Attualmente la gestione delle finanze cantonali è, da noi, orientata verso un contenimento della spesa. L’obiettivo è di raggiungere la parità nel conto economico entro il 2025. Da quattro anni a questa parte, però, le finanze del Canton Ticino stanno vivendo un periodo particolarmente turbolento. Secondo noi il grado di torbidità può essere misurato dai cattivi valori del risultato annuale del conto economico e dall’aumento del debito pubblico. A preoccupare l’opinione pubblica è sempre l’andamento del debito pubblico specie quando il nuovo indebitamento sembra non voler cessare di crescere. Vediamo le cifre. Nel 2016 il debito pubblico era pari a circa 1940 milioni di franchi. Fino al 2019 è restato su questi valori. Poi, dal 2019 al 2022, è aumentato di quasi il 22% superando la barra dei 2 miliardi. Alla fine dell’anno scorso, infatti, era pari a 2290 milioni di franchi. Molti lettori penseranno che la ragione di questa evoluzione non possa essere che un fatto eccezionale: la pandemia di Covid e gli impegni finanziari supplementari generati dalla stessa. Può darsi che sia così, ma ci sono altri Cantoni che, più o meno nello stesso periodo, sono riusciti a ridurre in modo sostanziale il loro debito pubblico.
Per esempio il Canton Argovia, che aveva un debito pubblico di 2350 milioni nel 2016, è riuscito a ridurlo fino a 1721 milioni alla fine del 2022. Si tratta di una riduzione del 26% in 6 anni. Il Covid dunque non ha indotto dappertutto il medesimo aumento del debito pubblico. Ci sono stati Cantoni, come per l’appunto Argovia, che pare abbiano saputo far fronte alle spese straordinarie della pandemia utilizzando le entrate ordinarie, senza dover ricorrere a un nuovo indebitamento. Sono evidentemente esempi da studiare e, se possibile, da imitare. Intanto, però, la gestione finanziaria del Canton Ticino è quella di un’azienda che, se non intervengono decreti autoritari di taglio delle spese o la manna della Banca nazionale, non riesce a far quadrare i conti con le sue entrate. Nel periodo 2017-2021 il Cantone ha avuto bisogno in media ogni anno di una cinquantina di milioni dagli istituti di credito per finanziare la sua spesa. Intendiamoci: l’aumento del debito pubblico non è regolare. Di solito il suo ciclo è influenzato dall’andamento degli investimenti. Quando il Cantone investe molto, il debito pubblico conosce un forte aumento che però si sminuisce nel tempo. Questo andamento può essere definito come virtuoso perché in un caso del genere l’aumento del debito pubblico serve a finanziare infrastrutture e strutture necessarie alla comunità cantonale. L’impennata del debito pubblico ticinese degli anni 2019-2021, dovuta unicamente all’aumento della spesa corrente determinato dalla pandemia di Covid, era invece preoccupante proprio perché aveva ridotto di molto i mezzi per finanziare gli investimenti.
Ora, i risultati della gestione 2022 sembrerebbero indicare che una svolta è in atto. Il debito pubblico del Cantone, è vero, è cresciuto ancora di un po’ più di 90 milioni. Ma la spesa corrente non è aumentata che di un milione di franchi. Questo significa che il Cantone ha ripreso a indebitarsi per finanziare gli investimenti. Nel consuntivo dello scorso anno gli stessi sono infatti cresciuti del 25% rispetto al 2021. Ci si può chiedere come abbiano fatto i responsabili delle finanze cantonali a ottenere questa svolta nell’evoluzione del debito pubblico, dal poco desiderabile al virtuoso. Adottando quella che io, un tempo, avevo definito la «Strategia Generali», dal nome del consigliere di Stato che per primo, a memoria mia, l’aveva adottata facendo uscire le finanze del Cantone, in un paio d’anni, da una situazione di forte crisi, nella prima metà degli anni Ottanta dello scorso secolo. Questa strategia si basa su una prudente sottovalutazione dei ricavi che obbliga, nel preventivo, a procedere a una riduzione significativa della spesa. Nonostante questa riduzione, il risultato d’esercizio preventivato resta però largamente negativo, giustificando così i tagli alla spesa. In realtà, poi, i ricavi aumentano molto al di là di quanto iscritto nel preventivo. Pur non riuscendo a ridurre la spesa nella misura immaginata, le previsioni preoccupanti consentiranno comunque di contenerla nei valori dell’anno precedente. E così il risultato d’esercizio risulterà, come di fatto è successo l’anno scorso, largamente migliore di quello stimato, consentendo al Cantone di ritrovare i mezzi necessari per rilanciare gli investimenti.
Quando l’aumento del debito pubblico è virtuoso
/ 11.09.2023
di Angelo Rossi
di Angelo Rossi