi di un altro, di rendersi anche lui «misterioso e affascinante»? Perché solo le donne devono sentirsi responsabili delle crisi di coppia, perché spetta solo a noi il compito di renderci affascinanti mentre i nostri partner attendono immobili, sulla riva del fiume, l’arrivo di una donna nuova, capace di riaccendere una passione spenta? La parità comporta sempre la reciprocità.