Ogni giorno è un record in Texas: la progressione del contagio di Coronavirus è rapidissima, molto più rapida di quella già preoccupante di aprile. Per avere un’idea: sabato 4 luglio, il giorno dell’Indipendenza, festa grande per l’America, in Texas c’erano 8258 casi accertati. Un numero enorme: un record. Martedì 7 luglio, tre giorni dopo, i casi hanno superato per la prima volta la soglia diecimila, 10’028 per la precisione: un nuovo record. Ma, dicono molti, oggi si muore di meno di Covid, sembra che la seconda ondata (che poi sarà una seconda ondata o semplicemente è la prima ondata che non era finita e si è fatto finta che lo fosse?) sia meno letale. Sarà, ma gli ospedali sono pieni come, di nuovo, non lo erano nemmeno ad aprile.
Il Texas non è l’unico stato americano a registrare nuovi picchi (attenzione alla Florida, un altro posto da record e molto seguito perché per le elezioni presidenziali questi sono stati decisivi), ma la sua storia è utile per comprendere, o ribadire, una cosa semplice: servono le mascherine. Il governatore dello stato è un repubblicano, Greg Abbott, che per sua fortuna non deve riconfermare il proprio posto a novembre, altrimenti, scrive la «Texas Tribune», per lui sarebbe molto difficile imporsi, anche all’interno del Partito repubblicano, perché la gestione della pandemia è stata terribile. Abbott è sotto pressione per varie ragioni: la prima è che il Texas è uno stato in transizione, sta diventando per ragioni demografiche soprattutto molto più democratico e questo già è visibile nelle grandi città.
Fino a qualche tempo fa, si diceva che il 2020 non sarebbe stato l’anno del passaggio storico dal rosso repubblicano al blu democratico, ma ora invece il timore è molto più alto. Allo stesso tempo però Abbott è assediato dalle forze libertarie fuori e dentro il suo partito, che come si sa sono rilevanti in Texas e custodi di un’insofferenza nei confronti dell’interventismo del governo che affonda nella loro stessa identità (o come la percepiscono). Per questo il governatore non è mai riuscito a introdurre regole troppo stringenti di contenimento dei contagi, ma nemmeno quelle di base, come la mascherina.
Ancora qualche giorno fa, quando infine Abbott ha dovuto firmare un ordine esecutivo che impone la mascherina obbligatoria, ha dovuto precisare: questa non è una limitazione della vostra libertà, questa è una protezione della vostra libertà. Già il fatto che il governatore debba spiegarla, l’importanza della mascherina, rende bene l’idea di come questo strumento di prevenzione sia diventato – complice il presidente Donald Trump che ha deciso di mettersi ogni tanto la mascherina perché ha scoperto che non gli sta così male, ha detto – un ennesimo simbolo della polarizzazione americana. Ma poiché il Texas è il Texas, succede anche che in moltissime città di questo stato enorme le autorità non vogliono eseguire gli ordini del governatore. Per chi non rispetta l’utilizzo della mascherina, la multa è di 250 dollari, ma per la polizia fermare le persone sembrerebbe un arresto, e quindi dice di non poterlo fare.
Starà ad Abbott risolvere questo conflitto, ma non sarà facile, soprattutto perché è stato lui il primo, per buona parte della pandemia, a dire che la mascherina – e molte altre misure – non era necessaria. E come molti governatori repubblicani, anche Abbott ha accelerato sulla ripartenza alla prima flessione dei contagi, rendendo quasi inevitabile la seconda ondata (anche se non ci si aspettava che fosse così ravvicinata e così forte). Ora essere credibili sulla mascherina obbligatoria è complicato, anche se Abbott come molti altri non ha scelta.
Si moltiplicano gli studi che dimostrano che il semplice utilizzo della mascherina è il migliore strumento di prevenzione e contenimento del Coronavirus. Gli studi sono sia asiatici, dove la mascherina è già molto utilizzata, sia europei – soprattutto tedeschi. Sono molto convincenti e lo sono ancora di più per gli stessi repubblicani americani che finora avevano seguito la linea trumpiana un po’ strafottente e un po’ negazionista. Ora che i sondaggi per il presidente non vanno così bene, ora che l’impatto della gestione sciagurata della pandemia diventa sempre più drammatico, il Partito repubblicano inizia a chiedersi se tanta fedeltà presidenziale sarà remunerata. Le risposte non sembrano a oggi rassicuranti, e così intanto per non sbagliare, spuntano mascherine dove prima non c’erano.