L’uomo del 2040 sarà un senzatetto digitale

/ 01.10.2018
di Natascha Fioretti

Nel 2040 Mark Zuckerberg sarà il presidente degli Stati Uniti. Google, Apple, Facebook e Amazon, che oggi hanno un valore di mercato di alcuni miliardi di dollari, nel 2040 arriveranno a 50 miliardi. Vivremo nell’era dell’assoluta sorveglianza, avremo più affinità con le macchine e i computer che con la natura e gli animali. Il pensiero, i sentimenti e gli interessi umani, che per il filosofo e il politico Edmund Burke nel 18. secolo costituivano i capisaldi della convivenza sociale e politica, non conteranno più nulla. Le persone avranno perso la percezione del loro corpo, l’istinto biologico, la trascendenza non sarà più di questo mondo. 

L’uomo dell’anno 2040 è un senzatetto digitale fatto di bits e bytes che si sente a casa ovunque ma non è a casa da nessuna parte. Internet sarà lontano da quel luogo democratico che aveva promesso di diventare agli esordi e sarà invece un monopolio nelle mani di pochi giganti dell’industria che di noi sapranno tutto e scambieranno i nostri dati con i servizi segreti del nostro paese: gli americani Google, Apple, Facebook e Amazon, i cinesi Baidu, Alibaba e Tencent e i russi Mail.Ru Group e Yandex. «Sappiamo dove sei. Sappiamo dove sei stato, Sappiamo più o meno a che cosa pensi» disse Eric Schmidt, top manager di Google, già nel 2011. Figurarci dove saremo arrivati tra trent’anni... Il mondo dei geek e dei nerd, come in una bolla, si muoverà tra enormi uffici dal design di grido con scrivanie ellittiche e creative, studi fitness, serre, mentre  fuori il mondo continua la sua lotta contro i flussi migratori, il cambiamento climatico, la scarsità di risorse, la fame nel mondo… 

Non saremo più persone o cittadini ma clienti, utenti o consumatori e saremo egoisti, impazienti e pigri. Saremo alla costante ricerca dell’esperienza ottimale, ogni sforzo orientato alla miglior resa al minor prezzo possibile. La nostra vita non ruoterà più intorno all’importanza dell’essere ma del design più responsive cioè in grado di rispondere con più efficienza e velocità alle nostre esigenze e richieste. La medicina genetica avrà fatto passi da gigante, vivremo più a lungo e ci sentiremo eterni.

Nel 2040 avremo sacrificato l’autonomia, la libertà e la capacità di analisi in nome della comodità e del comfort. Nel nuovo mondo digitale con tutti i suoi sensori di sorveglianza e le digital cloud non ci sarà più posto per l’uomo dell’Illuminismo. Non sapremo più cosa farcene della capacità di giudizio e di discernimento perché gli algoritmi e quelli cui appartengono ci conoscono meglio di noi stessi. 

Oggi la rivoluzione digitale è penetrata in tutti gli spazi del nostro vivere sociale, luoghi fisici e relazionali, e il mondo è uscito dai binari. E se non interveniamo al più presto per noi si mette male. Parola di Richard David Precht, classe 1964, filosofo e scrittore tedesco, un dottorato su Robert Musil, una rubrica su temi digitali sul settimanale «die Zeit» e una trasmissione televisiva sulla rete pubblica ZDF. Il suo saggio Jäger, Hirten, Kritiker (Cacciatori, pastori e critici) si divide in due parti: una prima dedicata alla distopia del capitalismo della Silicon Valley e alla retrotopia del nostro tempo, una seconda, più ottimista, dedicata ad una nuova utopia. 

A proposito della prima parte, Richard David Precht ci avverte che di questo passo diventeremo uomini senza qualità, schiavi delle macchine e della tecnologia. Ci dice «ai tecnocrati e agli speculatori finanziari non è mai importato nulla dell’essere umano. Perché dovremmo lasciare il nostro destino nelle loro mani?». E punta il dito contro i politici che ci governano perché non sono all’altezza, sono senza visioni e incapaci di porre un freno allo strapotere digitale. Se un tempo avevamo politici carismatici capaci di disegnare il futuro oggi siamo in mano a degli idraulici in grado soltanto di mettere delle pezze ai problemi contingenti. Ma, niente paura, Richard David Precht nutre ancora qualche speranza: non perdetevi la prossima puntata.