Recessione, disoccupazione, impoverimento, solitudine. Gli effetti della pandemia stanno creando una catastrofe globale, e l’unica cosa su cui possiamo contare oggi è: trovarsi pronti. I mesi di lockdown sono stati paradossalmente i più semplici: molti sostengono – a partire da un lungo e articolato dossier dell’«Economist» – che sono stati in realtà un gran regalo per i regimi autoritari. Approfittando della distrazione collettiva, molti leader illiberali hanno introdotto leggi d’emergenza oscurantiste, o hanno mentito sui dati del contagio, o hanno semplicemente fatto finta di niente, è un’influenza stagionale, state tranquilli.
Gli effetti di queste prese di potere saranno a lungo andare più pesanti, però oggi si può dire che se è vero che Vladimir Putin ha rivisto al ribasso i numeri del contagio, se è vero che la Cina ci ha fatto perdere tempo preziosissimo non dando contezza della gravità del virus, se è vero che il Brasile sta creando una bomba pandemica deliberatamente, è anche vero che i trucchi si vedono, li vedono tutti, non solo chi fa inchieste giornalistiche. In Europa i partiti nazionalisti che pure in un mondo tutto chiuso dovrebbero prosperare faticano a trovare una loro posizione: prima erano contro i lockdown, poi a favore, poi ora dicono che si va lenti nella riapertura, o troppo veloci. Opposizione giusto per farla, senza fornire alternative: il cosiddetto popolo non ci casca più.I regimi fanno i regimi, insomma, i sovranisti fanno i sovranisti, ma quel che è cambiato è che oggi li vediamo tutti meglio, e non ne subiamo il fascino.
Preferiamo seguire media autorevoli, virologi esperti, statistici precisi, leader di buon senso: la propaganda e la paura creata a tavolino sono scomparse in quest’epoca di pandemia.Persino i social media così restii a mettere mano alle informazioni, nascosti a lungo dietro le Ads targetizzate di cui non si può avere traccia, ora cacciano fuori leader come il presidente brasiliano Bolsonaro: non c’è spazio per le fake news né per le interpretazioni fantasiose o complottiste, ci vogliono fatti, numeri, competenza.E poi c’è la voglia di normalità, proprio ora che nessuno può ridarcela indietro.Al momento gli autocrati – con tutte le loro sfumature – potrebbero passarsela meglio, insomma. Non che stiano con le mani in mano, anzi, ma i limiti di un potere senza contrappesi si vedono a occhio nudo. Basti pensare a Donald Trump, un paradosso vivente, il presidente che guida la più grande democrazia del mondo con metodi autocratici improvvisati: l’assenza di preparazione, la campagna elettorale permanente, il disinfettante iniettato per guarire dal Covid.
L’impreparazione viene registrata anche nella popolarità di Trump, e non era mai accaduto in modo tanto chiaro: questo non significa che Trump sarà cacciato dalla Casa Bianca alle elezioni di novembre, chissà come arriveremo tutti a quel momento, ma l’assenza di competenza nel suo entourage è per la prima volta lampante e pericoloso – per non parlare del fatto che ancora questa settimana il presidente americano è andato in visita a una fabbrica di mascherine senza indossarne una. Se così non fosse, non si spiegherebbe la popolarità inaspettata di personaggi come il virologo in chief Anthony Fauci, costretto a smentire ogni giorno il suo presidente. Se così non fosse, non si spiegherebbe l’effetto distorto che fanno le proteste anti lockdown che si moltiplicano negli Stati Uniti, con tutte quelle armi e nemmeno una mascherina.
La faccia triste dell’America: eccola.Ma domani? Domani gli effetti economici diventeranno più concreti di adesso, l’impoverimento sarà palpabile, e il risentimento pure. È a quel punto che le ideologie populiste troveranno nuovo carburante: nel discontento, come è sempre stato. La Federal Reserve di New York ha pubblicato un report sugli effetti della influenza spagnola negli anni 1918-1920 sulla Germania in cui mostra una correlazione con l’ascesa del nazismo. Non si vuole fare un parallelismo con gli effetti del Coronavirus, ma il messaggio è chiaro: il risentimento porta a confidare di più nei movimenti estremisti. Sono passati cent’anni da allora e se non abbiamo gli anticorpi al virus attuale di certo li abbiamo formati nei confronti del totalitarismo, ma la vittoria del buon senso oggi potrebbe essere temporanea. È per questo che la fase 2 è ben più delicata dei lockdown, non tanto per questa smaniosa ricerca di normalità che ci caratterizza tutti, quanto perché il test di fiducia oggi diventa più complesso, e necessario. E non potremo dire come abbiamo fatto, a volte con leggerezza, con il Coronavirus, che non potevamo essere pronti.