Il dibattito, avviatosi da un po’ di tempo, sull’involuzione demografica del nostro Cantone si arricchisce di mese in mese di nuovi contributi. Nella maggioranza dei casi si tratta di nuovi dati che aiutano, se non a comprendere, a meglio inquadrare il fenomeno ormai in corso da qualche anno. La parte del fenomeno che meglio si conosce è rappresentata dai dati sul saldo naturale. Questa grandezza che misura la differenza tra le nascite e i decessi è negativa da quasi due decenni. Questo significa che il numero dei decessi è, nel nostro Cantone, sempre superiore al numero delle nascite. Dalle poche decine di unità dei primi anni di questo secolo, il saldo negativo del movimento naturale è salito, nel 2019, a –744. Quest’anno, complice anche la pandemia naturalmente, il saldo naturale negativo passerà, con molta probabilità, per la prima volta, il capo delle mille unità.
Il saldo naturale negativo è spiegato dagli esperti con l’invecchiamento della popolazione. L’accelerazione conosciuta da questa grandezza, nel corso degli ultimi anni, è, invece, da far risalire al colpo di freno che ha subito l’immigrazione. Nei primi anni del nuovo secolo, il saldo migratorio del Ticino era positivo e superava le mille unità. Di conseguenza anche con un saldo naturale negativo la popolazione residente nel Cantone aumentava. Il saldo migratorio positivo raggiunse il suo massimo, nel 2013, alla vigilia dunque della votazione sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa. È possibile che l’approvazione di questa iniziativa e il lungo periodo di gestazione della legge di applicazione della stessa abbiano creato un clima di insicurezza, sia riguardo alle prospettive della domanda di lavoro, sia riguardo a quelle dell’offerta, che si è tradotto di fatto in un calo progressivo del saldo migratorio, in particolare del saldo migratorio della popolazione straniera. Così l’iniziativa popolare contro l’immigrazione ha raggiunto i suoi obiettivi anche senza l’appoggio delle misure restrittive che invocava. Per i lettori sarà bene precisare che questa interpretazione dell’involuzione del saldo migratorio, dal 2014 in avanti, è, per il momento, solo un’ipotesi di chi scrive. Può darsi che vi siano altri fattori rilevanti che possano spiegare il cambiamento di direzione, manifestatosi nel saldo migratorio, durante gli ultimi sei anni. Per esempio una possibile sostituzione dei lavoratori stranieri che immigravano con i frontalieri che, come si sa, sono diventati più flessibili non essendo più obbligati oggi a rientrare ogni sera in Italia.
Vi è anche chi ricorda che il saldo migratorio comprende una componente intercantonale. Si tratta delle migrazioni tra il Ticino e gli altri Cantoni. Anche il saldo del movimento migratorio intercantonale è diventato negativo, nel corso degli ultimi anni. Bisogna tuttavia convenire che sull’evoluzione del saldo migratorio generale, la componente intercantonale non ha un grande influsso. Quando si considerano i dati del movimento migratorio per classi di età ci si accorge infine che il cambiamento manifestatosi nelle tendenze, nel corso degli ultimi anni, è dovuto all’aumento del saldo migratorio negativo delle persone in età lavorativa. È proprio l’afflusso di persone tra i venti e i sessantacinque anni che ha segnato una contrazione. Se volete, quello che le statistiche sui movimenti migratori registrano, dal 2014 in poi, è dunque che i lavoratori stranieri voltano le spalle al Ticino. Tutto preso con i dibattiti sulla necessità di limitare l’immigrazione di massa, il nostro mondo politico non si è ancora occupato del problema, cercando di capire perché il saldo della componente straniera e quello della componente svizzera, del movimento migratorio, siano diventati negativi.
Né, per il momento, credo esistano previsioni su come il movimento migratorio, nel suo complesso e nelle sue componenti, si evolverà, in Ticino, nei prossimi anni. In una situazione, in un certo senso, analoga, la mitica Radio Eriwan delle barzellette sul mondo comunista avrebbe pronosticato che quello che potrebbe succedere, nel lungo termine, è che venga a mancare la sabbia… anche nel deserto!