Lo Stato e l’Impero

/ 16.05.2022
di Cesare Poppi

16 maggio del 1527: una rivolta di piazza guidata dal partito repubblicano democratico riuscì a far abbandonare il Palazzo della Signoria di Firenze al Cardinale Silvio Passerini da Cortona, Legato pontificio e governatore di Firenze dal 1524 per volontà di Clemente VII de’ Medici. Ottenuto un salvacondotto, lasciò Palazzo Medici garantito da una tregua, portando con sé un pugno di fedelissimi – parenti, alleati e accoliti a vario titolo della famiglia di banchieri. Ad accompagnarlo, garante della sua immunità, era Filippo Strozzi, figura emergente del nuovo ordine che veniva delineandosi. Il Cardinale Passerini era già stato fatto oggetto dell’ostilità popolare dieci giorni prima per essersi rimangiato la promessa di distribuire armi di buona fattura al popolo che intendeva difendere Firenze dalle truppe di Carlo V, le quali stavano marciando spedite verso Roma e proprio contro quel Clemente VII Medici al quale il Cardinale doveva il suo stipendio. Dei cosiddetti tumulti del venerdì 6 maggio, soppressi senza tanti complimenti dai Lanzichenecchi giurati al servizio del Papa, una vittima illustre era stato il David di Michelangelo al quale era stato spezzato un braccio: ma intanto il Popolo aveva dovuto digerirsela. Il Cardinale forse intuiva che dietro la scusa di difendere Firenze dall’Impero ci fosse anche il disegno di un «paghi uno, prendi due»: sventata la minaccia imperiale si sarebbe fatto tombola cacciando anche i Medici, da tempo men che popolari sui social di una città famosa nel mondo per la sofisticatezza delle sue fazioni. Capo Gonfaloniere di una ritrovata Repubblica Fiorentina, dopo la fine ingloriosa e tristissima di quella sorta di teocrazia repubblicana populista del Savonarola anti-Medici che aveva retto Firenze dal 1494 al 1498, fu nominato Niccolò Capponi, discendente di quel Pier che passò alla storia per aver preferito ascoltare le domestiche campane alle imperiali trombe di Carlo VIII. Il resto è storia.

Papato o Impero? Papato Imperiale o Impero Teocratico? Impero di Uno o consenso di Molti? Braccio Secolare o Impero per volontà divina? Stato Laico o Stato Confessionale? Cosa è di Cesare? Cosa è di Dio? E – ipotesi estrema: possiamo vivere senza Cesare e senza Dio? Sovranismo o… Questi i termini – gira e rigira – fra i quali si dipana, in uno slalom fra paletti strettissimi e spesso confusi, la storia delle istituzioni, degli assetti politici globali e della loro legittimazione fin dagli inizi della riflessione sistematica sulle dinamiche di sviluppo dei sistemi di potere.

Karl Marx e Max Weber: fra l’Alfa e l’Omega del canone della sociologia che ha cercato di spiegare le ragioni delle differenze fra il cosiddetto Oriente e il cosiddetto Occidente, si inserisce la riflessione ai propositi di cui sopra di un’intellettuale dalla biografia complessa, tormentata, sofferta e, secondo alcuni, non immacolata (e si scagli la prima pietra). Di Karl August Wittfogel (1896-1988), dunque, difficile dire nisi bonum (se non bene, come si raccomandava dei morti ai tempi per scansarne la vendetta). Ma questo non è il punto che interessa all’Altropologo – a scanso di guai. Nell’opera Il Dispotismo Asiatico (Berlino, 1962) il Nostro sosteneva, in sostanza, che la Rivoluzione Agricola Neolitica (unica vera rivoluzione globale prima della Rivoluzione Industriale) avrebbe imposto regimi economici centralizzati attorno a una Figura Suprema – in saecula saecolorum Faraone, Shah, Khan, Caesar, Kaiser, K/Zar… e via discorrendo di termini tutti fra loro legati linguisticamente. E, soprattutto, ideologicamente: Colui che ha il potere/volere/capacità/carisma di organizzare il lavoro di milioni fra liberi e schiavi al fine di mettere in atto sistemi di irrigazione per i quali una frazione di territorio produce cento laddove prima produceva cinque è – certo – dio lui stesso. Nei grandi Imperi l’idea della Sacralità del Sovrano aiuta a cementare cento e mille differenze attorno a un concetto che costa poco sforzo e ha tanti vantaggi: in primis Pax Romana.

«Lo Stato sono io» – così Luigi XIV poco prima di essere ahilui smentito.

Domanda altropologica e forse Confederabile ora che certi miei Altropologici amici certo considerano entrare nell’EuroClub: «Chi è lo Stato? Eccetto Luigi XIV, X, Y. Z. Zar…etc…».