Che due istituzioni responsabili del buon andamento della nostra economia come il Dipartimento delle Finanze e dell’economia e la Camera di commercio e dell’industria prendano posizione, il medesimo giorno, sulle sue possibilità di rilancio è un fatto raro. È successo all’inizio del luglio di quest’anno. La prima a farsi viva è stata la Camera di commercio e dell’industria sulla pagina che ogni tanto fa apparire sul «Corriere del Ticino.» Martedì 6 luglio il suo Direttore vi ha pubblicato un lungo articolo per parlare dapprima delle imposte e poi dell’economia in generale.
Per quanto riguarda le imposte egli ha praticamente invitato i lettori a congratularsi con sé stessi perché, approvando, nel 2020, la riforma tributaria, hanno di fatto anticipato l’introduzione del minimo di tassazione per le persone giuridiche proposto, a livello internazionale, all’inizio di questo mese, dall’OCSE. Questa organizzazione ha concluso, a fine giugno, i suoi lavori sulla tassazione delle grandi aziende raccomandando una tassazione minima globale del 15%. La stessa aliquota è stata in seguito accettata anche nella riunione del G20 di due settimane fa a Venezia. Si tratta, come sottolineava il Direttore della CCI nel suo intervento, né più, né meno, che dell’aliquota che verrà probabilmente introdotta in Ticino con la riforma tributaria di cui sopra. Una buona ragione, secondo lui, per non indugiare a introdurla.
Quanto all’economia egli precisava soprattutto cosa avrebbe dovuto fare lo Stato oltre alla riforma fiscale per migliorare le condizioni quadro, ossia quelle condizioni che definiscono l’attrattiva di una regione per i capitali che vengono da fuori. Nel pomeriggio dello stesso giorno, e questa non è sicuramente una coincidenza, il Dipartimento dell’economia e delle finanze convocava una conferenza stampa per comunicare le prime conclusioni raggiunte dal suo Gruppo strategico per il rilancio del Paese. Nelle loro raccomandazioni i membri di questo gruppo si sono concentrati su 4 ambiti di intervento: primo, la ricerca e l’innovazione; secondo, la formazione; terzo, le amministrazioni pubbliche e l’infrastruttura (quella digitale in particolare) e, quarto, la responsabilità sociale delle imprese. Non possiamo affermare che le raccomandazioni fatte dal gruppo di lavoro dipartimentale siano una copia-carbone di quelle fatte dal Direttore della CCI.
Possiamo però sostenere che tra le due liste di raccomandazioni, quella della CCI e quella del gruppo dipartimentale, c’è molto in comune. E questo non è sicuramente un male. Favorire la ricerca e l’innovazione, migliorare la formazione professionale, digitalizzare l’operato dell’amministrazione pubblica e rendere la stessa più «leggera», aggiornare l’infrastruttura digitale, sono tutte raccomandazioni che possono essere sostenute a occhi chiusi. Questo anche perché fanno parte di un patrimonio di consigli che è oggi condiviso da tutte le istituzioni che si interessano dello sviluppo economico, in tutti i paesi del mondo. Qualcuno, di recente, con riferimento ai problemi di rilancio di altre regioni sviluppate del globo, li chiamava gli «evergreens» del discorso strategico delle amministrazioni pubbliche. Anche le raccomandazioni del quarto ambito di intervento proposto dal gruppo di lavoro dipartimentale, riguardanti la responsabilità sociale delle imprese, possono essere condivise ed è forse un peccato che nel testo del Direttore della CCI questo tema non trovi nessun accenno.
Secondo noi, però, prima di fare delle raccomandazioni, bisognerebbe poter capire quali sono le ragioni per le quali l’economia ticinese ha oggi bisogno di essere rilanciata. Il rilancio è necessario perché l’economia ticinese sembra in declino. A partire dal 2015, le chiusure e i trasferimenti di aziende – in particolare del terziario – sono aumentati in misura significativa e, in secondo luogo, la popolazione del Cantone (in particolare quella della città di Lugano) è in diminuzione. E se Lugano claudica, il Ticino rischia la paralisi. La causa principale di questa involuzione è rappresentata dalla rivalutazione del franco. E contro l’influenza negativa di questo fenomeno sulle condizioni quadro delle loro economie per i Cantoni, purtroppo, non c’è nulla da fare!
Purtroppo c’è poco da fare!
/ 19.07.2021
di Angelo Rossi
di Angelo Rossi