Morire pompiere

/ 11.07.2022
di Cesare Poppi

Uno dei detti paremiologici (modi di dire ovvero che sono quasi proverbi) più diffusi in tutta Europa sintetizza la carriera di un individuo X dai bollori rivoluzionari – o para-tali – della gioventù alle prudenti cautele dell’età matura e tarda sostenendo che si nasce incendiari e si muore pompieri.

Quale maschietto delle classi medie non ha mai sognato di fare il pompiere «da grande»? Dalle brillanti divise delle compagnie di Vigili del Fuoco alle possenti autocisterne statunitensi che si scatenano, sirene a manetta, laddove non oserebbero neanche i carrarmati, il Pompiere è una figura centrale nella gerarchia di merito del folclore globale. In questo panorama spicca per prestigio, visibilità ed importanza il Pompiere del Regno Unito. Nei venticinque anni che ha vissuto oltremanica ospite di Sua Maestà la Regina, il vostro Altropologo preferito ha visto più mezzi rosso fiammante (ma non erano Ferrari) sfrecciare nelle strade zigzagando acrobatici nel traffico ululando come bracchi alla caccia alla volpe che non negozi di panettieri. Incendi in quanto tali in verità pochi: le isole britanniche essendo così piovose che levati… Mi sono fatto dunque la convinzione che le scorrerie dei mezzi della Fire Brigade fossero periodiche apparizioni per rassicurare un pubblico che ricorda le date dei Great Fires – i grandi incendi che hanno devastato il Paese e specie la sua capitale ab immemorabili – più di quanto ricordi di lavarsi i denti la mattina. Ho visto gente applaudire al passaggio dei Nostri, anche se poi nessuno sapeva dire – o avrebbe poi appreso dai media – quale fosse la causa di tanta fretta. E, oso supporre: nessuna che non fosse affermare di esserci, di esistere, di soccorrere…

La lista è lunga: il 10 luglio 1212 un incendio partì da Southwark, un quartiere a sud di Londra, per poi estendersi al vicinato fino a lambire il London Bridge che al tempo era appena stato ricostruito in pietra e pertanto sopravvisse. Il racconto dettagliato è riferito nelle cronache della City of London Corporation che andava ad aggiungerlo a una lista già ricca di eventi simili. Il primo grande incendio di Londra risale alla rivolta di Boadicca, la Regina degli Iceni (Norfolk) determinata a ricacciare i romani nel Tamigi: nel 60 d.C. il fuoco che distrusse Londinium fu tale da lasciare uno strato di cenere ancora oggi usato dagli archeologi per datare la stratigrafia della città. Si replica nel 122, ai tempi di Adriano, quando si salvò solo il forte di Cripplegate che era costruito in pietra.Il periodo della civilizzazione anglo-sassone vide un grande incendio distruggere la cattedrale sassone, costruita in legno, nel 675. Finalmente si decise di ricostruirla in pietra nei dieci anni a seguire, dimodoché almeno la Cattedrale si salvò dagli incendi devastanti del 798 e del 982. Niente da fare nel 989, quando un incendio partito da Aldgate rase al suolo la città fino a Ludgate. In epoca Normanna, nel 1087, fu distrutta la maggior parte della nuova città voluta da Guglielmo, ivi inclusa Saint Paul e la fortezza/palazzo costruita dal Conquistatore.

Il grande incendio del 1133 pare sia partito dalla casa dello Sceriffo di Londra, il padre di Thomas Becket, per poi estendersi al London Bridge sul quale erano state costruite sciaguratamente case in legno… E la lista si allunga: 1220, 1227, 1299, 1633…: fuochi più o meno devastanti tennero impegnate le carrette dei pompieri su e giù per le strade di quella che già allora era una delle città più popolose d’Europa. Questo fino al Great London Fire del 1666: la parte centrale di Londra bruciò dal 2 al 6 settembre, probabilmente a partire da una panetteria. Il fuoco, alimentato da un forte vento, fu eventualmente sconfitto con la creazione di barriere antincendio ottenute con la demolizione di interi caseggiati alla quale partecipò anche l’esercito con l’uso di esplosivi.

Negli anni ’80 il vostro Altropologo di riferimento prendeva possesso di una stanzuccia in un vecchio, scassatissimo albergo del Nord dell’Inghilterra. Sul muro era appeso un antico quadretto sbiadito sul quale era stato vergato a mano il seguente caveat: «Non fumate in camera. Ricordatevi dell’incendio di Londra del 1666». Al di sotto, qualcuno aveva aggiunto a matita, in bella calligrafia: «Non sputate per terra: ricordatevi del Diluvio Universale». Sic.