Nonostante Pocahontas

/ 21.03.2022
di Cesare Poppi

Così aveva parlato Powathan, il Capo dei 10-15.000 Indiani Algonchini che già ai primi del ’600 si erano trovati a fare i conti con l’aggressività dei coloni di Jamestown, Virginia: «Voi non siete venuti qui per commerciare, ma per invadere il mio popolo e conquistare la mia terra… ho già visto morire tutta la mia gente per tre volte e conosco la differenza fra pace e guerra meglio di ogni altro. E so anche che se dovessi entrare in guerra allora Capitan Smith non mi darebbe tregua né per mangiare né per dormire cosicché i miei uomini per quanto stanchi dovrebbero costantemente vegliare per dare l’allarme ogni volta che sentissero rompersi un filo d’erba perché vorrebbe dire che arriva Capitan Smith e Powathan dovrebbe allora fuggire nemmeno lui sa dove finché terrorizzato non ponga fine alla sua vita miserabile…».

John Smith era la bestia nera di Powathan. Governatore della colonia dal 1609, commerciava strumenti di metallo con gli indigeni in cambio di vettovaglie che nella crescente città risultavano sempre scarse. Presto al commercio si erano aggiunti scambi forzati e poi vere e proprie razzie. Interi insediamenti erano stati rasi al suolo mentre gli Algonchini iniziavano a rifiutarsi di cedere cibo e altre merci di sopravvivenza. I guerrieri Algonchini avevano finito per stringere d’assedio Jamestown e molti coloni erano morti di stenti nell’inverno del 1609. Indotto a più miti consigli, John Smith si era reso conto che l’unica maniera per salvare il salvabile fosse di tornare a pacifiche relazioni commerciali con gli aborigeni. Ma altri leader dei coloni la pensavano diversamente: per i Thomas Dale e i Thomas Gates della Virginia l’unico indiano buono era un indiano morto. Nel luglio del 1610 Gates (non Bill) attirò il grosso dei guerrieri algonchini con la scusa di tenere una festa di pace con musica e danze e li massacrò fino all’ultimo uomo. In seguito all’agguato, nel caos che seguì, gli Inglesi presero prigioniera Pocahontas, la figlia di Powathan e pretesero che questi liberasse tutti i prigionieri e restituisse le armi conquistate in cambio della vita della figlia. Ma, come certo sapranno i romanticissimi lettori dell’Altropologo, a questo punto, sull’orlo della catastrofe, amor omnia vincit: Pocahontas incontrò John Rolfe, forse il primo colono a guadagnare una fortuna commerciando tabacco e Capuleti e Montecchi si trovarono costretti a fare la pace. Pocahontas imparò l’inglese e fu battezzata Rebecca per poi convolare col suo John, il quale a sua volta ebbe a scrivere: «Non lo farò per dar sfogo alle furie dell’amore carnale, ma per il bene della colonia e la gloria di Dio. Possa questo matrimonio portar pace fra gli Inglesi e Powathan, così come soddisferà il desiderio di Pocahontas». E così coloni e indigeni vissero insieme felici e contenti per quasi una decade idilliaca durante la quale si invitavano l’un l’altro a cena e addirittura dormivano ospiti nelle rispettive dimore.

Poi il diavolo ci mise la coda. Morto Powathan, gli succedette il fratello Opitchapam – lui stesso un anziano già avanti con gli anni, mite e acciaccato e certo felice di poter andarsene nei pascoli del cielo con calma e dignità. Il Grande Vecchio aveva però alle calcagna, scalpitante e ambizioso di fargli le scarpe, il giovane fratello Opechancanough. Questi, a sua volta si era scelto come compagno d’avventura e consigliere quell’altra testa calda che era Nemattanew. Era questi un giovane capo guerriero che era diventato famoso per scendere sul campo di battaglia coperto di penne, a mo’ dei Guerrieri-Aquila Aztechi. Si favoleggiava che potesse volare e si attribuiva a questo il fatto che non fosse mai stato ferito in battaglia. Di lui sono passate alle storia svariate – e forse svarionate – res gestae. Convinti della malvagità dei coloni e della propria invincibilità, i due giovani capi cominciarono a sviluppare contatti per un’insurrezione generale di tutta la Virginia. Opechancanough depose il vecchio imbelle fratello nel 1621. Poi però un colono gli uccise l’amico Nemattanew in uno di quegli incidenti che incendiano la Storia: era la primavera del 1622. Ormai i giochi erano fatti e il dado era tratto. Il 22 marzo 1622 gruppi di Algonchini si presentarono in varii insediamenti in tutta la Virginia carichi di derrate alimentari e altra mercanzia. Invitati dai coloni a trattarne l’acquisto, attesero il momento propizio: al segnale si scagliarono sugli shoppers e ne fecero strage. Al tramonto si contarono 347 morti ammazzati: un quarto degli immigrati inglesi in Virginia. Requiescant.