Sono della fine di dicembre dello scorso anno le notizie stando alle quali il Consiglio dell’USI avrebbe deciso di avviare i lavori per la realizzazione della casa della sostenibilità ad Airolo. A sua volta il Consiglio comunale di Airolo è intenzionato a sostenere finanziariamente questo progetto. Nel medesimo periodo, a chi legge i giornali, non sarà sfuggito il commento sulla politica regionale nazionale, pubblicato sulla NZZ, da Romed Aschwanden, direttore dell’Istituto urano per le culture alpine. Si tratta di un’antenna dell’università di Lucerna, che funziona da due anni ad Altdorf. Aschwanden, nel suo intervento, proponeva di cambiare ancora una volta l’orientamento della politica federale per le regioni di montagna facendola diventare una politica per la sostenibilità. Così facendo i criteri che dovrebbero guidare gli aiuti concessi dalla stessa non dovrebbero più essere la capacità esportatrice e il valore aggiunto dei progetti, ma, per l’appunto, il loro possibile contributo alla sostenibilità.
Ora è chiaro che in un articolo di giornale non è possibile sviluppare l’insieme degli argomenti che possono motivare una simile proposta. Chi scrive rileva comunque che l’accenno alla sostenibilità comincia a farsi frequente quando si discutono degli obiettivi di sviluppo di regioni in crisi come è la maggioranza delle regioni delle nostre Alpi. Anche l’iniziativa dell’USI ad Airolo si ispira a questo tipo di politica. Come i lettori sanno la sostenibilità vuole garantire non solo tassi di crescita del Prodotto interno lordo, ma anche migliorare la situazione ecologica e quella sociale. Altro principio di questa politica è quello di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere le possibilità delle generazioni future. Siccome la dimensione dei problemi sociali e, soprattutto, quelli ecologici dipendono in modo significativo da quella del tasso di crescita del Pil per crescere in modo sostenibile, bisogna trovare i compromessi che consentano di realizzare i tre ordini di finalità in misura soddisfacente, per il presente e per il futuro. Con grande probabilità le soluzioni sostenibili saranno anche soluzioni nelle quali la crescita quantitativa dell’economia sarà più contenuta. All’interno della Svizzera, già oggi, vi sono situazioni di sviluppo maggiormente sostenibili di altre. Da questo punto di vista la situazione peggiore l’abbiamo negli agglomerati urbani. Nelle zone di montagna, invece, la sostenibilità del processo di sviluppo è maggiore proprio perché i tassi di crescita sono molto meno importanti. Vediamo il caso del Canton Ticino.
Il territorio del Cantone Ticino può oggi essere suddiviso in due regioni: le regioni urbane che occupano la metà della superficie e quelle di montagna che ne occupano l’altra metà. Le prime si sviluppano, economicamente parlando, più rapidamente delle seconde. Un buon indicatore della sostenibilità dello sviluppo di queste due regioni è rappresentato dal tasso di crescita annuale della popolazione. Dal 1960 al 2018, la popolazione del Cantone è aumentata di 178’288 abitanti. Il 99% di questo aumento è avvenuto nelle regioni dei nostri quattro agglomerati urbani. In termini di tassi di crescita della popolazione possiamo così constatare che mentre la popolazione delle regioni urbane è aumentata, nel periodo indicato, a un tasso annuale, poco sostenibile, dell’1,45%, quella delle regioni di montagna è cresciuta a un tasso annuale sostenibile pari solamente allo 0,07%. La velocità con la quale cresceva la popolazione delle regioni urbane consentiva loro un raddoppio di popolazione, poco sostenibile, ogni 50 anni. Nelle regioni di montagna ci sarebbero invece voluti più di dieci secoli per raddoppiare la popolazione residente. L’indicatore demografico ci dice quindi che la crescita delle regioni di montagna è più sostenibile di quella delle regioni urbane. Ma anche gli altri indicatori socio-economici ci danno indicazioni di questo tipo.
Parlare di sostenibilità nelle regioni di montagna è quindi un po’ come sfondare una porta aperta. Ma può darsi che gli istituti e le antenne universitarie che si stanno creando in queste regioni, a Altdorf come ad Airolo, di fatto vogliano studiare come sia possibile trasferire la secolare esperienza in sostenibilità delle regioni di montagna verso le regioni che, invece, per il momento continuano a svilupparsi in modo non sostenibile. Cominciando dalla componente demografica.
Regioni di montagna e sviluppo sostenibile
/ 17.01.2022
di Angelo Rossi
di Angelo Rossi