Onorino non si sposa più

/ 25.01.2021
di Bruno Gambarotta

Se hai un amico torinese non ti mancheranno mai i suoi consigli non richiesti. Onorino Pautasso, che grazie al suo carattere si faceva ben volere, aveva un sacco di amici torinesi e non poteva fare una mossa senza essere inondato da consigli. Un giorno, seduto alla sua scrivania, prese a massaggiarsi con una smorfia di dolore la mano sinistra. «Cos’hai?», gli chiese premuroso un collega e amico. «Ma niente, non sento più la mano, si dev’essere intorpidita». «Infarto», sentenziò l’amico fraterno, «è un sintomo infallibile, chiamo subito l’unità coronarica, se si interviene in tempo ti salvi, al limite resti paralizzato».

A momenti, a questo annuncio, gli veniva un mezzo infarto, mentre da altre scrivanie si alzavano voci discordi. Una collega gli metteva nella mano malata dei cubetti di ghiaccio e gliela strofinava con dei limoni tagliati a metà; un’altra accendeva una candela e gli versava sul dorso della mano la cera bollente. Tutti convenivano su un punto: Onorino doveva stare sdraiato. Sgombrata in un attimo la sua scrivania, lo fecero sdraiare supino sul ripiano. In quella posizione lo trovò il gran capo che accompagnava in visita un ispettore venuto da Roma. «Ma non avete un pronto soccorso?», si stupì quando gli ebbero illustrata la situazione. «Sì, ma lui ha insistito così tanto che non abbiamo voluto contrariarlo», spiegò l’amico che era stato il primo a diagnosticare l’infarto, «il nostro collega è ipocondriaco, al primo lieve sintomo lui pensa subito che si tratti del cuore».

Onorino, pur essendo in vista dei quarant’anni, non si è ancora accasato. Il pensiero che un maschio adulto si aggiri senza legami nella savana del rapporto fra i sessi risulta intollerabile a coloro che quei legami li subiscono. La parola d’ordine: «Bisogna trovargli una brava ragazza». Ecco le serate combinate in casa o in birreria, le manovre per far sedere i due piccioncini vicini a tavola o sul sofà, quell’adocchiarli senza farsene accorgere. Ogni volta che incrociava uno sguardo indagatore che subito scantonava, a Onorino pareva di trovarsi nel ruolo di un cane di razza che i padroni fanno incontrare con un esemplare dell’altro sesso e poi spìano ansiosamente dal buco della serratura per vedere se i due convengono a congresso carnale. Qualcuno, per lo sforzo di occhieggiarlo di traverso, rischiava di diventare strabico.

Il padre di Onorino per dire che un tale aveva gli occhi storti, usava l’espressione: «Mentre ti parla con l’altro occhio controlla che nessuno rubi i formaggi messi a stagionare sull’asse». Onorino era disposto a tutto pur di compiacerli. Se gli amici che avevano combinato il primo incontro erano ansiosi di indagare se la ragazza che gli avevano fatto conoscere gli era piaciuta, lui rispondeva sempre di sì, che non vedeva l’ora di sposarla. Poi qualcosa nelle mosse successive andava storto e il matrimonio non si combinava.

Il fatto è che Onorino si sentiva in dovere, anche nel corteggiamento, di seguire i consigli non richiesti degli amici. C’era chi gli consigliava di non farsi vivo per un po’: «Credimi, in amore è sempre meglio essere preda che cacciatore». Così quando, dopo un congruo periodo di latitanza, si faceva vivo con una telefonata, scopriva che la sua promessa aveva preso a uscire con un altro corteggiatore. Un altro gli consigliava: «Sbalordiscila, inondala di fiori, di inviti, di regali, piuttosto fai un mutuo ma ricordati che alle donne piace essere corteggiate». E l’oggetto del desiderio conclamato confidava all’amica di Onorino che gliel’aveva fatta conoscere: «Il tuo collega potrebbe anche non dispiacermi, ma non mi metterei mai con uomo che spreca i soldi in quella maniera, pensa che ogni giorno mi manda cinquanta rose rosse».

Un giorno gli dicevano: «Devi mostrarti fragile, insicuro, bisognoso di aiuto, devi assecondare l’istinto materno delle donne». Lui seguiva il consiglio, raccontava che aveva paura del buio, che durante i temporali andava a nascondersi sotto il letto, che la vista di un fiore reciso lo faceva piangere calde lacrime e il responso era: «Io cerco un compagno non un malato da assistere».

Un giorno Onorino Pautasso tornò al paese invitato al matrimonio di un cugino e lì conobbe una ragazza con la quale si fidanzò senza passare attraverso i consigli degli amici. Ma che si sarebbe sposato fu costretto a dirlo se non altro per chiedere al capo la firma sulla richiesta di permesso matrimoniale. Di conseguenza i consigli degli amici, se prima erano una pioggia insistente, ora diventarono una tempesta. Devi dare una festa di addio al celibato, no, non si usa più, piuttosto pensa alle bomboniere, ma quando mai? Non hai visto in tv il servizio sull’infanta di Spagna? Devi farti fare il filmino, no, è volgare, la lista nozze devi metterla almeno in tre negozi, no in quindici. All’ennesimo consiglio non richiesto, Onorino alzò la testa e annunciò: «Ho cambiato idea, non mi sposo più».

Era la prima volta che diceva una bugia ai suoi amici, ma quando ci vuole ci vuole.