Par condicio

/ 20.02.2023
di Cesare Poppi

Cinque anni fa veniva pubblicato un corposo saggio destinato ad occupare pagine di recensioni, qualche dibattito serio e fare molto scalpore fino a diventare un bestseller multilingue. The Darkening Age – The Christian Destruction of the Classical World della storica e giornalista statunitense Catherine Nixey ha il pregio di presentare a un pubblico vasto fatti ovvero misfatti che, nei secoli della transizione dal Mondo Antico al primo Medioevo, videro «i cristiani» senza distinzioni rendere ai «pagani» – senza distinzione – quanto quelli avevano loro inflitto nell’età delle persecuzioni imperiali. Al momento di imporre la loro neonata egemonia culturale, «i cristiani» avrebbero distrutto il fior fiore della cultura classica. A partire dalla distruzione delle immagini di ogni fattura alla distruzione di intere biblioteche (ivi compresa la Biblioteca o Biblioteche di Alessandria, sulle vicende della/e quali ancora non vi è chiarezza) si imputa una sorta di democratica ed egalitaria par condicio a episodi storici che hanno cause, ragioni e disragioni e responsabilità diverse e specifiche.

Si tratta di un modo di procedere culturalmente molto (nord)americano oggi ormai globalmente populista. In nome dell’uguaglianza dei bilanci «etici» contabili, una sorta di Primo Emendamento «laico». Si sostiene – esempio fra tutti – che «Stalin era come Hitler», che Destra e Sinistra sono la stessa cosa, che gli Estremismi alla fine si toccano; che – sì l’Olocausto e la Giornata della Memoria però vogliamo – par condicio – anche la Giornata del Ricordo delle Foibe e via di questo ragionare. Certo: i fatti ci sono, le cifre pure, gli errori e gli orrori anche. Ma la Storia – quella che ci tocca capire, riflettere e interpretare se non vogliamo trovarci a ripetere quegli stessi errori ed orrori – non è ragioneria di fatti e cifre che poi ciascuno, in regime di libertà, può liberamente narrare a modo suo secondo la ricetta che a ciascuno pare aggiungendo e chi pepe, chi peperoncino, chi omettendo il sale e chi la preferisce in bianco. Comprendere la Storia è farsi ragione delle condizioni contestuali, uniche e irripetibili, degli specifici dilemmi, angosce, ossessioni e ingestibili eredità storiche – quei «peccati dei genitori» che occorre cessino di ricadere sui figli una volta che si comprendano fino in fondo le (dis)ragioni di una storia altrimenti – e lo scrivo oggi in affanno visto quel che capita in Ucraina – coatta a ripetersi.

Oggi è moda definire ogni sequenza comunicativa che abbia un inizio ed una fine come «Narrativa». Si tratta di un termine fumoso, confuso e confondente che ha origine come concetto vagamente e pasticciosamente filosofico (Platone e Aristotele, che amavano il rigore, lo avrebbero bandito da Simposi e Logiche) percolato dal caos primordiale delle filosofie postmoderniste nel pacchetto della spesa al supermercato. Dove ciascuno compra quel che vuole e che può permettersi basta che paghi, e ciascuno oggi – in un Antropocene dove i miei diritti sono inalienabili in quanto intransitivi e chi non li ha si dia da fare – ha il diritto di dare aria alla sua Narrativa. All’Altropologo piace al contrario pensare che la Narrativa di «Cappuccetto Rosso» abbia altre ragioni, contesti ed implicazioni della Narrativa della guerra nel Donbass, che sono Altri. Non si tratta, ovvero, di Fiction v. Fake News, che quelle si fanno concorrenza a colpi di sconti prendi tre paghi due sugli scaffali del supermercato mediatico. Si tratta di contesti, ragioni ed implicazioni che rispondono a diversi, specifici ed incompatibili regimi di verità e validazione – verità con la minuscola, certo relativa ma autorevole a pieno titolo proprio perché dignitosamente altra rispetto alla Verità.

A questo punto i miei perplessi lettori si chiederanno cosa c’entri questo sermonaccio con l’Altropologia. Mi scuso, faccio ammenda e mi giustifico.

Il 19 febbraio 356 l’Imperatore Costanzo II, figlio di Costantino il Grande, promulgava un Editto col quale restringeva di molto e sanciva le libertà religiose dei pagani e degli Ebrei – le stesse che suo padre non aveva osato toccare. L’Editto di Costanzo rappresenta un coacervo complesso di misure che apparirebbero oggi divertente ragioniera legale, incongruenti e contraddittorie. Il tutto e il contrario di tutto. Eppure furono. Per una Storia che non procede per logiche di par condicio e si appella alle narrative dei Massimi Sistemi proprio quando ormai le scompaiono dal mirino. Meditatur.