Marsa Scirocco

/ 17.05.2021
di Cesare Poppi

Ai viaggiatori che visitano Malta oggi Marsa Scirocco (in maltese Marsaxlokk) è un’amena baia situata a Sud-Est dell’isola principale di La Valletta sede del caratteristico mercato del pesce, famoso per le gustosissime murene vendute a due soldi per via dell’aspetto poco invitante e della fama che le accompagna anche da morte. Gli fanno corona una quantità di ristoranti di pesce dai nomi in maggioranza italiani. Se poi uno pensa che la chiesa che domina il centro abitato è dedicata alla Madonna di Pompei lo spaesamento è totale e se ti dicessero che sei arrivato in qualche porticciolo della riviera amalfitana o della costiera siracusana ci crederesti pure. Tanto più che, alla fonda nella baia, i coloratissimi luzzu ricordano gli uzzu siciliani coi quali condividono l’armo, la forma dello scafo ed i colori.

E porta strategica per l’invasione della Sicilia e dunque dell’Italia l’Isola dei Cavalieri era considerata dagli Ottomani al culmine del loro dominio sul Mediterraneo decisi a farla finita con quella forza multinazionale, fuori del controllo degli stessi potentati cristiani. Venezia e Genova vedevano nei Cavalieri di Malta poco più che pirati maneschi e guastafeste laddove invece la prudenza e la borsa consigliavano diplomazia, guanti di velluto e tanti salaam alekum/salamelecchi. 

Diverso l’atteggiamento della corona Spagnola e degli Asburgo, questi ultimi impegnati da tempo ad arginare la lenta ed inesorabile avanzata che avrebbe portato i Turchi alle porte di Vienna nel 1529 ed ancora nel 1683. I primi vedevano i loro sforzi per farsi strada – o meglio: rotta – nel Mediterraneo frustrati dalle minisuperpotenze italiane e, in attesa di rassegnarsi e decidere invece di guardare alle Indie, si erano eletti Cattolicissimi agenti ideologici di un Papato ancora non rassegnato alla fine delle crociate e alla rinuncia dell’eterna querelle con il Sacro Romano Impero.

A far perdere la pazienza a Solimano il Magnifico erano stati alcuni episodi militari – tanto sanguinosi quanto in sostanza irrisolutivi – che si erano succeduti fin dall’espulsione dei Cavalieri di Rodi (1522) dall’isola troppo vicina alle coste anatoliche per passare notti tranquille a Topkapi visto che i Cavalieri bullizzavano il commercio navale turco (e pace se ogni tanto ci scappava anche qualche bastimento greco, albanese o dalmata). 

Rilocati a Malta dalla corona sotto Carlo V nel 1530 al comando di Philippe Villiers de L’Isle-Adam in cambio del famoso Falcone Maltese, i Cavalieri avevano respinto una prima invasione guidata dal tremendo Dragut – «La Spada vendicatrice dell’Islam» nel 1551 per poi subire la disastrosa sconfitta di Djerba. Al seguito di una serie di razzie condotte dai Turchi sulle coste spagnole, Filippo II di Spagna organizzò una gigantesca flotta di 54 galee e 14’000 armati la quale, dopo una serie di scaramucce, arrivò al dunque nel Maggio del 1561. I Cavalieri di Malta ci rimisero legni e vite umane, ma non certo l’onore (e la voglia) se negli anni successivi – placate le furie spagnole – rimasero comunque gli unici a contrastare lo strapotere ottomano nel Mediterraneo Occidentale. Ma nel 1564 il grande Comandante Mathurin Romegas, Cavaliere guascone e dunque incline a guasconate, ebbe la pessima idea di catturare alcuni navigli mercantili ottomani sui quali viaggiavano alcuni notabili turchi e – ahinoi – anche la dada della figlia del Sultano. Nelle cronache Solimano il Magnifico quella sera dette in escandescenze e bevve più del solito: «No! La Dada di mia figlia no!». E partirono istruzioni per organizzare quello che ancor oggi i Maltesi conoscono come L-Assedju l-Kbir.

La più grande flotta mai organizzata dall’antichità salpò da Istanbul il 22 marzo. Il 18 maggio 1564 si presentò maestosa alla bocca di Marsa Scirocco e quivi dette fonda. Lo storico Giacomo Bosio propone 193 legni ottomani per 44’000 armati di contro ai 500 Cavalieri e 6000 fra soldati e mercenari. Dragut, un’immensa Torre d’Assedio, 4000 Giannizzeri ed un mostruoso Kannone le armi dei turchi. Il Kannone, opera di un ingegnere rinnegato ungherese di nome Orban (ogni riferimento etc…) sarebbe poi esploso con grave nocumento per le forze assedianti e per lo stesso Dragut: spazientito causa il tempo che occorreva – istruzioni per l’uso scritte dall’Ingegnere Orban – per raffreddare il Kannone e spararlo in sicurezza, si fiondò di persona sugli spalti e dette ordine di far fuoco pena la testa. Sembra non se ne sia ritrovata una scheggia. L’11 settembre dello stesso anno la grande armata ottomana, demoralizzata, dopo aver sparato 130’000 colpi di cannone – eccetto uno – levò l’assedio.

«Niente è meglio conosciuto dell’Assedio di Malta». Così Voltaire. Dal canto suo il vostro Altropologo preferito si scusa per avere riportato l’ovvio alla mente: repetita juvant?