Prati di narcisi sopra Montreux

/ 28.05.2018
di Oliver Scharpf

Dal 1897 al 1957 a Montreux, in maggio, c’era la festa dei narcisi. Un anno si sono esibiti anche i Balletti Russi e una delle ultime edizioni è stata trasmessa in eurovisione. A milioni si raccoglievano sopra Montreux e sulle altre alture della Riviera. Prati interi si ricoprivano di narcisi bianchi. «La neve di maggio» era chiamato questo fenomeno il cui declino è incominciato a fine anni sessanta a causa dell’agricoltura intensiva. Nel 1999 però è stata fondata un’associazione in difesa dei narcisi che si è data un gran daffare per arginare in tempo, la sparizione di questi prati unici. Di regola, dai primi di maggio, si possono ammirare a Glion, verso metà maggio a Les Avants, da metà maggio a fine maggio meglio Les Pléiades, sopra Vevey. 

Un pain au chocolat come Dio comanda e un caffè americano alla confiserie Zurcher e via, sul treno panoramico delle 8.53 che sale idilliaco verso l’Oberland bernese. La notizia è sulla bocca di tutti: i narcisi sono in fiore. Una signora è tutta agitata, ora lascia il marito da solo per incollarsi al finestrino dall’altro lato, verso il lago. I primi narcisi si avvistano a monte e lei rimane lì con un pugno di mosche. Subito dopo eccoli ancora copiosi su in alto, ai margini delle pinete. Glieli indico e scendo, alle mie spalle sento solo «Oh!». La stazioncina di Les Avants (968 m) è uno chalet. Epicentro da sempre della fioritura dei narcisi, qui c’è anche un grand hotel convertito in scuola cattolica femminile di lusso. Esposta dentro, dietro le vetrinette impolverate di un ufficio postale chiuso da anni – oltre a un paio di incredibili cartoline datate 1909 con su elegantissime ragazze d’epoca in mezzo a una miriade di narcisi sul prato scosceso – c’è una curiosa scatola illustrata per spedire i narcisi in tutto il mondo. M’incammino lungo la strada accanto ai binari. Nei primi anni sessanta su questa strada, in questo periodo, c’era un traffico tale per andare a raccogliere i narcisi che la strada era a senso unico. Un treno apposta collegava poi Basilea a Les Avants. Lascio la Route des Narcisses per un sentiero. Appena prima di entrare nel bosco, proprio alla fine della prima decade di maggio, ecco un angolo dove la densità dei Narcissus radiiflorus è notevole. Infatti è uno dei declivi curati dall’associazione Narcisses Riviera e un cartello dice di non calpestarli e non raccoglierli. Ai bei tempi «Le Messager» e «La Feuille d’avis de Lausanne» – dal 1975 diventato il «24 heures» soprannominato da sempre, chissà perché, «La Julie» – avevano indetto un concorso. Vinceva chi ne raccoglieva di più in un metro quadro: il record è di una certa Francine Dubochet con 1787. 

Narcisi a parte, il posto è meritevole di una passeggiata. Ieri ha piovuto a dirotto ma oggi fa bello: sullo sfondo svetta il Dent de Jaman, giù s’intravede un pezzetto di Lemano e un po’ di Montreux. È qui in questi prati, da quando aveva preso stanza al Palace, che Nabokov saltellava a caccia di farfalle. Entro nel bosco e respiro a pieni polmoni l’aria fresca filtrata attraverso le conifere dall’odore balsamico. Qualche morchella completerebbe il quadro, ma butto l’occhio distratto, oggi caccia aperta solo per i narcisi. Senza parole rimango all’uscita della foresta. Un pendio è tutto pieno di narcisi come nelle cartoline novecentesche. Un granaio abbandonato alla fine della scarpata fiorita all’inverosimile, aggiunge un contrappunto a questa festa silenziosa per gli occhi. Avevo preso sottogamba le parole di Eugène Rambert del 1866, considerandole un po’ esagerate: «Se non si è mai vista la fioritura dei narcisi su qualcuna delle nostre montagne, e specialmente su quelle che dominano Montreux, è molto difficile farsene una giusta idea». 

Di buon passo, in un’oretta abbondante raggiungo Sonloup, stazione di arrivo della funicolare ultracentenaria. Oltre i milleduecento metri, in località Pacoresse, ci dovrebbe essere un posto di narcisi. Trovato: la fioritura è imponente. Forse è anche la pendenza di questi prati, assieme al contesto, a procurare l’incanto. Una ragazza tutta arrossata per la salita, macchina fotografica seria al collo, s’inginocchia per catturarli in primo piano. Da vicino impressionano i sei tepali movimentati, come mossi dal vento. La piega dello stelo protesa in avanti è spavalda, carismatica, fotogenica. Ne colgo uno da mettere all’occhiello del parka blu slavato dell’esercito tedesco. Per un paio di ore qui è permesso a tutti il narcisismo. Toccando con mano mi rendo conto che non sono per niente fragili come credevo, inaspettatamente spedibili. La mia stima va a una coppia di vecchietti che posteggia la macchina vicino al prato: lui vestito desueto da giorno di festa, si accende una sigaretta, la moglie raccoglie, ai margini, narcisi a tutto spiano come una volta. Da qui si vede, sapendo dove guardare – vedo dove devo è il motto di oggi – lo chalet Monet. Uno chalet rococò nel punto forse più strategico di Les Avants dove dal 1964 viveva Joan Sutherland (1926-2010): incomparabile soprano australiano soprannominata dai melomani «La Stupenda».