La citazione che apre l’appuntamento odierno con il vostro Altropologo di riferimento è passata alla storia come un esempio di quell’arguzia propria della tradizione rabbinica che ha fatto scuola dalla letteratura e dalla tradizione orale in yiddish degli ebrei aschenaziti fino alle famose battute di un Woody Allen.
Siamo a Parigi, nel 1240. Per la precisione è il 12 giugno quando Moses di Coucy, Yechiel di Parigi, Giuda di Melun e Samuel di Château-Thierry – quattro ovvero fra i rabbini più illustri di Francia – si siedono di fronte a Nicolas Donin, ebreo convertito al cristianesimo e divenuto teologo francescano. Scopo dell’incontro era dibattere e difendersi dalle accuse che Donin aveva portato contro gli ebrei in una lettera indirizzata a Papa Gregorio IX nella quale elaborava 35 capi d’accusa contro il Talmud in quanto, a suo avviso, questi recava affermazioni blasfeme ed oscene contro Cristo ed i Cristiani incitando gli ebrei ad ingannarli e farsi gioco di loro. Come è noto il Talmud è la raccolta di tradizioni rabbiniche – peraltro datate a diverse epoche e imputabili a diversi autori e dunque prive della coerenza e cogenza dell’opera di un unico autore – che funge da base per l’interpretazione della Torah – ovvero del testo canonico della Bibbia.
Si trattava anzitutto di una rivincita di carattere personale. Anni prima, quando era ancora fedele alla religione dei suoi padri, Nicolas Donin era stato espulso da una scuola rabbinica per aver espresso posizioni contrarie alla interpretazione rabbinica della Torah. Donin era infatti un affiliato di quella branca dell’ebraismo nota come Caraismo. Si tratta di una sorta di corrente fondamentalista dell’ebraismo che ammette come unica autorità in materia religiosa la Torah e rigetta la tradizione interpretativa del Talmud. Non a caso il Caraismo era nato in Mesopotamia, dove aveva assorbito gli aspetti più radicali del monoteismo islamico. Bene: ad espellere Donin dalla scuola per le sue idee «protestanti» era stato quello stesso rabbino Yachiel di Parigi. Erano quelli gli anni delicati di formazione dell’antisemitismo che conosciamo oggi. Fino ad allora in campo cristiano erano sì maturate posizioni antiebraiche a volte violente e radicali. Tuttavia tale avversione non si rivolgeva tanto all’ebraismo in quanto tale, quanto al fatto che si accusavano gli ebrei di aver stravolto la sostanza del testo biblico per poter arrivare a negare la natura messianica del Cristo profetata nella Torah e, così facendo, di tradire in ultima analisi la loro stessa religione.
Una conseguenza di questo tipo di atteggiamento era che molti, in campo cristiano, erano convinti che bastasse persuadere con argomenti razionali come la natura di Cristo in quanto Messia fosse iscritta in una corretta lettura del testo biblico e la conversione in massa degli ebrei sarebbe stata gioco facile. Nella fattispecie, la Chiesa del XIII sec. aveva approntato tutto l’armamentario teologico – ed affilato le armi retoriche necessarie a sostenerlo – per far rientrare l’argomentazione teologica nel campo della filosofia – e dunque della logica e del buon senso. Di contro a un Talmud che soffriva delle inevitabili variazioni dovute alla molteplicità dei suoi «autori», della discrepanza cronologica e storica dei suoi contenuti – il tutto complicato dal fatto che la trascrizione di testi orali porta con sé comunque e sempre incongruenze e contraddizioni, la Chiesa aveva ora a disposizione quel carrarmato di dottrina filosofica finalmente in pace con la tradizione filosofica che era la monumentale Summa Teologica di Tommaso d’Aquino.
Insomma, nei giorni di quella che divenne famosa come la Disputa di Parigi se ne sentirono delle belle. Si imparò che, secondo Donin, il Talmud accusava i cristiani di blasfemia, di adulterio e financo di zoofilia. In uno dei passaggi più folcloristici della lettera di Donin – diciamo così – si riportava che, secondo il Talmud Adamo avrebbe copulato con tutti gli animali prima della creazione di Eva, mentre altrove si faceva notare come Noè sarebbe stato castrato dal perfido Ham. Fu quando però i Rabbini furono chiamati a giustificare un passaggio del Talmud nel quale si diceva che un tale dal nome Gesù era finito all’inferno per essere bollito negli escrementi per tutta l’eternità che i Rabbini chiamarono in causa il Re Luigi IX ricordando che non tutti i Luigi di Francia potessero essere re... Non ci è dato sapere se e in quanti risero all’arguzia dei rabbini, ma sappiamo che le argomentazioni di Donin avevano causato sensazione a Roma. Fino ad allora poco si sapeva in campo cristiano del Talmud: ora invece si veniva a conoscenza di un testo in sostanza segreto col quale gli Ebrei interpretavano la Bibbia in chiave anticristiana e anticristologica.
Impia Judaeorum Perfidia: «L’empia perfidia dei Giudei». Con la lettera di Innocenzo IV a Luigi IX di Francia datata 9 maggio 1244 si sanciva la messa al rogo di diecimila volumi di testi ebraici trasportati da tutta la Francia su ventiquattro carri. Il 17 giugno dello stesso anno il rogo si accendeva su una pubblica piazza di Parigi. Fu un punto di non ritorno: da allora in poi lo stesso fato sarebbe toccato a chi quei libri li aveva scritti.