La Terra prima o poi sarà distrutta, da se stessa probabilmente, e allora per sopravvivere, per non estinguersi, il genere umano dovrà iniziare a viaggiare per i pianeti, a trasformarsi, a diventare una civiltà multiplanetaria. Elon Musk (nella foto), fondatore di PayPal, di Tesla e di SpaceX, vuole mettere il primo mattone di questa nuova ambizione, e lo vuole mettere su Marte, il pianeta rosso simbolo della conquista interplanetaria, colonizzandolo nei prossimi sei-cento anni. L’idea non è nuova e non è soltanto di Musk, il desiderio di superare i limiti della Terra – che spesso s’accompagna alla certezza che la fine del mondo, di questo mondo, è vicina: siamo destinati, noi uomini, a estinguerci se continuiamo ad abitare soltanto questo pianeta – è contagioso e molti ricchi imprenditori in giro per il mondo hanno presentato le loro proposte e scritto i loro progetti. Ma Musk fa un balzo in avanti e in una conferenza in Messico la settimana scorsa – in cui l’imprenditore quarantacinquenne ha rappresentato il mix perfetto tra un personaggio di un romanzo di fantascienza e Steve Jobs – ha descritto nei dettagli come vede questa colonizzazione.
Superare i limiti è il suo motto, ripete parole che sembrano banali ma che, proiettate in un progetto che riguarda l’umanità intera, diventano visionarie, a tratti anche spaventose: non sta vendendo telefonini, Musk, anzi, non sta vendendo niente, sta comprando il nostro coraggio e la nostra voglia di esplorare, di non fermarci ai limiti terrestri, di andare tra le stelle, sta dicendo: «Chi è disposto anche a perdere la vita può presentarsi come volontario». Morire per andare su Marte? Musk dice di non avere altra missione nella vita, vorrebbe vedere già lui i primi passi di questa popolazione del pianeta Marte, con una navicella in partenza nel 2024 e prevista in arrivo per l’anno successivo – che il genere umano possa sopravvivere nel pianeta della polvere rossa che dista, quando passa nel punto più vicino alla Terra, 57 milioni di chilometri, circa 150 giorni di viaggio, è ancora tutto da dimostrare. La navicella-razzo – che si chiamerà «Heart of Gold», ripreso dal romanzo La guida galattica per gli autostoppisti – sarà come una nave crociera, il più grande razzo mai progettato nella storia, enorme, divertente ed emozionante, con cento persone a bordo ogni volta, i pionieri coraggiosi di questa colonizzazione planetaria che consta di almeno 100 mila persone – 10 mila viaggi da compiere ogni 26 mesi, quando il pianeta è più vicino alla Terra.
È prevista anche la possibilità di tornare indietro, nel momento in cui si potrà produrre il propellente per i razzi anche su Marte (altra incognita piuttosto ingombrante), ma Musk è convinto che pochi vorranno intraprendere il viaggio di ritorno, perché l’esplorazione e la gara di sopravvivenza – tra radiazioni e ghiaccio – sarà più che coinvolgente, e a volte mortale. Poi ci sono i costi. Il primo obiettivo è quello di semplificare i trasporti stellari, che oggi sono costosi e che hanno riguardato obiettivi d’atterraggio molto più vicini, come la Luna. Gli ingegneri di Musk sono al lavoro da tempo – di recente un razzo di SpaceX, che opera nel settore con l’appoggio della Nasa da una quindicina d’anni, è esploso al lancio – ma ancora c’è molto lavoro da fare, anche perché mezzi così grandi hanno bisogno di vari punti di rifornimento, su una tratta da studiare. Musk vuole che il costo di andare su Marte sia assimilabile all’acquisto di una casa di piccole dimensioni negli Stati Uniti, circa 200 mila dollari, in modo che l’alternativa sia appetibile: cambio casa, cambio pianeta, cambio vita.
Il mondo si divide tra chi pensa che Musk sia un intellettuale visionario che ha deciso di mettere a disposizione i suoi grandi mezzi per salvare il mondo – letteralmente – e chi pensa che sia un pazzo. Spesso, soprattutto nella letteratura fantascientifica, follia e visione vanno a braccetto, ed è per questo che c’è anche chi sospende il giudizio e si lascia cullare dalla speranza della salvezza interplanetaria, dall’istinto della conquista (che è fondante, come si sa, nella cultura americana), dalla possibilità di credere davvero in quel che Musk dice, e sembra banale, ma ci siamo affezionati a slogan ben più ritriti: «Sarebbe un’avventura incredibile. Penso che sia la cosa più ambiziosa che si possa immaginare. La vita ha bisogno di qualcosa di più che risolvere i problemi di tutti i giorni. Abbiamo bisogno di svegliarci e di essere eccitati per il futuro, e di essere ispirati. Abbiamo bisogno di voler vivere».