L’ultimo tot di sua maestà

/ 29.07.2019
di Cesare Poppi

Secondo la Tabella Imperiale Britannica dei pesi e delle misure, un tot equivale a 71 ml di materia liquida, quale che sia. Nelle pratiche della Royal Navy il tot per definizione era la quantità giornaliera di rum spettante ad un marinaio in servizio ed in salute. Veniva distribuita a mezzogiorno in punto al grido del nocchiero: «Spirits Up!» al quale la ciurma rispondeva «Stand Fast the Holy Ghost». Entrambe le espressioni sono leggermente equivoche per non dire blasfeme: giocano sull’ambiguità del termine «spirito/Ghost», laddove quest’ultimo sarebbe letteralmente lo Spirito Santo del quale però è difficile dire se si tratti dello spirito laico alcolico o della controparte sacra. Insomma fate voi: English humour al top. Lanciato l’allarme, ciascuna sezione della ciurma spediva un proprio apposito sottufficiale alla Tap Room – la cabina della mescita. Qui un ufficiale sovrintendeva alla distribuzione da una botte speciale – la Rum Tub – decorata con l’immancabile «The King – God save him» – altro intraducibile gioco di parole laddove non è chiaro se il Re sia il Re o se sia invece il Rum.

Ogni marinaio poteva farsi registrare come G, dove «G» stava per «grog», la variante di rum diluito con quattro parti di acqua distribuita due volte al giorno e introdotta dall’Ammiraglio Vernan nella seconda metà del XVII secolo per cercare di arginare la deriva alcolica della flotta. Vernan era solito indossare un mantello fatto con una fibra di lana piuttosto grezza detta «grosgrain» – a grana grossa – che gli aveva meritato il soprannome di Old Grog. I marinai appartenenti ai vari movimenti antialcolici potevano essere registrati come «T» – «temperance». Avevano in questo caso un piccolo incremento della paga giornaliera. Avranno a questo punto capito i perspicaci lettori dell’Altropologo come la questione del rum, grog e come lo si preferisca era questione seria: specifici regolamenti stabilivano che qualora non fosse disponibile il rum la razione giornaliera poteva essere sostituita da otto – dico otto – pinte di birra (al volgo quattro litri), da una pinta di vino o, nei casi disperati, da qualsiasi maledetta variante che contenesse il sacro spirito. Ma attenzione: doveva essere roba buona, perché sennò... Uno jus consolidato voleva che la ciurma potesse testare l’effettivo contenuto di alcol dei beveroni versandone un tot – appunto – sulla polvere da sparo: se questa continuava ad esplodere allora il beverone era certificato idoneo, altrimenti erano guai. La cala della stiva dove era conservato il liquore era costantemente guardata da un Marine armato. La guardia veniva raddoppiata in occasione di tempeste o di scontri navali particolarmente intensi, onde prevenire che l’ordine di abbandonare la nave fosse invece interpretato con un generale assalto alle riserve di rum.

E di folclore di questo andazzo se ne narrava in abbondanza nelle osterie degli angiporti. Come quella che vuole che il cadavere di Nelson fosse stato immerso in una botte di rum per conservarlo durante la lunga traversata da Trafalgar a Londra. Giunta la flotta vittoriosa in porto, la botte fu aperta. Ad eccezione del suo inquilino piuttosto ben conservato si dovette constatare che era vuota. I marines preposti alla guardia dell’eccezionale grog furono giudicati in corte marziale in un processo che pare sia ancora secretato. Questa almeno la versione che circola fra i ranghi subalterni della Royal Navy, dove i meglio informati raccontano di come un geniale cambusiere riuscì a trivellare un foro ed infilare un tubicino di travaso del sacro liquore per la gioia della ciurma intera per sempre devota alla memoria dell’eroe di Trafalgar. Ma la versione «alta» della vicenda, raccontata alle cene degli ufficiali, sostiene che il nobile cadavere non sia stato lasciato in secca e si sia presentato ai funerali in ottime condizioni. Il liquore così maturato nella traversata del Golfo di Biscaglia sarebbe stato servito al termine della solenne cena «in memoriam» col brand divenuto leggendario di «Admiral’s Rum».

Ma tranquilli che ce n’era per tutti: razioni extra di rum venivano (e vengono ancor oggi) distribuite a tutto l’equipaggio per ordine esclusivo di un membro della casa reale: «splice the mainbrace» – allunga il pennone di maestra – operazione pressoché impossibile e comunque eccezionale – implica la distribuzione di una quantità extra di rum in occasione di ricorrenze particolari e di eventi importanti. Come sarebbe – ad esempio – la data del 31 luglio a partire dal 1970. Dopo lunghe consultazioni coi vertici militari, dibattiti in parlamento, dimostrazioni nelle strade e ammutinamenti striscianti, il Ministero della Difesa di Sua Maestà aboliva la sacra usanza dell’alcolico tot giornaliero. Ma niente panico: lo sloop bermudiano di 31 piedi «Ce’mare» salperà questa notte dal porto di Ravenna, destinazione Pola. Al comando il vostro Altropologo preferito, noto in tutte le bettole dell’Adriatico come Comandante Cassopipa. Prima di salpare tre hurrà della ciurma accoglieranno lo storico grido: «Spirits Up!». Salute e Buona Estate a tutti.