Potere d’acquisto: a perderci sono le classi medie

/ 19.06.2023
di Angelo Rossi

Nel nostro ultimo articolo abbiamo discusso degli argomenti che vengono avanzati per spiegare il relativo ristagno dei salari reali nel nostro Paese. Relativo perché nel corso degli ultimi due decenni il tasso di aumento annuale di questi salari è stato largamente inferiore all’aumento realizzato nella seconda metà del secolo scorso. Oggi torniamo sull’argomento per presentare ulteriori informazioni che derivano da una valutazione, per il periodo 1990-2021, che la «Neue Zürcher Zeitung» ha chiesto di eseguire all’Ufficio federale delle assicurazioni sociali che può disporre dei dati sui salari dell’AVS. I risultati di questa valutazione sono stati confrontati con quelli risultanti da due statistiche sui salari dell’Ufficio federale di statistica. Per effettuare questa comparazione abbiamo calcolato il tasso di crescita annuale del salario reale, come risulta da ognuna di queste tre fonti, per tre categorie di salari definite: salari alti, salari medi e salari bassi. Partendo dal tasso di aumento dei salari medi possiamo cominciare a riflettere sul colpo di freno nell’evoluzione del potere di acquisto dei lavoratori, manifestatosi durante gli ultimi tre decenni rispetto ai decenni della grande crescita, tra il 1950 e il 1970.

Per effettuare la comparazione abbiamo calcolato il tempo, in anni, che occorreva allora e che occorre oggi ai lavoratori per raddoppiare il loro potere di acquisto (o salario reale). Nel periodo tra il 1950 e il 1970, con un tasso annuale di crescita del salario reale pari al 2,8%, al lavoratore occupato in Svizzera occorrevano 25 anni per raddoppiare il suo potere di acquisto. Con il tasso annuale di crescita del salario reale degli ultimi tre decenni, pari a poco più dello 0,5%, sono invece necessari al lavoratore 132 anni. Aggiungiamo che se al posto del tasso di crescita annuale del salario reale del periodo 1990-2021, o del periodo 1994-2018, prendiamo quello del periodo 2008-2020, pari a 0,36%, il periodo necessario per il raddoppio del salario reale si allunga ancora di più e raggiunge quasi i 200 anni.

Il colpo di freno subito dallo sviluppo dei salari reali da prima del 1970 a oggi è stato quindi molto brusco. Nel periodo 1950-1970 il salario reale dei figli, a un dato momento della loro carriera, era pari al doppio di quello di cui avevano potuto godere i padri, nel medesimo momento della loro carriera. Lo sviluppo dei salari reali favoriva le generazioni più giovani. Oggi non è più così perché per il raddoppio del salario reale occorrono più di 100 anni. Siccome nella maggioranza delle Nazioni la propensione al consumo, ossia la quota del reddito disponibile che viene speso per i consumi, è costante, una diminuzione del tasso di crescita dei salari reali si traduce automaticamente in una riduzione del tasso di crescita dei consumi privati e quindi in un aumento della concorrenza nel settore della distribuzione di beni e servizi. Questa evoluzione può rafforzare le tendenze alla concentrazione in questo settore.

I dati sull’evoluzione di lungo termine dei salari reali, pubblicati dalla «NZZ», consentono ancora di fare una riflessione sull’evoluzione della distribuzione del reddito tra le diverse categorie di lavoratori. Intanto osserviamo che in qualsiasi periodo di riferimento, il tasso annuale di crescita della categoria dei salari bassi e quello della categoria dei salari alti sono stati superiori al tasso di crescita della categoria dei salari medi. Sul declino delle classi medie e delle loro remunerazioni è stato scritto molto nel corso degli ultimi 40 anni anche in Svizzera. L’evoluzione dei salari reali non è che una riprova. Ma è necessario sottolineare che i salari reali medi non sono diminuiti. Sono semplicemente aumentati a un tasso inferiore a quelli dei salari reali delle classi più povere e delle classi più ricche. Di conseguenza, però, il salario reale medio si è avvicinato, nel corso degli ultimi decenni, a quello delle classi più povere mentre è cresciuta la differenza con quello delle classi più ricche. Che ne è invece della differenza di salario tra i salariati più ricchi e quelli più poveri? Con i dati dell’articolo della «NZZ» che stiamo commetando non è possibile arrivare a una conclusione su questo punto. Mentre i dati sull’evoluzione dei salari reali del periodo 1994-2018 indicano che la differenza tra il salario reale dei più ricchi e quello dei più poveri è aumentata, i dati per il periodo 2008-2020 provano invece che questa differenza è restata costante. Comunque sia, i dati delle statistiche e delle inchieste sull’evoluzione dei salari provano che a perdere di peso nella distribuzione delle remunerazioni sono stati soprattutto i salari medi.