Più turismo migliore per tutti

/ 20.12.2021
di Claudio Visentin

Natale è il momento dei buoni propositi (anche se spesso durano solo lo spazio di un mattino). Potremmo allora augurarci anche un turismo migliore? Le grandi crisi, come quella che stiamo attraversando, a saperle cogliere sono anche ottime occasioni di cambiamento, perché impongono di ridiscutere idee e pratiche consolidate.

Si potrebbe cominciare dalle piccole cose. Per esempio senza fare troppo rumore (e si capisce) cresce il numero degli «aeroporti silenziosi», dove per cominciare si evitano annunci inutili all’altoparlante: niente ultima chiamata, niente appelli per i passeggeri in ritardo eccetera; le uniche eccezioni sono ammesse in caso di emergenza, per esempio per bambini smarriti o ritrovati. Dopo tutto siamo connessi e reperibili in permanenza attraverso il nostro smartphone e con un minimo di spirito d’iniziativa ciascuno di noi può tener d’occhio il suo volo sui monitor e presentarsi puntuale all’imbarco.

Diversi aeroporti importanti hanno già aderito (Amsterdam, Barcellona, Delhi, Dubai, Helsinki, Londra, Singapore, Venezia e via elencando) e ci sono stati anche episodi divertenti, soprattutto in India. Per fare un esempio, da quando partecipa al progetto, l’aeroporto di Bangalore annuncia cogli altoparlanti a tutto volume: «Il nostro è un aeroporto silenzioso!». E come scrive un viaggiatore su Twitter, «All’aeroporto di Mumbai suonano un campanello prima di ogni annuncio (anche se è un aeroporto silenzioso), ma il suono assomiglia a quello degli impresari di pompe funebri. Ogni volta che suonano il campanello mi sembra che stia arrivando il becchino». Non proprio la scelta migliore per chi ha paura di volare…

Anche la familiarità con i vaccini potrebbe favorire un turismo più giusto. Molti Paesi in Africa, in Asia, nell’America centrale e meridionale richiedono ai visitatori alcuni vaccini, per esempio contro la malaria o il colera. Si tratta di semplici precauzioni, a fronte di un rischio reale generalmente ridotto, eppure in passato queste misure hanno destato paure irrazionali e si sono tradotte in una drastica riduzione degli arrivi e dei conseguenti guadagni, particolarmente importanti in Paesi in via di sviluppo. Ora però proprio i vaccini ci stanno tirando fuori da una difficile situazione e ci siamo abituati a ricevere due o tre dosi nel giro di un anno; dunque molte resistenze potrebbero attenuarsi, specie se aprono la strada a interessanti viaggi fuori rotta.

E di viaggi c’è davvero bisogno. Avete notato come negli ultimi mesi le discussioni sui social siano diventate più accese, radicali, inutilmente offensive? Senza un continuo, concreto confronto col mondo esterno ci affezioniamo troppo alle nostre idee e diventiamo a modo nostro dei fanatici. Il viaggio invece ci mette sempre in contatto con realtà diverse, ci provoca, ci sfida. Quel che è vero da noi, altrove ha spesso poco senso, e per le strade del mondo ci viene continuamente impartita una sana lezione di relativismo. Certo anche viaggiando si rischia di replicare stereotipi e luoghi comuni, anzi di rafforzarli, proprio perché «siamo stati là e abbiamo visto di persona». Ma un buon viaggiatore è anche consapevole dei propri condizionamenti.

Da sempre nel mondo inventato dal turismo prevale il punto di vista di un viaggiatore maschio, bianco, agiato, con un passaporto «forte» che gli apre tutte le frontiere. Molti giudizi correnti si basano sulle sue impressioni e i suoi giudizi. Per esempio quando possiamo considerare un paese sicuro? L’Africa nel suo insieme è spesso ritenuta «povera» e «pericolosa»; e pazienza se è divisa in cinquantaquattro Stati evidentemente molto diversi tra loro da questo punto di vista. Ma se un viaggiatore bianco e ricco in Africa può richiamare l’attenzione dei malviventi, un nero americano (pur essendo anch’egli a suo modo un privilegiato) attira meno attenzione e può sentirsi molto più sicuro, come ha raccontato Vivienne Dovi, la fondatrice di Melanin Travel, una piattaforma digitale al servizio dei viaggiatori di colore.

Forse proprio questa è la via per regalarci un turismo migliore nel 2022: moltiplicare prospettive e punti vista, ascoltare voci diverse (a cominciare naturalmente da quella dei locali), essere al tempo stesso più umili e più curiosi.