Il 19 giugno 1269 il Re di Francia Luigi IX emanò un editto secondo il quale gli ebrei trovati in pubblico senza la prescritta rouelle (latino: rota, un segno di riconoscimento in genere di tessuto) avrebbero dovuto pagare una multa di dieci lire d’argento. La misura fu presto adottata e ribadita anche dai Consigli delle maggiori città di Francia negli anni successivi, espediente destinato ad incontrare poca o punta opposizione, ideale dunque per rimpinguare i pubblici forzieri. La decisione certo non encomiabile del monarca francese appare retrospettivamente tanto più sconsolante qualora si pensi che il San Luigi, canonizzato tanto dalla Chiesa Romana quanto da quella Anglicana, si era peraltro distinto per misure «umanitarie» e «moderne» quali furono l’abolizione del processo per ordalia e l’introduzione della presunzione d’innocenza nell’istruttoria giudiziaria. Questo soltanto basti a dare la misura di quanto «ovvio» fosse (già?) ai tempi «prendersela con gli ebrei», per così dire.
L’obbligo di portare cuciti agli abiti segni distintivi della condizione ebraica aveva peraltro una lunga preistoria. Era stato, infatti, il Califfo Omar II ancora nel 717 a ordinare agli ebrei di indossare marchi distintivi sugli abiti. Un secolo più tardi il Califfo Mutawakkil ripropone la misura ai cristiani, che da allora dovranno portare un distintivo di color del miele sul petto e sulla schiena. In Europa la misura fu introdotta dal governatore saraceno della Sicilia nell’887. Secondo l’ordinanza il distintivo doveva essere a forma d’asino e marcare non solo gli abiti ma anche lo stipite delle porte della case ebraiche, mentre si ingiungeva di portare una cintura gialla e speciali copricapi. Si deve peraltro al Quarto Concilio Vaticano e all’autorità di Papa Innocenzo III (1215) l’estensione dell’obbligo per gli ebrei di indossare abiti speciali in tutta la Cristianità. Innocenzo III sarà ricordato per il suo impegno nella lotta contro le eresie, e nella fattispecie contro l’eresia catara che fece estirpare con la Crociata contro gli Albigesi.
La stretta contro le deviazioni ereticali portarono alla messa a punto delle prime misure giudiziarie della cosiddetta Inquisizione Medievale, rafforzate da Innocenzo IV con la legittimazione della tortura e poi estese da Giovanni XXII alla persecuzione dei reati di stregoneria. Come si è variamente rimarcato nel dibattito storico, si è di fronte ad una svolta epocale nella struttura profonda della cultura europea: giudaismo e credenze magico-folcloriche di ogni sorta vengono sussunte all’interno di uno schema culturale che da dominante ma certo non ancora universale passa ad essere totalizzante ed egemonico. Nessuno scampo per nessuno: o dentro o fuori. L’obbligo di identificazione mediante la rota gialla (od equivalenti) marca anche l’inizio del periodo storico di maggiore esposizione alla persecuzione da parte degli ebrei. Certo, episodi anche cruenti di violenza contro gli ebrei da parte degli abitanti delle città di tutta Europa non erano sconosciuti fino ad allora. Se si trattava di una condizione cronica e profondamente radicata nella cultura popolare europea, essa si esprimeva in episodiche esplosioni di violenza alle quali le autorità rispondevano con misure che erano essenzialmente di ordinaria amministrazione per il mantenimento dell’ordine pubblico.
Con il XIII secolo inizia un periodo di complesso e spesso confuso dibattito che finisce per mettere in discussione la stessa natura del giudaismo nei confronti della religione dominante. Fino ad allora il giudaismo non era considerato eretico in quanto tale – o meglio, le posizioni teologiche che spingevano in quella direzione erano largamente minoritarie. Con il procedere della Riconquista della penisola iberica culminata con l’annessione al Regno di Castiglia del Regno di Navarra (2 gennaio 1492) si poneva il problema del cosiddetto «criptogiudaismo». Fra la fine del XIV e la fine del XV secolo gli ebrei delle regioni riconquistate ai Musulmani erano stati forzatamente convertiti. Molti però avevano ritenuto segretamente l’osservanza della Legge di Mosè, al punto da rendere necessaria l’istituzione dell’Inquisizione prima in Spagna (1480) poi in Portogallo (1536-1540). Suo scopo principale era l’estirpazione del «critpogiudaismo» di ritorno da parte dei cosiddetti marrani – questa sì, senza ombra di dubbio – considerata una forma di eresia. La condanna al rogo colpiva gli ebrei che, convertitisi al cristianesimo, «ricadevano» nelle antiche pratiche rifiutandosi di pentirsene. Un percorso che, a partire da un semplice distintivo, porterà dritto ai campi di sterminio.