AutoPostale SA ha nascosto per anni degli utili finanziari per incassare più sussidi dalla Confederazione? Pochi si aspettavano qualcosa del genere: la Posta e le Ferrovie sono tuttora dei simboli nazionali, su cui, senza nemmeno pensarci, si proiettano le virtù che si ritengono elvetiche: affidabilità, precisione, onestà, spirito di servizio. Ecco dunque un perfetto scandalo elvetico, in cui sono in gioco valori identitari. I sussidi ottenuti illegalmente dalla Confederazione ammontano a 80-100 milioni di franchi in 8 anni, attorno ai 10 milioni all’anno. Poca cosa, se posti in relazione ai 38 miliardi e 780 milioni di franchi che la Confederazione elargisce ogni anno in sussidi, ma qui non è la cifra della «truffa» che conta, bensì che truffa ci sia stata.
Qualcuno dunque dovrà pur pagarne le conseguenze, e per giorni, dopo la conferenza stampa del 6 febbraio dell’Ufficio federale dei trasporti, in cui rese nota la prassi illegale della AutoPostale SA in auge fra il 2007 e il 2015 (chiedendo la restituzione di 78,3 milioni di franchi), sembrava che il Consiglio d’Amministrazione della Posta potesse licenziare la direttrice dell’azienda Susanne Ruoff. Invece la direttrice resta per ora al suo posto e l’inchiesta sul caso viene condotta internamente dal presidente del consiglio d’amministrazione Urs Schwaller. A chi ritiene che per evitare conflitti d’interesse sarebbe meglio affidare l’inchiesta ad un organismo esterno, Schwaller oppone la sua credibilità di ex politico di peso (è stato fino alla scorsa legislatura al Consiglio degli Stati per il PPD) e di essere presidente del CdA solo dal 2016, quando la prassi incriminata era stata abbandonata; inoltre un’inchiesta interna può essere condotta in tempi più brevi. Si tratta comunque di analizzare migliaia fra mail e documenti, qualche mese ci vorrà.
Solo a quel momento si potrà capire il grado di responsabilità di Susanne Ruoff, in particolare quanto grave sia stato non riconoscere questo problema contabile, considerato che nell’agosto del 2013 l’ufficio di revisione interno alla Posta aveva segnalato in un promemoria la prassi illegale della AutoPostale SA di nascondere degli utili per ottenere più sussidi. Ma al di là delle responsabilità della direttrice generale dell’azienda (il direttore della AutoPostale SA Daniel Landolf è stato pensionato immediatamente), ci sarà anche da chiedersi per quale motivo qualcuno all’interno dell’azienda abbia deciso di nascondere utili per avere più sovvenzioni. Alcune voci critiche hanno ricordato che da anni anche la Posta cerca una massimizzazione dei profitti: gli obiettivi di maggiori utili, introdotti già ai tempi del duo Ulrich Gygi (direttore generale) e Peter Hasler (presidente del CdA e già presidente del padronato svizzero), hanno forse indotto qualcuno a voler raggiungere gli ambiziosi obiettivi imposti con metodi poco ortodossi? Speriamo vivamente di no.
L’inchiesta dovrebbe anche aiutare a capire perché c’è voluto qualche anno, la tenacia del revisore capo all’Ufficio federale dei trasporti Pascal Stirnimann e l’intervento della consigliera federale Doris Leuthard per porre fine a questa prassi illegale e la Posta di fronte alle proprie responsabilità. Inoltre, qualcuno avrà ben dovuto controllare i conti della AutoPostale SA e ratificarli, perché non ci si è accorti di nulla prima? Le reazioni delle istanze coinvolte ci fanno però capire che c’è un problema di fondo nella struttura stessa di controllo. Da una parte, l’Ufficio federale dei trasporti dichiara di non avere le capacità sufficienti, 2,6 impieghi per controllare 150 aziende di trasporto e 1500 linee (ah, lo Stato snello!), e addossa la responsabilità alla società di revisione KPMG. Dall’altra, la società di revisione risponde di non essere responsabile della verifica della conformità dell’impiego dei sussidi, ma a sua volta l’Ufficio federale dei trasporti risponde dichiarando che invece sta alla società di revisione fare una valutazione delle ricadute delle leggi e di avere le necessarie conoscenze in materia di sussidi federali... Il problema però sta ancora più a monte: l’Ufficio federale dei trasporti vara le ordinanze e i regolamenti e allo stesso tempo esercita la funzione di controllo, oltre a quella di elargire sussidi assieme al Dipartimento federale delle finanze. Il professore del Politecnico di Losanna Matthias Finger, molto citato in questi tempi dai media di Oltralpe, ritiene che la funzione di controllo debba essere assegnata ad un organo esterno, indipendente. Solo così si potrà in futuro evitare o perlomeno ridurre il rischio di simili «truffe». Il dibattito oggi, Oltralpe, verte su di questo.
Un appunto finale: la crisi di fiducia investe solo i vertici della AutoPostale SA. Di ritorno a casa la sera, ogni persona che scende dall’autopostale, in Malcantone, ha ancora l’abitudine di ringraziare per nome l’autista e di augurargli una buona serata. La fiducia in chi l’autpostale lo guida, è intatta.