Liz Truss è la nuova premier britannica. È arrivata in ritardo a Downing Street – dove c’è la residenza e l’ufficio del capo del Governo del Regno Unito – perché imbottigliata nel traffico e sotto la pioggia: essenza inglese purissima. Quarantasette anni, due figlie adolescenti e una grande ambizione, gode di scarsa stima da parte di buona parte dei colleghi parlamentari.
Truss si ispira anche nel look a Margaret Thatcher e vuole «superare la tempesta» economica che scuote il Regno Unito, come il resto del mondo, con la formula classica del conservatorismo: niente tasse e semmai tagli agli investimenti pubblici. Non essendo una stagione ottimale per snellire il ruolo dello Stato, Truss dovrà aumentare l’indebitamento, facendo saltare i piani d’austerità del suo stesso partito, quindi un po’ tradendolo, con buona pace dell’ortodossia e della purezza ideologica. Comunque la coerenza non è una delle caratteristiche principali di Liz Truss che ha avuto una formazione liberaldemocratica, è approdata al Partito conservatore a vent’anni e poi ha saputo navigare accorta in mezzo alle tante correnti di pensiero, lavorando per i governi degli ultimi tre premier Tory e passando da essere contraria alla Brexit a diventarne una grande sostenitrice. Alla base di questo «viaggio politico» c’è un grande patriottismo. Come ha detto nel suo primo discorso da premier, è convinta che la Gran Bretagna sia una Nazione che può aspirare a guidare il mondo, piena di gente talentuosa che sa lavorare insieme e per questo adatta a sopravvivere alla tempesta. Questa è un’idea che Truss ha sempre avuto: nel 2012 ha pubblicato un libro di saggi con alcuni suoi colleghi che si intitolava Britain Unchained – ovvero «Gran Bretagna in catene» – e teorizzava la possibilità del Paese di rilanciarsi grazie al suo talento ancora inespresso. Se c’è una cosa su cui punta molto Truss quindi è il cosiddetto sogno britannico.
Poi c’è la realtà. Che è fatta di bollette «energetiche» in enorme aumento (più di quanto accade sul continente europeo) e di scioperi sempre più incattiviti, nel sistema dei trasporti e anche tra i cittadini che si rifiutano di pagare fatture troppo esose. È come se assieme al thatcherismo fossero tornati anche quegli anni di crisi energetica, di scioperi, di tensioni sociali fortissime. Come prima cosa Truss ha deciso di occuparsi proprio del carovita dettato dall’aumento del prezzo dell’energia: ha fissato un tetto alle bollette, l’eccedenza sarà a carico dello Stato per tutto questo inverno e anche per il prossimo, così poi le elezioni sono vicine e il ricordo di questo piccolo «sollievo» è vivo. Per finanziare questo intervento la nuova premier non imporrà nuove tasse, come va ripetendo da tempo il «suo» cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, un suo alleato solido e un thatcheriano «pragmatico». I due costituiscono un’anomalia persino all’interno del mondo conservatore ma, contro ogni previsione, sono convinti che la realtà darà loro ragione.
Truss intanto si muove senza paracadute: fa parte del suo modo di fare osare e osare ancora, con quel suo candore energico che ai suoi compagni di partito non va giù e che fa dire loro che lei è «un robot a cui manca una rotella». In realtà un paracadute la neopremier se lo porta sempre dietro: è la sua amica Thérèse Coffey, nominata ministra della salute e vicepremier. Coffey è metodica laddove Truss è istintiva, è mondana laddove Truss è più insulare, è soprattutto una che ama aggiustare le situazioni complicate e Truss ha una tendenza goffa a «spaccare» quel che le sta intorno. Il sodalizio sembra quindi necessario oltre che fortissimo e rassicura il nuovo Governo anche sul lato delle guerre culturali. Durante la sua campagna per la leadership, Truss ha detto che s’è perso troppo tempo a rammollirsi dietro alla politica identitaria e all’estrema suscettibilità, invece che rafforzare la compattezza valoriale occidentale, ancora più necessaria ora che c’è da difendere l’Ucraina. E in questo Truss non ha dubbi, non ha tentennamenti, non esita, tanto da evocare anche l’utilizzo dell’arma nucleare, se proprio dovesse essere necessario… Questa posizione l’ha fatta emergere come leader nella base dei Tory ma l’ha allontanata dall’elettorato più moderato. In questo senso la sua sodale Coffey – cattolica, contro le nozze gay e contro l’aborto – non allunga ponti ma definisce il perimetro di quel che significa essere conservatori oggi, nel Regno Unito e oltre.
Liz Truss, tra sogno britannico e dura realtà
/ 12.09.2022
di Paola Peduzzi
di Paola Peduzzi