Molto rumore (etico) per nulla

/ 30.05.2022
di Paolo Di Stefano

Si chiama sensitivity reader, ovvero lettore sensibile, quel lettore incaricato dagli editori di vagliare se nei manoscritti in attesa di pubblicazione ci sono passaggi che potrebbero essere offensivi per le minoranze. È una pratica in auge presso le case editrici inglesi e americane, attente a dosare ogni parola in fatto di origini etniche e di orientamento sessuale, di identità di genere e di disabilità. Non so fino a che punto si arrivi nel purgare i testi da tutti gli elementi di disturbo, ma immagino che il clima generale suggerisca severità. «Progresso o censura?» si chiedeva qualche tempo fa il «Times».

I casi più clamorosi di «pulizia etica» sono noti e arrivano a «correggere» anche i classici. Dieci anni fa, un professore dell’Alabama decise di intervenire su Le avventure di Huckleberry Finn sostituendo «nigger» con «schiavo». Poco importa che al tempo di Mark Twain «nigger» fosse usato abitualmente.

Nel 2020 il romanzo di Jeanine Cummins American Dirt, acquistato con un anticipo a sette cifre, scatenò un pandemonio quando fu scelto dalla celebre conduttrice Oprah Winfrey per la sua rubrica Book Club e spacciato per il nuovo Furore, il capolavoro di John Steinbeck, romanzo-simbolo della grande depressione degli anni Trenta (voto: 30 e lode). American Dirt, tradotto in italiano da Feltrinelli con il titolo Il sale della terra, era mediocre (3+) non tanto perché scritto da un’autrice statunitense che raccontava maldestramente fatti relativi al mondo messicano, ma perché più semplicemente era un libro mediocre. Letterariamente mediocre. Diventato subito un bestseller, il romanzo si è guadagnato accuse varie: di appropriazione culturale (indebita), di sensazionalismo, di abuso di stereotipi, e la sua autrice è stata persino minacciata fisicamente. Non c’era nessuna ragione per minacciarla fisicamente: tanto meno per il fatto che lei bianca si era identificata nella storia di una madre messicana che, scampata a una strage, si mette in fuga con il suo bambino sulla rotta dei migranti. Fatto sta che l’editore fece autocritica e annullò il tour di presentazioni.

È stato detto da tanti che se a uno scrittore fosse vietato l’esercizio dell’immaginazione e dell’empatia, cioè la facoltà di vestire panni altrui, la letteratura non esisterebbe. E non esisterebbero parecchi capolavori, a cominciare dall’Otello, dove il bianco Shakespeare mette in scena un condottiero «moro» tormentato dalla gelosia. Non esisterebbe neanche Madame Bovary di Flaubert, che come noto si identificava con la sua infelice eroina Emma al punto da confessare: «Madame Bovary c’est moi» (6+ al coraggio, oggi impensabile).

Come reagirebbe un sensitivity reader trovandosi di fronte a un’invettiva del grandissimo Thomas Bernhard (5½) contro Vienna: il fatto che sia la sua città lo autorizza a definirla una «malattia mortale», una «terra di morte» che costringe i suoi abitanti al suicidio? Dunque, che si fa? Si taglia, si riduce, si corregge, si lima?

E come ci comportiamo con Carlo Emilio Gadda che definisce Mussolini un «Batrace Stivaluto», cioè un rospo con gli stivali? Come reagiranno gli animalisti? E di fronte al «Gran Correggione del Nulla» che cosa dirà l’Associazione Nazionale dei Colitici? E se persino Dumbo, Gli Aristogatti e Peter Pan sono da censurare in quanto variamente razzisti, che ne facciamo di tutti i «machisti» della letteratura, da Petrarca a Tolstoj a Nabokov?

Rimane un dubbio. Questa lodevole delicatezza nel trattare ogni tipo di minoranza e nell’opporsi a ogni tipo di discriminazione e di offesa rimane incredibilmente confinata alla letteratura e a poco altro. E nella vita reale? Si può mentire, sparare, allontanare, cannoneggiare, insultare, discriminare, oltraggiare a piacimento. Impunemente. Non nei libri, però. Lì va tutto censurato, tagliato, sforbiciato, ripulito.

Ma perché, nella vita reale, ogni fortunato tycoon, tipo Elon Musk, può esibire sfacciatamente tutta la sua strabordante ricchezza che per definizione è discriminante e offensiva per milioni di poveracci?

E non è «politicamente scorretto» permettere ai propri cittadini di detenere le armi con cui in un giorno di follia entrare in una scuola elementare e aprire il fuoco? Un «sensitivity reader» che intervenga prima?