Metti il turista sulla bilancia

/ 14.08.2017
di Ovidio Biffi

Con un roboante «per la prima volta nella sua storia» l’Ufficio federale di statistica (Ust) ha comunicato a fine giugno che il saldo della bilancia turistica lo scorso anno è stato negativo. In altre parole, gli svizzeri hanno speso di più all’estero rispetto a quanto non abbiano fatto gli stranieri di passaggio in Svizzera. E il comunicato, entrando nel dettaglio, spiega cosa c’è sui due piatti della nostra bilancia turistica: le spese svizzere fuori dai confini hanno toccato i 16,3 miliardi di franchi, il 3,8% in più rispetto al 2015, mentre i turisti ospiti hanno speso 16 miliardi nella Confederazione. Ne deriva un saldo negativo di – 252 milioni di franchi. Semplice, elementare anche. Ma siamo sicuri che non sia anche semplicistico? Proviamo ad appurarlo, stimolati da una banale riflessione scaturita leggendo il conteggio delle spese svizzere fuori dai confini e volta a sapere se fra i turisti presi in considerazione dall’Ust figura anche la quota di chi pratica per abitudine il «turismo degli acquisti», vale a dire lo shopping giornaliero oltre frontiera.

Il responsabile della comunicazione riguardante la bilancia turistica, l’economista Camille Gonseth, nel giro di poche ore conferma: «Esatto. La bilancia turistica, nella parte spese, copre l’insieme delle spese effettuate dalle persone residenti in Svizzera durante i loro viaggi all’estero. Le spese concernenti il “turismo di frontiera” si trovano nella sottocategoria “Turismo giornaliero e di transito” della bilancia turistica». Stando al comunicato dell’Ufficio federale di statistica (Ust), le spese globali di questa sottocategoria raggiungono i 4,4 miliardi di franchi, in progressione del 10% sull’arco di soli due anni; ma per ovvie ragioni non viene rilevata, né indicata esattamente, la quota che riguarda il «turismo degli acquisti». Di riflesso risulta difficile calcolare con esattezza l’entità di questa «presenza», anche solo per eventualmente analizzarla come corpo estraneo di una statistica che si propone di tastare il polso al turismo vero (non per niente viene chiamata «bilancia turistica). Al contrario presentando i dati dei proventi della stessa bilancia, i ricercatori dell’Ust fanno una chiara distinzione fra le spese del turismo giornaliero e quelle che vengono definite «spese di consumo» dei frontalieri, tanto da estendere queste ultime anche a quelle dei dimoranti temporanei (in soldoni: circa la metà di quanto invece gli svizzeri spendono con il turismo degli acquisti in zone di frontiera).

Ignorante in fatto di scienza statistica, avverto due perplessità: dapprima la probabilità che queste differenze nei rilevamenti possano modificare o «falsare» gli scambi puramente turistici (pernottamenti ecc.); poi il pericolo che «deviando» un esborso così importante – che in definitiva dovrebbe riguardare piuttosto vendite e acquisti al dettaglio, quindi la bilancia commerciale più che quella turistica – si potrebbero generare anche effetti collaterali in altri ambiti (commercio, occupazione ecc.). Tanto per guardare anche all’altro piatto della bilancia, al dr. Gonseth abbiamo sottoposto anche la seguente domanda: nella voce «viaggi con pernottamenti» le statistiche tengono conto delle quote di spesa che rimangono in Svizzera (servizi degli operatori turistici, incassi compagnie aeree elvetiche, assicurazioni ecc.)? In questo secondo caso la sua risposta è stata più dettagliata, forse nell’encomiabile tentativo di semplificare la comprensione dei rilevamenti statistici in uso. Secondo il responsabile dell’Ust «questa informazione non esiste nella bilancia turistica. In effetti, quest’ultima (in quanto componente della bilancia dei pagamenti) registra solo le transazioni tra residenti e non residenti. Se, per esempio, un residente svizzero paga una commissione a un’agenzia viaggi svizzera per organizzare un viaggio all’estero, questa commissione non si troverà nella bilancia turistica e neppure in un’altra posizione della bilancia dei pagamenti». E per chiarire questa assenza nella bilancia turistica il dr. Gonseth ha precisato che «nella bilancia dei pagamenti esiste una categoria «trasporti» dove sono registrate le transazioni tra residenti e non residenti per i servizi di trasporto internazionali» e ha inoltre fatto notare che le «spese di residenti svizzeri presso compagnie aeree residenti non sono prese in considerazione dalla bilancia dei pagamenti» dal momento che sono transazioni tra residenti.

Tutte queste precisazioni non annullano la domanda di fondo che si evince dai dati in esame: è opportuno inglobare nella bilancia turistica, senza troppe distinzioni, le miliardarie spese del turismo degli acquisti o le quote «estere» di versamenti che in effetti rimangono in Svizzera? L’interrogativo ha una sua valenza soprattutto se si tiene presente che lo strumento statistico dell’Ust con le sue informazioni, come già accennato, influenza scelte, orientamenti, investimenti e pianificazioni in campo politico ed economico. La risposta non è comunque semplice, anche perché, come ricordava un umorista americano (Evan Esar), «la statistica è l’unica scienza che permette a esperti diversi, usando gli stessi numeri, di trarne diverse conclusioni». E questo, ovviamente, vale anche per i giornalisti...