Potenza e fortuna degli incontri umani

/ 18.04.2017
di Natascha Fioretti

Henry Jaeger è stato uno scrittore tedesco del Novecento con un movimentato trascorso criminale – era specializzato in rapine armate – che visse gli ultimi anni della sua vita ad Ascona. Come Hermann Hesse e Erich Maria Remarque, per citarne alcuni, fu un assiduo frequentatore della libreria La Rondine aperta nel 1951 da Leo Kock, pianista olandese scampato ai campi di concentramento, che nel cuore del centro creò un importante punto di incontro per scrittori ed artisti. Qui, in questo luogo che profuma di storia, letteratura e passione ho intervistato alcune delle voci letterarie presenti quest’anno agli Eventi Letterari del Monte Verità, evento sostenuto tra l’altro dal Percento culturale di Migros Ticino. E ho avuto il piacere di incontrare Henry Jaeger sotto nuove spoglie.

Ero nel bel mezzo della mia chiacchierata con Olga Grjasnowa, scrittrice tedesca di origini azere, quando tutt’a un tratto fa un salto sulla sedia e lancia un urlo che avranno sentito fino al lungolago. Mi giro e sul rustico tavolone in legno, tra i libri e un vaso di fiori, vedo camminare un gatto bianco e nero con lo sguardo curioso di chi vuole sapere che cosa sta succedendo. La giovane, autrice tra gli altri del romanzo Tutti i russi amano le betulle, ne è terrorizzata e per giunta allergica. Ho dunque subito invitato gentilmente il gatto a dileguarsi per non rovinare per sempre la mia intervista... In realtá però, grazie alla sua inaspettata comparsa, Olga ed io ci siamo fatte moltissime risate e il nostro dialogo ha proseguito con maggiore intensità e complicità. Ma non è tutto. Hans Hofmann, l’attuale proprietario, un effervescente zurighese animato da una smisurata passione per i libri, saputo del nostro incontro felino ci ha rivelato che quello era Henry Jaeger e come quella, in realtà, fosse anche la sua libreria. «Ci siamo adottati a vicenda» e ho voluto chiamarlo così perché come Henry Jaeger ha successo con le femmine.

Ora vi chiederete perché vi sto parlando di gatti. Vi faccio un altro esempio e capirete. Sempre in quel di Ascona nell’ambito degli Eventi Letterari ho avuto il piacere di sedere accanto ad un grande signore della letteratura che conoscevo di fama ma mai avevo visto da vicino. Vestito di nero dalla punta dei piedi fino al cappello, occhiali da sole inclusi, due punti di luce dati dalla barba e dalla camicia, sento che dice all’intervistatore di Rete Due che non parla tanto bene italiano e non sa se è il caso di esprimersi in questa lingua. Non vi dico lo stupore quando Alberto Manguel, in un perfetto italiano addolcito dalla cadenza spagnola, inizia a discorrere di luoghi immaginari, biblioteche, della magia della lettura e di Borges. Scrittore di origine argentine, Manguel quando, ancora sedicenne, lavorava in una nota libreria di Buenos Aires, ebbe infatti la fortuna di incontrare Jorge Luis Borges che – ormai cieco – gli chiese se volesse leggere per lui, la sera dopo il lavoro nel suo appartamento di Calle Maipù. Manguel accettò e fu per sempre toccato da questo straordinario incontro umano e letterario.

Era il 1964, non c’erano internet, mondi digitali e comunicazioni istantanee a distanza. Ieri più di oggi c’erano la fortuna e la magia degli incontri personali. Quelli che attraverso i gesti, i profumi, la luce degli occhi, il suono della voce, dischiudono mondi, iniettano sensazioni, regalano intuizioni e, soprattutto, raccontano storie. Quelli che oggi – filtrati dalle comodità tecnologiche – sembrano essere più radi e meno intensi, così compressi in vortici di vita istantanei in cui la lentezza e la profondità sono una rarità. Ma la potenza dell’incontro umano, in particolare quello casuale, la magia dei luoghi reali nei quali avviene, non potranno mai essere eguagliati da nessun mezzo, strumento, mediazione, saranno sempre il propulsore principe del nostro vivere, agire e sentire, del nostro essere umani, prima che digitali.