Il bisogno di rallentare la nostra vita, tutta orientata all’efficienza, cercando di resistere a velocissime rincorse che la privano della sua qualità e del suo senso, è un sentimento sempre più diffuso e condiviso. Questo sentimento di malessere esistenziale comincia ad esprimersi anche in diverse proposte concrete: non più solo nuove visioni della vita ma pure occasioni che ci mettano in condizione di realizzarle. Sono proposte che mirano tutte a contrastare l’idea dominante secondo cui la velocità sarebbe compagna sempre gradita e insostituibile.
Ecco un paio di esempi tratti dalla cronaca recente. La catena Jumbo, nei Paesi Bassi, aprirà a breve, nei suoi supermercati, la cosiddetta «cassa lenta», una corsia al rallentatore nella quale è facile immaginare cassiere e cassieri più rilassati e comunicativi e clienti sereni e sorridenti che scelgono di aspettare tranquillamente il loro turno. Possibili resistenze da parte di imprese che tendono a potenziare le casse automatiche, con relativa diminuzione del personale, sono senz’altro prevedibili. C’è comunque da sperare che la novità possa diffondersi, non solo per alleggerire la solitudine di molti anziani, offrendo loro momenti di socializzazione, qualche chiacchiera spensierata ed estemporanea, borsellino in mano. L’idea è infatti interessante anche perché a tutti, compresi i giovani più affaccendati, questo presentarsi della lentezza come opzione davanti ai propri carrelli potrebbe suggerire domande spesso impensate. Quanta fretta ho? Che cosa mi spinge a calcolare con estrema precisione, fin nei minimi dettagli, ma di fatto spesso sbagliando e imprecando, quale sia la coda più veloce?
Un’altra novità arriva sempre dai Paesi Bassi con il «treno lento» che offre una tranquilla notte di sonno nel viaggio tra Amsterdam a Zurigo. Niente code in aeroporto né stress da coincidenze. Con slancio forse davvero eccessivo, la nuova offerta è stata definita «viaggio filosofico».
Senza esagerarne l’importanza, queste nuove possibilità sono segni visibili del tentativo di rimettere in movimento aspetti oggi sempre più trascurati della nostra esperienza del tempo. Esperienze oggi soffocate proprio dal mantra della velocità che ci costringe a vivere nel cosiddetto tempo reale, senza permetterci di stare nel tempo, di sostare nei suoi momenti, di percepire i suoi passaggi, e soprattutto di abitare i luoghi in cui sperimentarli. Questi luoghi del tempo sono i luoghi dell’anima in cui risuona il senso del nostro vivere. Perché la lentezza è innanzitutto un sentimento, un’esperienza intima che può prescindere dalla giostra impazzita del vivere sulla superficie del tempo. È il tempo dell’interiorità. Riappropriarci dei luoghi della lentezza può significare anche imparare ad abitare in altro modo la velocità spesso ineludibile del vivere quotidiano. La lentezza sperimentata nel nostro mondo interiore può permetterci di riconoscere il valore dell’attesa, dell’attendere che nutre l’attenzione, in una relazione armoniosa con noi stessi e con la presenza degli altri. La lentezza custodita nell’animo può insegnarci anche a sostare nel desiderio, a non sacrificare il suo valore esistenziale, la tensione ideale che sempre lo abita. Ci invita a non consegnarlo al bisogno di realizzarlo, o meglio di consumarlo, subito. Insomma, questa lentezza coltivata nel nostro sentimento di interiorità può proteggerci dai richiami di un mondo ridotto a merci da assumere e scambiare velocemente, relazioni umane e sentimenti compresi. Dal nostro intimo vissuto della lentezza possono infatti nascere e fiorire nuove posture, più attente al valore della vita anche in un mondo inevitabilmente sempre più veloce.
Concludo con le illuminanti parole di Luis Sepulveda, straordinario narratore scomparso l’anno scorso. «Quando il mio nipotino mi ha posto un quesito sulla lentezza gli ho detto: lasciami un po’ di tempo e risponderò alla tua domanda». È nato così il suo splendido racconto Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza. La lumaca si chiama Ribelle e intraprende un viaggio, portandosi addosso tutta la sua lentezza: un viaggio che è metafora del camminare lentamente dentro la vita e dentro le sue domande di senso. La lumaca Ribelle si mette in viaggio, camminando dentro tutti i tempi della lentezza. È alla ricerca di risposte alle proprie domande e nell’incontro con altri animali impara a comprendere le vite degli altri e impara a riconoscervi il cosmo di cui tutti facciamo parte. La storia della lumaca Ribelle è la storia di chi non si accontenta di ciò che è lì da vedere e lentamente, nei tempi lunghi dell’attenzione, allunga lo sguardo altrove.