Dei pendolari, i lavoratori che, per recarsi al loro luogo di lavoro, devono spostarsi in un comune diverso da quello in cui sono domiciliati, siamo abituati a parlar male anche se a questa classe appartiene più del 70% delle persone attive, residenti in Ticino, e più di 70’000 frontalieri. Ne parliamo male perché i pendolari, nelle ore di punta, rallentano enormemente il traffico e sono all’origine di una parte dell’inquinamento fonico e dell’aria di cui tutti noi facciamo le spese. Recentemente si è venuti a sapere che Lugano, dopo Ginevra, è la città più rumorosa della Svizzera. È anche probabile che Lugano sia nei primi posti della classifica delle città svizzere per l’importanza relativa dei flussi di pendolari. Il problema è conosciuto ma sembra che, finora, non si sia riusciti a porgli rimedio. Adesso nuove informazioni, pubblicate su «DATI», la rivista del nostro ufficio cantonale di statistica, da Lisa Bottinelli, Michele Rigamonti e Barbara Lupi, fanno sperare in bene.
Il fatto è che tra il 2017 e il 2019 i flussi dei pendolari, che si muovono entro le frontiere nazionali, sono diminuiti, in Ticino, del 13,6%. La situazione in materia di code e inquinamento sarebbe quindi dovuta migliorare perché se i pendolari diminuiscono, calano anche i veicoli in circolazione durante le ore di punta. Come ci spiegano gli autori dello studio citato qui sopra in effetti, però, non è proprio così. L’indebolimento dei flussi di pendolari, registratosi tra il 2017 e il 2019 è infatti dovuto per una buona parte all’adozione di un nuovo sistema di rilevamento. Sempre stando agli autori citati, non si sa perché il nuovo sistema conti meno pendolari del vecchio.
Ciò nonostante l’Ufficio federale di statistica assicura che il nuovo metodo è migliore. Accantoniamo quindi la discussione sul metodo per occuparci di altri aspetti interessanti trattati nell’articolo di «DATI». Per esempio la constatazione che nel 2019, per la prima volta da che esistono le statistiche sui pendolari, i flussi dal Sottoceneri al Sopraceneri sono diventati più importanti di quelli in direzione contraria. Gli autori dell’articolo sui pendolari non approfondiscono le ragioni di questo cambiamento. Si tratta comunque di una piccola rivoluzione che può essere stata originata sia dalle attuali difficoltà nelle quali si trovano i poli di occupazione del Sottoceneri, sia dalla tendenza, che si nota da diversi anni, che porta la manodopera residente nel Cantone a preferire posti di lavoro nel settore pubblico o nelle attività del parapubblico piuttosto che in quelle del settore privato. Un altro aspetto interessante concerne gli scambi di lavoratori del Ticino con altri cantoni.
Data la distanza che lo separa dai cantoni transalpini questi scambi sinora erano piuttosto limitati e concernevano praticamente solo il Moesano. Gli autori dello studio che commentiamo si sono chiesti se la realizzazione della galleria ferroviaria di base del S. Gottardo potrebbe però aver cambiato questa situazione. Purtroppo sembra che la sua apertura non abbia sin qui avuto nessun effetto importante sulla portata dei flussi intercantonali di pendolari. C’è però un ulteriore aspetto di questa evoluzione che merita di essere segnalato. Confrontando l’evoluzione dei flussi intercantonali di pendolari che hanno un saldo positivo per il Ticino con quella dei flussi migratori che, invece, hanno un saldo negativo, i collaboratori dell’USTAT si sono chiesti se la migrazione intercantonale pendolare nel beve termine (si pensa, in questo caso, soprattutto dei ticinesi che vanno fuori cantone) possa prefigurare il trasferimento definitivo nel medio o nel lungo termine.
Si tratta di una questione interessante che viene ad arricchire il dibattito sull’evoluzione negativa dei movimenti migratori intercantonali degli ultimi anni. Purtroppo la statistica non può dare risposta a questo interrogativo. Per poterne trovare una bisognerebbe esperire un’inchiesta tra le persone che si sono trasferite fuori cantone di recente. Altrettanto interessante, aggiungiamo noi, sarebbe poter stabilire se questa possibile sequenza tra pendolarismo e emigrazione possa valere anche per i pendolari che dal resto della Svizzera vengono a lavorare in Ticino anche se, occorre ammetterlo, le grandi attese sollevate prima dell’apertura della galleria ferroviaria di base, in quanto a pendolarismo e migrazione in entrata dal Resto della Svizzera, sono andate finora deluse.