Quando l’idillio arriva alla fine

/ 09.11.2020
di Angelo Rossi

Lisbeth Eller Van Ligten è un’operatrice del sociale che vive da qualche decennio in Ticino. Nata a Gurtnellen, da bambina ha sempre sognato di andare a vedere che cosa c’era oltre l’enorme il massiccio del Gottardo che aveva davanti alle finestre di casa sua. Prima di arrivare in Ticino, però, ha compiuto, per ragioni personali e professionali, un lungo itinerario che l’ha portata dapprima a Zurigo e poi in America. Alla fine ha potuto coronare il suo sogno e si è installata con il marito in Ticino. Ticino einfach è il titolo del suo primo libro dedicato all’emigrazione degli svizzeri tedeschi nella nostra plaga. È stato pubblicato da Rezzonico diversi anni fa e raccoglieva testimonianze di confederati sui problemi della loro installazione in Ticino.

Ora l’autrice pubblica un secondo libro, Ticino retour, presso la Gisler 1843 AG di Altdorf, dedicandolo al nuovo fenomeno del ritorno a casa degli svizzeri tedeschi. Sappiamo che, da diversi anni, il saldo del movimento migratorio del Ticino con il resto della Svizzera è diventato negativo. Non solo perché molti giovani ticinesi lasciano il Cantone per cercare un’occupazione all’altezza dei loro titoli oltre San Gottardo, ma anche perché il flusso di ritorno degli anziani svizzero-tedeschi è diventato molto consistente. Sono le persone in età che, dopo aver soggiornato in Ticino per diversi anni, talvolta anche per decenni, si decidono a tornare nelle loro regioni di origine. Attenzione però: l’aumento dei flussi di ritorno degli svizzero-tedeschi anziani non è dovuto a una perdita di attrattiva del Ticino per i pensionati svizzero-tedeschi. Le statistiche che cita la Van Ligten dimostrano che anche l’effettivo degli immigranti in età continua ad aumentare. Tuttavia l’effettivo dei confederati anziani che tornano oltre San Gottardo aumenta più rapidamente di quello di coloro che scelgono di domiciliarsi in Ticino. Si tratta probabilmente dell’ultima fase del ciclo migratorio che vede le persone scegliere di dimorare in regioni diverse a seconda della fase di vita nella quale si trovano.

Come dimostra l’autrice di questo opuscolo, i motivi che portano gli svizzero tedeschi in età a decidere di tornare a casa sono numerosi e, in molti casi, si sovrappongono. Dal ricco ventaglio di testimonianze personali raccolte dalla Van Ligten emergono comunque due tipi di spiegazione principali. Il primo è collegato al venir meno della condizione fisica. L’accesso ai servizi di cui abbisogna una persona anziana è, in Ticino, più difficoltoso – non da ultimo per via della lingua – che nelle regioni dell’Altipiano. Se poi, per il progredire dell’età e degli acciacchi, la persona anziana deve rinunciare alla patente e alla mobilità indipendente, la decisione di ritornare oltre San Gottardo può maturare anche rapidamente. Tanto più quando oltre San Gottardo si trovano i figli e i nipoti che si vorrebbe avere più vicini. Da questo punto di vista varrà la pena di notare che il miglioramento nelle condizioni di trasporto, consentito dall’apertura della NEAT, non sembra aver avuto un’influenza significativa nel risolvere il problema della lontananza degli affetti. Il desiderio di riavvicinarsi ai famigliari aumenta poi quando uno dei coniugi muore e il coniuge sopravvissuto deve lottare contro la solitudine. A questo punto interviene l’altro tipo di spiegazione. Per molti anziani confederati la decisione di tornare oltre San Gottardo è il riconoscimento di non essere riusciti ad integrarsi nella società ticinese. Da questo punto di vista l’ostacolo maggiore sembra essere l’insufficiente conoscenza della lingua. Si tratta di una carenza che nella maggior parte dei casi non si può eliminare, nonostante nel Cantone vengano offerti corsi di italiano anche per i pensionati.

Ripetiamo da ultimo che l’aumento della migrazione di ritorno dei confederati anziani non si basa su una perdita di attrattiva del Ticino anche se non mancano, nelle testimonianze raccolte dalla Van Ligten, gli accenni al peggioramento delle condizioni ambientali (il Ticino di oggi non è più il Ticino di ieri) e le critiche, di più di una pensionata, al Ticino che sembra addirittura aver perso il treno dell’emancipazione femminile.